Visibilità: l’immaginazione che ci “piovve dentro”. Da Dante ai giorni nostri.

Natalia Robusti
Natalia Robusti

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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La visibilità dell’invisibile

“Poi piovve dentro a l’alta fantasia.”
Dante Alighieri, Purgatorio (XVII, 25)

Proseguiamo il nostro excursus sui meme di Calvino e le sue “lezioni” e approdiamo al quarto tag, quello della Visibilità.

Qui Calvino si concentra in primo luogo sul processo attraverso cui un individuo e la realtà esterna si rapportano e condizionano tra loro attraverso l’immaginazione, e lo fa partendo da Dante Alighieri che, in una sorta di meta-comunicazione, riflette sul processo creativo:

O immaginativa che ne rube
talvolta sì di fuor, ch’om non s’accorge
perché dintorno suonin mille tube,
chi move te, se ‘l senso non ti porge?
Moveti lume che nel ciel s’informa
per sé o per voler che giù lo scorge.

Niente paura: non ci addentriamo a questo punto nella “selva oscura” dell’esegesi dantesca, ma poniamo solo l’accento su una caratteristica essenziale che riguarda la Visibilità, ovvero la capacità immaginativa dell’essere umano.

Calvino, infatti, proseguendo nella lezione, si focalizza quasi subito sul doppio binario tra interno ed esterno che riguarda il processo immaginativo e che sta alla base di ogni evento percettivo ed espressivo.

Si tratta di un flusso in andata e ritorno che si esprime in un doppio regime, contingente e direzionale, ovvero: “quello che parte dalla parola e arriva all’immagine visiva e quello che parte dall’immagine visiva e arriva all’espressione verbale.”

Si tratta di veri e propri flussi di senso che, nel caso della parola scritta (ma il discorso vale per ogni informazione o dato che passa da un emittente a un ricevente), vanno dall’interno dell’individuo-autore-emittente (che vede mentalmente, ovvero immagina, il significato che vuole esprimere) sino all’esterno, ovvero all’apparato percettivo dell’individuo-lettore-ricevente.

A questo punto si dispiega il processo contrario, ovvero l’individuo-lettore-ricevente introietta l’informazione ricevuta e vi attribuisce un senso in base alla capacità che ha quella stessa informazione di essere “visibile” ai suoi occhi, attraverso il proprio vissuto e la propria interpretazione. 

È l’immaginazione, dunque, a rendere visibile l’informazione stessa – prima all’emittente e infine al ricevente – seppure in forme non perfettamente coincidenti, ma  in qualche modo riconoscibili e sicuramente almeno parzialmente sovrapponibili.

Non deve  dunque sfuggirci – a maggior ragione ricordando la nostra intervista al prof. Gallese in merito ai neuroni specchio – il rapporto intrinseco tra immagine e azione, legame che riguarda ogni processo, appunto, di immaginazione, e che anticipa ogni ulteriore e conseguente possibile evento rappresentandone la condizione sine qua non.


Immaginazione: parole da guardare (e afferrare)

Una sottolineatura è doverosa, a questo punto: tale processo a doppio binario non riguarda solo la scrittura e la lettura, anzi, moltissimi atti dell’essere umano (e non solo) vengono processati in maniera “anticipata” attraverso una simulazione che pre-costituisce l’azione cui darà seguito.

Banalmente: prima di prendere in mano un oggetto qualsiasi, il nostro corpo e il nostro cervello immaginano l’evento e, prima di metterlo in atto, tengono conto della distanza, prevedono la pressione necessaria da esercitare per prenderlo, il tipo di movimento con cui farlo e così via, sino ad allungare davvero il braccio e la mano e – finalmente – afferrarlo.

Il tutto in un tempo impercettibile e in maniera automatica. Più algoritmica di così, verrebbe quasi da dire… 🙂

Non solo: questa operazione di immaginazione (che potremmo chiamare di predizione simulata) avviene in maniera “invisibile”, la qual cosa ci sbalza nell’universo del paradosso.

Tale impercettibilità non è tuttavia casuale, ma è invece funzionale alla nostra immersione nel mondo: non accorgendoci di tali processi, infatti, la relazione tra noi e la realtà esterna ci appare immediata (non mediata) lasciandoci l’illusione (benefica) di non esserne del tutto estranei.

Molto della nostra vita, del resto, avviene – seppure sotto ai nostri occhi – senza che noi ce ne accorgiamo, ovvero invisibilmente.
Questo vale non solo per ciò che riguarda noi stessi (la nostra soggettività cognitiva, esperienziale e psicologica), ma anche e soprattutto per ciò che concerne il mondo esterno.

Il limite dei nostri canali non solo percettivi, ma anche intellettivi e deduttivi, infatti, è davvero stringente, se paragonato all’immensità e alla complessità dei sistemi (fisici e naturali, culturali e sociali) in cui siamo immersi.

Eppure la tensione insita nella nostra natura – vocata e votata alla sfida che viene dalla nostra intrinseca capacità di immaginazione, ancor prima che di azione – non ci consente, da sempre, di accettare i confini imposti all’apparenza da tali prigioni sensoriali e concettuali.

Anzi: se ci pensiamo bene, ci sono almeno due “categorie” di esseri umani che da sempre dedicano il loro tempo a quest’opera di immaginazione, chiamiamola così, visionaria: gli artisti, che vedono prima (o in modo diverso, a volte “folle”) ciò che di solito è inattingibile (e quindi incondivisibile e incomunicabile) e gli scienziati, che si infilano nell’abisso della realtà per trarne ipotesi e teorie, da cui spesso conseguono invenzioni che vanno a beneficio (o a danno) di tutti.


Immagino, dunque sono (o sarò)

Se ci pensiamo ancora meglio, questa operazione di emersione di possibili scenari di senso è quello che – oggi – tentano di fare le nuove tecnologie, le quali ampliano innanzitutto i nostri orizzonti di mondo visibile attraverso strumenti che (come vere e proprie protesi percettive e pluri-funzionali) ne indagano le componenti micro (grazie ai microscopi atomici), quelle macro (attraverso telescopi satellitari) passando anche attraverso quelle fisiche e organiche, grazie a processi di mappatura genetica e approcci molecolari.

Tali complesse tecnologie, inoltre, danno vita a sistemi di calcolo sempre più potenti e veloci, in grado di analizzare, processare e organizzare quantità inimmaginabili di dati e informazioni, evidenziando o creando sistemi statistici e modelli predittivi, che vanno ben oltre i più sfrenati scenari fantascientifici.

Tutto ciò accade attraverso algoritmi e sistemi di processo di dati che fanno emergere dall’orizzonte vago e inattingibile delle possibilità una mole infinita di percorsi di senso.

Tanto che, già nel 2015, ci si interrogava sul centro della questione: “come riusciamo ad allargare la nostra consapevolezza per pensare la complessità che si sta sviluppando – e possibilmente influire in modo sensato sull’emergere dei fenomeni?”

Noi di #6MEMES, inutile quasi dirlo, siamo pronti agli scenari più visionari…

Visibilità