Quando l’esattezza delle informazioni e dei dati è vitale, la capacità di saperla individuare e condividere è imperativa. Di Natalia Robusti.

Natalia Robusti
Natalia Robusti

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

Per continuare a seguirci, visita la sezione News e collegati ai nostri canali social:

Misurate ciò che è misurabile e rendete misurabile ciò che non lo è.”
Galileo Galilei

 

A onor del VERO

A dimostrazione di quanto siano ancora oggi precipue le parole di Calvino nelle sue memorabili Lezioni americane, in questo articolo mi avvicino, seppure in un altro ambito da quello letterario, al meme dell’Esattezza, il cui valore concreto è stato messo in risalto proprio dagli eventi di cui tutti purtroppo siamo protagonisti.

Il tema gemello della Veridicità, infatti (tag utilizzato in maniera molto precisa in ambito Big-Data) in questo periodo è davvero rilevante e induce a molte riflessioni che riguardano l’attualità. Visto dunque il peso dell’argomento, il mio contributo si svolgerà in due differenti parti: la prima, che sarà dedicata al topic più tecnico della veridicità dei dati, e la seconda, che riguarderà il tema più squisitamente umano della ricerca della verità.

Andiamo dunque all’esattezza intesa, in questa contingenza, in relazione al suo valore rispetto ai dati che sono stati in questi mesi raccolti, trattati e condivisi a vari livelli proposito del Covid19 e della sua diffusione.

Soffermiamoci innanzitutto sul fatto che il responso di questi dati – espressi attraverso cifre e numeri, misurazioni e referti – ha ancora oggi un’enorme portata in tutto il mondo: trend, curve e grafici ci possono letteralmente immobilizzare al nostro posto, più o meno comodo che sia, con conseguenze che impattano sulle persone in maniera diversa per genere, classi di età e status sociale.

Una prima osservazione mi ha particolarmente colpito, e cioè il fatto che in questa emergenza così concreta e carnale – che riguarda in primo luogo il nostro stesso corpo – per poterci difendere adeguatamente dal Covid19 abbiamo dovuto ricorrere in maniera massiva a Dati riversati in forma di numeri, grafici e trend trattati e rilasciati per lo più per via digitale.

Il tutto attraverso media comunicativi (proiezioni, flussi etc…) per loro natura astratti e dunque particolarmente difficili da tradurre sia attraverso il linguaggio naturale che seguendo il normale senso comune. Si tratta, infatti, di concetti in larga parte contro-intuitivi per chi non sia avvezzo a maneggiare dati statistici.

[bctt tweet=”In questa emergenza così concreta per poterci difendere siamo ricorsi in maniera massiva a dati in forma di numeri, grafici e trend trattati e rilasciati per lo più per via digitale.” username=”MapsGroup”]

Non che avessimo molte altre alternative: questa pandemia, infatti – seppure così fortemente impattante nella vita concreta dei singoli e delle collettività – è stata ed è tuttora invisibile alla nostra immediata percezione se non quando è troppo tardi per poterla combattere, ovvero quando la malattia è già arrivata, più o meno sintomatica.

Questa capacità mimetica di viaggiare sottotraccia è la sua arma più potente, oltre alla contagiosità, e se non fossimo una specie dotata di sistemi artificiali attraverso i quali rintracciare, mappare e contrastare in anticipo il diffondersi del virus, il suo impatto sarebbe stato ancora più grave di quello attuale.

Questo, vale la pena ricordarlo a maggior ragione oggi, in un momento cruciale sia dal punto di vista sanitario che economico-sociale, in cui il tema della fiducia è strettamente correlato a quello della possibilità di avere informazioni coerenti:  mai come in questo momento dobbiamo fidarci degli esperti dei vari settori di riferimento e delle istituzioni deputate alle decisioni.

Questa fiducia, io credo, è stata e sarà ben riposta, oltre ad essere l’unica strada percorribile, soprattutto tenendo bene a mente che quello che siano riusciti a scoprire e a condividere sino ad oggi rispetto al virus, a tutti i livelli, sarebbe stato sino a poco tempo fa impensabile, e questo va riconosciuto pienamente, anche se all’interno delle criticità in corso.

Tale straordinario risultato, infatti, è stato innanzitutto quello di riuscire a mettere in campo, a dispetto delle difficoltà, una serie di sistemi e processi di condivisione delle informazioni e delle risultanze che stanno facendo la differenza, come i paesi più avanti di noi con la campagna vaccinale ci stanno fortunatamente mostrando.

Questo, grazie da un lato alle enormi possibilità consegnateci dal processo di digitalizzazione in corso, e dall’altro grazie alle capacità e competenze che molti uomini e donne sono state e sono in grado di mettere in gioco, condividere e sincronizzzare in tanti ambiti, da quelli della ricerca a quelli della produzione sino a quelli della logistica.

Consiglio, a tal proposito, la lettura di questa intervista a Luciano Guglielmi, dal titolo La sostenibilità digitale richiede competenze e sforzi collaborativi” in cui l’autore spiega come:

Essere sostenibili presuppone essere in grado di essere sostenibili: per questo è fondamentale sviluppare, attraverso la formazione, quelle competenze tecnologiche per far si che il digitale, per gli individui e per le aziende, possa diventare davvero uno strumento di sostenibilità”.

Questo articolo, tra le altre cose, mette il punto su un fatto dirimente: nessuno di noi può evolvere da solo, e per poter usufruire al meglio delle scoperte della scienza e della tecnica il modo più efficace e proficuo è quello collaborativo, anziché quello competitivo. E se la pandemia porta con sé una lezione da imparare e mettere a frutto è proprio questa.

 

Torniamo quindi a lui, al virus.

Per poterlo rilevare per tempo nella sua diffusione non solo abbiamo dovuto tracciare dati clinici ed epidemiologici, ma li abbiamo dovuti interpretare e condividere ricorrendo a una serie di misurazioni di tipo “esponenziale” difficili da comprendere per la maggior parte di noi.

Tale serie di processi, infatti, non è né semplice da immaginare né da mettere in atto, e risulta particolarmente macchinoso misurarne l’effettiva esattezza se non in via indiretta e molto spesso ex-post.

Inoltre, questo ulteriore passaggio comunicativo – quello dai dati di realtà dedotti dall’andamento delle curve pandemiche a cui occorre reagire (oltretutto in anticipo rispetto alla percezione contingente della malattia) – non è stato semplice nemmeno da condividere a livello di opinione pubblica. Soprattutto all’inizio.

[bctt tweet=”Il passaggio comunicativo dai dati di realtà dedotti dall’andamento delle curve pandemiche a cui  reagire  in anticipo rispetto alla ontingenza della malattia non è stato semplice da condividere a livello di opinione pubblica.” username=”MapsGroup”]

Credo quindi che per quel che ci riguarda – anche con il senno del poi – la nostra risposta contingente sia stata tutto sommato pregevole, una volta che la pandemia è stata individuata come conclamata.

Certo: sulla gravità di quello che stava accadendo, durante le settimane di pre-alert, avremmo forse potuto agire in maniera più precisa e coordinata, sia a livello nazionale che sovranazionale, ma dobbiamo ricordare che all’inizio sono mancate proprio loro, le giuste informazioni su cui orientarci, come singoli e collettività.

Proseguiamo ora lungo il filo del nostro ragionamento sull’esattezza e la veridicità tornando a loro, ai dati.

 

La veridicità dei Dati: da cosa e chi dipende?

I dati possono riguardare un numero pressoché illimitato di informazioni.

Il loro oggetto d’interesse (ovvero il significante sottostante, che viene prima rilevato, poi rappresentato e infine condiviso) viene rintracciato, estrapolato e rappresentato in forma di cifre, numeri e metafore visive soprattutto quando siamo di fronte a moli di informazioni inintelligibili in sé per quantità, varietà ed estensione, motivo per cui dobbiamo ricorrere a grafici, trend ed istogrammi per ancorare ad essi la nostra comprensione.

Ma una cosa non va mai dimenticata: quello che si mostra nella forma leggibile di un numero dipende innanzitutto da come gli uomini deputati alla sua individuazione si sono mossi nella ricerca, secondo quali premesse iniziali e in base a quali strategie.

Una prova in questo senso lo sono state le azioni molto diverse tra loro messe in campo dagli enti locali, regionali, nazionali, sovranazionali e continentali. Ciascuno secondo le proprie conoscenze, euristiche, aspettative e possibilità concrete.

Erano tutte “giuste”, queste azioni? Erano tutte esatte le considerazioni fatte e, di conseguenza, le decisioni prese? Impossibile saperlo se non (forse) a posteriori. Che però, nel nostro caso, è ancora da venire.

A proposito di informazioni esatte…

Voglio condividere un articolo molto ben fatto in cui si spiega, Regione per Regione, come fare per le prenotazioni online del vaccino, “alcune delle quali usano la piattaforma nazionale di Poste Italiane. Insegnanti, personale sanitario, persone estremamente vulnerabili, 70enni, 80enni e over 80.”

L’articolo non si limita a fornire informazioni tout court, ma entra anche nel dettaglio sui documenti da presentare, dove recarsi etc.  Una serie precisa di istruzioni di cui, in questo momento, credo ci sia necessità.

 

Riprendiamo il nostro discorso…

Il primo ostacolo che le organizzazioni hanno incontrato nell’orientarsi e di conseguenza nell’istruirci ad hoc, dicevamo, ha riguardato non tanto l’esattezza o meno delle informazioni di cui disponevano: il problema era proprio la scarsità dei dati e delle fonti attendibili degli stessi.

E la scarsità, ovunque si manifesti, genera i suoi danni. Soprattutto se riguarda le informazioni su cui prendere decisioni tempestive. Basta un piccolo errore, magari minuscolo, ma occorso nel punto “giusto” del flusso, che le conseguenze di un solo dato anche soltanto inesatto procede nelle sue conseguenze con un effetto di domino.

Questo, tra l’altro, è uno dei motivi per cui la questione della veridicità delle fonti e delle informazioni inerenti la pandemia non è meramente tecnica, ma è invece culturale, sociale e perfino politica.

Andiamo avanti per gradi.

Uno, due, quattro, otto…

Paradossalmente, dicevamo (quasi in un’eccedenza di crudeltà del virus) all’inizio della pandemia nemmeno l’esperienza personale è stata pienamente sufficiente per capire davvero cosa stava accadendo, e le voci singole che suonavano l’allarme venivano spesso trattate come Cassandre.

Le informazioni che ciascuno aveva a disposizione riguardavano per lo più quel che accadeva nel proprio entourage, e solo quando si era “toccati” direttamente dal contagio, che prestissimo si allargava, allora sì che si poteva intuire che qualcosa stava accadendo, ma la sua reale portata e incidenza non erano immediatamente percepibili.

Ci sono voluti mesi, prima che qualcuno facesse uno più uno... Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Dopo di che sono bastate poche, precipitose parole nella bocca di alcuni esperti: era “una specie di influenza”.

E così un’unica, semplice informazione – non veritiera, ma rassicurante – ci ha fatto perdere un altro po’ di tempo nell’approntare le nostre difese.

A proposito di tempi di attesa:
condivido il cruscotto di analisi creato da Gianluca Deidda che raccoglie i dati in tempo reale rilasciati dal Sole24ore riguardanti la somministrazione dei vaccini:

Il risultato è un sistema molto semplice da interpellare che, in base alle informazioni raccolte, mostra la “previsione” dei relativi tempi di attesa per raggiungere la tanto agognata immunità a livello locale.

Basta infatti compilare i campi richiesti in merito alla località di interesse et voilà, il sistema mostra quando, verosimilmente, il risultato sarà raggiunto, regione per regione.

 

Tornando ora a noi, se ripensiamo, oggi, a quell’unica espressione infelice che equipara il Covid-19 a una forma di influenza – e riflettiamo sulle conseguenze della diffusione di tale impropria interpretazione – possiamo ben capire come l’esattezza meticolosa delle informazioni in questo settore (come in altri di equivalente rilievo, penso ad esempio ai mercati finanziari) sia determinante.

In quei giorni, infatti, è bastato un unico salto interpretativo che ha diffuso a livello mediatico un’informazione non precisamente falsa, ma INESATTA, e il gioco del VEROSIMILE si è perfettamente compiuto. TV, social, riviste e forum hanno sparso la voce, così come hanno fatto le persone in ogni loro piattaforma.

La potenza del linguaggio che Calvino ha così magistralmente raccontato nelle sue lezioni si è così di colpo mostrata e imposta nel conturbante e a suo modo “matematico” potere della parola: siccome di influenza non si muore, se non di rado, l’allarme è cessato, e le cautele necessarie non sono state prese per tempo.

Solo quando i numeri hanno iniziato a sommarsi tra loro e a moltiplicarsi, allora sì che – in quell’orizzonte di senso solitamente lontano alla percezione dei più rappresentato dal termine esponenziale – abbiamo tutti iniziato a dare una forma, vertiginosamente in salita, a ciò che stava accadendo. A quel punto, tuttavia, per molti era troppo tardi.

Proprio per questo, oggi, in merito alla campagna vaccinale in corso e alla graduale riapertura delle attività, non dobbiamo fare errori di valutazione. Sia per quanto riguarda la sicurezza dei vaccini che per ciò che concerne i tempi di apertura.

Occorre fidarci dei professionisti (virologi, epidemiologici, case produttrici, organi di sorveglianza…) e delle istituzioni che li stanno coordinando, perché tutti sono al lavoro, direttamente sul campo, con uno sforzo corale, anche se difficoltoso, per portarci fuori dalla tempesta. O perlomeno di consentirci di navigarla.

Questa fiducia non va mai persa anche se cambiano le indicazioni in itinere, perché – ricordiamolo – anche i ricercatori e gli scienziati raccolgono i loro dati mano a mano che si aggregano.

E tale condivisione di informazioni praticamente in real time, anziché essere vissuto come un problema, dovrebbe essere percepito come uno sforzo ancora più grande verso una maggiore appropriatezza delle decisioni prese di volta in volta in base a ciò che si conosce.

Uno NON vale uno…

Chi lavora in ambito scientifico – ma anche tecnico o letterario – lo sa del resto molto bene: basta un numero o una virgola fuori posto e tutto precipita.

Ma questo, anziché demotivarci, ci deve  invece spingere nell’approfondire le nostre conoscenze, per orientarci e cercare di comprendere davvero le informazioni che ci arrivano anziché aderire in mnaiera semplicistica a quelle che preferiremmo essere vere.

Anche se tenere il filo è difficile, e spesso ci troviamo di fronte a adti all’apparenza contrastanti o contro-intuitive: in questo momento storico sta anche a ciascuno di noi tenere il timone ben saldo.

[bctt tweet=” Oggi, il nostro sforzo deve essere  quello di approfondire le nostre conoscenze al di là di quelle legate all’esperienza e alla professione, per orientarci e cercare di comprendere ambiti più complessi della società in cui viviamo.” username=”MapsGroup”]

In sintesi, non basta più il nostro precedente set standard di competenze, comprese quelle comunicative.
Occorre invece un vero e proprio sforzo di assunzione di responsabilità, sia nei confronti di no stessi che del nostro sistema sociale di appartenenza.

Per farlo, una soluzione utile (e anche piacevole da perseguire) potrebbe essere quella di investire di più in noi stessi anche dal punto di vista culturale e formativo.

Niente – come la conoscenza e l’approfondimento di un sapere da cui siamo distanti – aumenta infatti le nostre possibilità di comprensione autonoma della realtà. Questo, al di là delle informazioni che gli altri ci consegnano preconfezionate.

Mi fa piacere condividere, a proposito di cultura, questo sito: “una biblioteca digitale di testi rappresentativi della tradizione culturale e letteraria italiana dal Medioevo al Novecento”:

Promossa fin dal 1996 ad opera del Centro Interuniversitario Biblioteca italiana Telematica (CIBIT), Biblioteca italiana ha conquistato negli anni un’ampia diffusione presso la comunità degli studiosi, degli studenti e degli appassionati della letteratura italiana, attestandosi come la biblioteca digitale più importante per dimensione e affidabilità tra quelle dedicate alla letteratura italiana”.

Il portale si articola in tre sezioni:

BIBIT Biblioteca digitale di più di 1600 opere in formato testo, in edizione integrale, fondate su edizioni scientifiche di riferimento, codificate in XML/TEI e tutte liberamente accessibili, scaricabili e interrogabili.

SCRITTORI D’ITALIA – Riproduzione in formato digitale dell’omonima collana di testi, fondata nel 1910 dall’editore Laterza di Bari, sotto la direzione di Benedetto Croce: 287 volumi contenenti 179 opere, per un totale di 125.171 immagini-testo. 

INCUNABOLI IN VOLGARE – La sezione raccoglie in formato digitale più di 1600 incunaboli appartenenti a circa 70 biblioteche italiane e straniere, per più di 200.000 immagini, liberamente consultabili on line e corredate di metadati tecnici e gestionali.

 

Questo discorso, quello della necessità di una maggiore competenza anche personale nel “decifrare” e condividere le informazioni che ci arrivano, vale oggi per la salute ma varrà domani per l’ambiente, per l’economia e anche per il nostro stile di vita. Vale per i massimi sistemi così come per i minimi.

Non è quindi più possibile gestire le problematiche abbiamo davanti con i nostri singoli e attuali mezzi. Oggi, come collettività e come individui, occorre avere il senso della propria responsabilità è infatti imperativo, con la consapevolezza di vivere in un pianeta unico, che respira un’unica aria, si disseta con un’unica acqua che e si ammala delle stesse malattie.

Di questi problemi, così complessi e a prima vista irrisolvibili, siamo in realtà responsabili anche a livello individuale in ogni momento della nostra vita: in quello che facciamo, dimostriamo e condividiamo. Soprattutto oggi, che il digitale consegna a ciascuno possibilità di approfondimento, studio e condivisione  delle informazioni un tempo inimmaginabili.

Dobbiamo quindi individuare un nuovo senso nel concetto di progresso, un nuovo concetto di benessere e di equità sociale e – anziché farci sopraffare da un generico senso di impotenza – dobbiamo iniziare a utilizzare gli strumenti di cui già oggi disponiamo per raggiungere tali obiettivi.

E soprattutto dobbiamo compiere un ulteriore sforzo per allargare l’orizzonte delle nostre competenze aprendoci a nuove esperienze, da quelle più tecnologiche a quelle più creative. E questo vale sia per le nuove generazioni che per l’attuale classe dirigente.

La strada è univoca, almeno all’apparenza: occorre migliorare e aggiornare il proprio livello di istruzione, informarsi adeguatamente, e infine concorrere ciascuno coi propri mezzi a una cauta e trasparente diffusione delle informazioni che abbiamo appropriatamente “filtrato”.
Abbiamo cioè  l’urgenza di standard più elevati e condivisi di accuratezza e metodo, appropriatezza e dedizione, intuizione e ingegno. Perché le cose, da qui in avanti, non saranno mai più “facili” come sembravano esserlo prima.

Per questo – prima di darvi appuntamento al prossimo articolo – vorrei condividere alcune realtà, strumenti e organizzazioni che esercitano una funzione di informazione, formazione vigilanza.

Nel primo gruppo potrete trovare tool, iniziative o piattaforme finalizzate a “migliorarci” come utenti. Nel secondo ho individuato una serie di fonti attendibili sulle emergenze prossime che ci troveremo ad affrontare, dal Covid19 ai vaccini all’economia.
Sono da tenere monitorate ogni tanto, quando abbiamo l’impressione di perdere la bussola.

Al prossimo articolo, dunque.
Parleremo di un argomento attiguo all’esattezza, quello della Verità. Ma sempre dal punto di vista dell’attualità.

Natalia

NUOVO SERVIZIO CIVILE DIGITALE

Segnalo una interessante novità che riguarda l’Italia: si tratta del nuovo Servizio civile digitale, in cui ai giovani viene data l’opportunità di mettersi al servizio della digitalizzazione della società, comprese le Pubbliche Amministrazioni.

Il nuovo servizio è pensato come:

un modo per i giovani di mettere a disposizione del paese le proprie competenze digitali e aiutare quelle persone che invece fanno più fatica ad usare i dispositivi elettronici, il web, i servizi web della pubblica amministrazione. 

Una sorta di ‘angeli della tecnologia, che potranno supportare anziani e non solo, ad usare al meglio tutto quello che la tecnologia oggi mette a disposizione.”


MADDMATHS

Chi volesse tentare di avvicinarsi alla matematica con un qualche aiuto in più, consiglio il sito Maddmaths. Di cosa si tratta? facciamolo spiegare direttamente dagli autori:

La matematica è un po’ la bestia nera di tutti gli studenti e non ha una buona reputazione presso il cittadino medio, nonostante gli sforzi, spesso eroici, di alcuni insegnanti validi e preparati che cercano di presentare questa materia in un modo più vivo e attraente. 

Certo, ci sono stati libri e film e spettacoli teatrali che hanno cercato di raccontarcela un po’ meglio, ma spesso l’immagine che ne risulta è più vicina a quella del matematico pazzo o a quella dello scienziato brillante con idee spesso fantasiose.

Alla fine, la realtà è è probabilmente in un qualche punto intermedio fra queste due posizioni. Per questo, a partire dal 2008, nell’ambito delle iniziative della SIMAI  abbiamo cercato di immaginare un percorso che contribuisse a cambiare questo stato di cose, perché crediamo che la matematica sia oggi una delle risorse principali della tanto decantata innovazione tecnologica e per questo sia necessario rimuovere i pregiudizi esistenti contro questa disciplina.”


UNO SGUARDO AL FUTURO: ROBOTICSS 

All’interno del RobotiCSS Lab (Laboratorio di Robotica per le Scienze Cognitive e Sociali),  un gruppo interdisciplinare sta studiando il modo in cui si struttura la Teoria della Mente che riguarda la capacità cognitiva che si sviluppa nei bambini nei primi anni, essenziale per riconoscere le intenzioni e le emozioni proprie e degli altri esseri umani.

Promuove anche ricerche di carattere sperimentale, ed è coinvolto in numerose attività didattiche e di rapporto con il territorio.”


CORONAVIRUS: LE MAPPE OPEN DATA DI PIERSOFT.IT

Il data scientist Francesco Piero Paolicelli ha pubblicato una serie di mappe e infografiche molto interessanti per monitorare l’evoluzione dell’epidemia di coronavirus. 

Con l’esplosione della pandemia di coronavirus, tantissimi ricercatori indipendenti stanno mettendo le proprie conoscenze a disposizione di tutti, al fine di informare il pubblico, permettere a tutti noi di visualizzare il volume dei contagi e rendere un’idea della situazione generale. 

Uno di questi è Francesco Piero Paolicelli, docente alla LUM School of Management e data scientist, che ha pubblicato sul suo sito personale piersoft.it una serie di mappe e infografiche sul coronavirus sempre aggiornate.”


OSSERVATORIO CPI – OSSERVATORIO CONTI PUBBLICI ITALIANI

L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani promuove, attraverso analisi, ricerca e comunicazione, una migliore gestione della finanza pubblica e una maggiore comprensione dei conti pubblici nel nostro paese.

Gli obiettivi dell’Osservatorio, diretto da Carlo Cottarelli, sono, tra gli altri, favorire la trasparenza dei conti pubblici attraverso l’analisi della normativa in materia e analizzare i vantaggi derivanti dalla riduzione del debito pubblico, dalla lotta agli sprechi, all’evasione fiscale e alla corruzione.


COMITATO SCIENTIFICO PER LA SORVEGLIANZA DEI VACCINI COVID-19

Il Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid19 (CSV-Covid19), istituito il 14 dicembre 2020 dall’Agenzia Italiana del Farmaco in accordo con il Ministero della Salute e il Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, si è riunito il 15 dicembre 2020, per l’avvio dei lavori.

Il CSV-Covid19, che afferisce alla Direzione Generale dell’AIFA, rimarrà in carica per due anni e potrà essere rinnovato in base all’evoluzione della pandemia e all’andamento della campagna vaccinale Covid-19.

 


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