Aggiungi un posto a tavola: arrivano i Big Data!

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Nel film danese premio Oscar del 1988, “Il pranzo di Babette”, la parigina Babette Hersand, governante di due anziane sorelle in un piccolo paese della Danimarca, decide di destinare l’intera somma vinta a una lotteria francese all’allestimento di un grandioso pranzo. Grazie al cibo prelibato, gli invitati scioglieranno il loro rigido spiritualismo in un empito di gioia per la bellezza della vita. Un piccolo grande film, esemplare nel ricordare come il cibo sia quanto di più intimamente connesso al concetto stesso di vita, e per questo profondamente radicato nello specifico culturale e socio-economico di ogni popolo, dagli archetipi del mito fino alle società attuali.
Nel mondo contemporaneo infatti anche il cibo vive delle contraddizioni di un pianeta sfruttato nelle sue risorse naturali e pericolosamente sbilanciato nella loro ripartizione.
Se alimentarsi in Occidente significa spesso eccedere e ammantare il cibo di un’aura esperienziale unica, nella gran parte del resto del mondo significa ancora lotta per la sopravvivenza.

Questi due estremi sono all’origine dei complessi e cruciali problemi che gravitano intorno alle materie prime e agli alimenti, alla loro produzione e commercializzazione, e in ultima istanza al loro consumo. I vertiginosi cambiamenti tecnologici che stiamo vivendo – prima di tutto la sinergia tra Rete, Big Data e IoT – sembrano però promettere a questo settore notevoli prospettive di progresso e razionalizzazione che riguardano sia la produzione che il consumo, sia le imprese che i consumatori, a monte e a valle della filiera.

A partire da quell’agricoltura di precisione che è stata definita “terza rivoluzione industriale”, come si può leggere in questo articolo comparso sul magazine di Expo 2015.
Droni, reti di sensori, satelliti sono in grado di mappare e monitorare le coltivazioni per guidare l’agricoltore “digitale” nelle operazioni che un tempo erano affidate alla saggezza millenaria trasmessa di generazione in generazione.
Quando e quanto concimare, come organizzare l’aratura e il raccolto, come dosare e quindi ridurre al minimo i fitofarmaci, fino all’analisi puntuale dello stato dei terreni e delle piante ad orientare le coltivazioni, come quelle vitivinicole: attraverso i Big Data sembrerebbe possibile una conciliazione tra necessità produttive massive e rispetto dell’ambiente, nonché una gestione più razionale e stabile delle produzioni, meno soggette così alla variabilità climatica e ambientale.

L’introduzione di IoT e robotica in agricoltura e nei processi produttivi dell’agroalimentare determinerà un cambiamento qualitativo nelle specifiche competenze richieste agli operatori del settore, che dovranno occuparsi di gestire tali innovazioni tecnologiche, oltre a causare anche potenzialmente una contrazione della quantità di manodopera necessaria.
Ma un’indagine di Wired e IBM Italia, in collaborazione con Coldiretti Giovani Impresa, ha messo in evidenza come l’Internet of Foods sia considerata dall’80% delle aziende intervistate, non solo un passaggio ormai imprenscindibile per una produzione efficiente, ma anche importante per altri fattori come sostenibilità, biodiversità e sicurezza.

E all’insegna della sostenibilità e di un consumo consapevole sono orientate anche le applicazioni rivolte ai consumatori, con nuovi approcci smart al cibo. A partire dalle azioni quotidiane più banali, come la spesa, a casa e al supermercato. Abbiamo a disposizione app, come Edo, che ci informano delle proprietà dei cibi e della loro filiera produttiva, potremo a breve ordinare la spesa, non solo online, ma direttamente dal frigorifero di casa (come questo, presentato al CES 2016 ).
Quanto al supermercato di domani, un esempio è stato visto all’Expo di Milano, dove Coop e Accenture hanno prefigurato uno spazio d’acquisto altamente tecnologico all’interno del Future Food District dell’Esposizione Universale.

E per finire, anche quanto di più tradizionale come le ricette regionali, può trovare negli Open Data una nuova modalità di condivisione, come in questo progetto della Startup italiana Escilaricetta: attraverso Telegram e grazie ai contributi della community che si è creata, è possibile conoscere le ricette tipiche del luogo in cui ci si trova, non solo ingredienti e preparazione, ma anche “’note narrative’: emozioni, peculiarità che rendono unica quella ricetta”.
Il cibo, come bisogno primario, insomma, ma anche come cultura: il connubio con le tecnologie dell’era digitale è un’occasione da non perdere perché anche produzioni sostenibili, consumi consapevoli e sicuri diventino patrimonio culturale diffuso e globale.

 

approfondimenti

Per saperne di più

– www.lescienze.it

– www.magazine.expo2015.org

– www.expo2015.org

– www.expo2015.org

– www.rainews.it

– www.wired.it

– www.borsaitaliana.it

– www.thefoodmakers.startupitalia.eu