L’innovazione tecnologica in Sanità: un amplificatore di competenze e conoscenze al servizio dell’Uomo. Di Martina Metta.

Martina Metta
Martina Metta

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Ricominciamo dall’esistente…

Inizio questa mia serie di articoli dedicati al rapporto tra Innovazione Tecnologica e Sanità con una riflessione: l’innovazione, in ogni ambito, non significa necessariamente fare tutto daccapo, ma piuttosto mettere in un flusso virtuoso tutti gli attori in campo, siano essi umani che tecnologici, pratica che risulta sempre più essenziale, soprattutto in un settore cruciale come quello sanitario.

Tratterò dunque il tema dell’Innovazione intesa come integrazione del mondo online e offline e come miglioramento delle professionalità, competenze, strumenti e tecnologie esistenti.

Esistono infatti piattaforme, sistemi o dispositivi che già oggi integrano il livello reale e quello virtuale dei dati trasformandoli in un ambiente ibrido, proponendo all’utente finale la cosiddetta esperienza “phygital”, ovvero un’interazione che garantisce una componente sia fisica che digitale tenendo nel frattempo ben presente sia l’inter-correlazione che il processo di “umanizzazione” che necessita tale innovativo flusso.

Questa esperienza, infatti, promette di prendere il meglio del digitale (e quindi la velocità, l’immediatezza, l’accessibilità) e di fonderlo con il meglio dell’esperienza fisica. Si apre quindi, seppure parzialmente, la riscoperta anche se a distanza dei sensi (tra cui il tatto e la vista) attivando la parte più emotiva dell’esperienza, cosa che il solo elemento digitale non è in grado di offrire.

A partire da questi presupposti, rispetto alla realtà che stiamo vivendo e alle esperienze di questi mesi, mi sono quindi chiesta, guardando l’ambito sanitario da “tecnico”:

“Come stanno affrontando le risorse esistenti questo cambiamento che porta alla necessità di nuove competenze che a loro volta si aggiungono e fondono con l’esistente?”

Inizialmente, a livello di opinione diffusa, si temeva che ci potesse essere il rischio, con l’avvento così accelerato del passaggio dal “reale” al digitale, che molti rimanessero indietro (in qualche modo esclusi o penalizzati) in tale rapidissimo cambiamento; questo, sia nelle attività lavorative che in quelle di tutti i giorni.

Ma è stato proprio qui, invece, che l’innovazione ci ha sorpreso in positivo, mostrandoci l’importanza e la proficuità di mettere in un sistema altamente condiviso le competenze.

Un esempio concreto di tale stretta correlazione è dato dalla modalità con cui un paziente anziano e il suo caregiver effettuano insieme una prenotazione di una visita specialistica su un portale di prenotazione online.

La tecnologia come valore aggiunto all’Uomo

In questo lungo periodo, data la contingenza, possiamo osservare come sia stata fatta una vera e propria ricerca di soluzioni a problemi che erano presenti da anni, ma che non “vedevamo” perché troppo presi dagli eventi.

La tecnologia, così, si è mostrata in piena luce come valore aggiunto in sanità che ha permesso di agganciare IN SICUREZZA, RAPIDAMENTE e con EFFICIENZA il cambiamento.

Questo consentirà, ci auguriamo, un risultato DURATURO anche per il futuro raggiungendo un target più ampio, più consapevole, con un atteggiamento culturale modificato nell’utilizzo del software.

La tecnologia come fattore abilitante del cittadino che passa da paziente passivo a soggetto attivo nella ricerca del suo benessere è riassunto con il modello di SELF EMPOWERMENT.

Se infatti la prima mission della trasformazione digitale in ambito medico-clinico è sostenere il sistema sanitario e supportarlo (sia in termini di effort che di risparmio economico), va comunque sottolineato che il risultato più evidente e anche più impattante dal punto di vista sociale sta nella valorizzazione della comunicazione medico-paziente.

Questo, grazie anche alla riduzione della distanza fisica e “linguistica” tra il sistema e paziente, grazie ai numerosi servizi digitali che semplificano e velocizzano l’accesso alle cure, quali ad esempio i portali per la selezione di prestazioni specialistiche, le app di prenotazione posto in coda per l’accesso, il ritiro di referti online e così via.

Ultimo, ma forse più importante risultato di questo percorso di digitalizzazione appena iniziato, è e sarà quello di dotare il cittadino-paziente degli strumenti per prendersi cura in prima persona della propria salute, del suo percorso di cura e di presa di consapevolezza dei “campanelli di allarme” che il proprio corpo invia.

Basti pensare alle app di remind che aiutano i pazienti ad essere più aderenti alle loro terapie riducendo notevolmente il grande problema della compliance… il tutto soprattutto tra i pazienti cronici e con più patologie contemporanee che ad oggi rappresentano circa il 40% della popolazione nazionale (cioè 24 milioni di italiani).

Oppure ai numerosi wearable per il monitoraggio dei parametri vitali, nati come strumenti per il wellbeing, ma che adesso, grazie al costante miglioramento e ai risultati di precisione, stanno assumendo un ruolo sempre più fondamentale sia nella ricerca scientifica all’interno degli studi clinici che come strumenti preventivi.

Tra questi, per entrare più nel dettaglio, c’è l’esempio di un dispositivo che può allertare l’utente qualora rilevi qualche forma di fibrillazione atriale.

 

L’innovazione che ci cambia in meglio

Vorrei concludere con una riflessione.

L’utilizzo di scala della tecnologia in ambito sanitario, ma non solo, ci permetterà sì di diventare protagonisti e attori della nostra salute, ma ci darà anche la possibilità di combattere l’isolamento. Seppure in maniera differente, infatti, già in questi mesi ci ha permesso e garantito la continuità di cura (intesa come accesso alle informazioni), il proseguimento dell’attività lavorativa, la possibilità di scambio e relazioni, acquisizione di nuove competenze.

La tecnologia digitale, dunque, a volte “accusata” di aver avuto un forte impatto “artificiale” sulla società e sui nostri modi di vivere e relazionarci, assume adesso un ruolo di mantenimento dei rapporti umani di fronte all’impatto della pandemia.

Pensiamo ad esempio a come le tecnologie hanno migliorato (e potranno farlo anche di più) il modo in cui i lavoratori si coordinano tra loro e collaborano nel proprio lavoro.

In questa evoluzione ci sono sicuramente i sistemi di social networking, i forum online, i sistemi di file sharing e videoconferenze, tutti strumenti che permettono alle persone di collaborare in tempo reale, lavorare in gruppo a distanza e condividere conoscenza al di fuori dei confini aziendali.

Ma anche gli strumenti di Business Intelligence, che permettono all’azienda non più di essere solo osservatrice e coordinatrice dei processi, ma di poterli valutare e modificare in base ai dati, rendendo tutti i lavoratori in grado e in diritto di esercitare il giudizio, sperimentare, creare e non solo eseguire. La tecnologia nel futuro sarà dunque sempre meno “sostitutiva” dell’uomo e sempre più a favore dell’accrescimento delle sue capacità psico-fisiche e della condivisione.

Vi lascio, dando appuntamento al prossimo articolo, con un esempio concreto di uno strumento che mette in relazione l’Uomo e la tecnologia in ambito sanitario, nato da un progetto made in Artexe, di Maps Group.

Martina Metta

KIOSK SELF SERVICE 24/7 – I totem digitali al servizio di tutti

Molto funzionali, rapidi, facili da usare, resistenti, comodi da sistemare in ogni spazio all’interno delle strutture. I Kiosk Artexe sono totem digitali multifunzione, operativi 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, per svolgere quelle operazioni complesse che, normalmente, impegnano molti addetti del personale amministrativo.

Artexe ha studiato diversi modelli di Kiosk 24/7 con diverse dotazioni per gestire più servizi in self-service. Sono pensati per essere:

  • intuitivi e facili nell’uso,
  • chiari anche per utenti non evoluti,
  • capaci di offrire un’ottima user experience quando si effettuano in autonomia l’accettazione amministrativa, il ritiro dei referti medici, la gestione dei pagamenti.

I Kiosk 24/7 di Artexe permettono dunque di:

  • saltare le code in accettazione e abbassano le attese per i pazienti;
  • ridurre i tempi di lavorazione e i carichi di lavoro del personale, permettendo di ricollocare le risorse su attività a maggiore valore aggiunto in modo da abbassare i costi.

Per maggiori informazioni, clicca qui.


CREDITS IMMAGINI

Immagine di copertina rielaborata
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