Rapidità versus Velocità: meta o viaggio? Tra intensità e densità del progresso.

Natalia Robusti
Natalia Robusti

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Rapidità docet!

“La vita si misura dalla rapidità del cambiamento, dalla successione delle influenze che modificano l’essere.”

Così scrive Mary Anne (Marian), una delle scrittrici britanniche di maggior rilievo dell’epoca vittoriana, sotto le mentite spoglie di George Eliot. E l’accento sulla parola rapidità, anziché velocità, non è causale, ma emblematico.

Erano anni, anche quelli, densi di innovazioni scientifiche e tecnologiche che non riuscirono, nemmeno allora, a calmierare i divari socio-economici che segnavano in profondità la società di quei tempi. Forse anche a causa della velocità con cui si imposero.
L’incipit sul tema della Rapidità secondo Calvino, attualizzato ai tempi nostri, si annuncia in questo modo da solo: la differenza tra velocità e rapidità esiste, e porta con sé conseguenze, anzitutto di senso.

Ma andiamo per gradi.

Non è una parola solitaria, rapidità: presuppone anzi la compagnia di almeno altri due concetti: quello di un punto di partenza (o perlomeno di transito) e quello di un punto di arrivo.

Parente stretta della Velocità – che è però più sbrigativa e approssimativa nell’avanzare, perché completamente tesa a raggiungere il bersaglio nel minor tempo possibile – la Rapidità elude sia l’urgenza che la contingenza e si pone oltre, alla ricerca di un tragitto dotato non soltanto di una direzione, ma anche di un senso.
Non si limita infatti alla sola missione di avanzare velocemente, ma coincide con una fondata istanza di precisione nel seguire un percorso ottimizzato per lo scopo.

In poche parole la Rapidità sa dove vuole andare, in quanto tempo e seguendo quali itinerari. E cerca di arrivarci sì velocemente, ma non a tutti i costi.

Se lo merita, d’altronde. In fisica nucleare, la Rapidità è infatti una:

“grandezza definita da una relazione in cui compaiono l’energia totale di una particella, emessa in un’interazione, e la componente della quantità di moto della particella medesima nella direzione della particella incidente che dà luogo all’emissione; è utilizzata per lo studio delle modalità dell’interazione.”

Come se questo non bastasse, il sostantivo, rigorosamente femminile (dotato quindi di una certa e notoria complessità strutturale 🙂 è riconducibile secondo la Treccani al concetto di

“prontezza: nel decidere, di giudizio, di intuizione…”

Rapidità docet, dunque. Con buona pace non solo della tartaruga latente in ciascuno di noi, ma anche del Leopardo che sonnecchia tra gli sterpi del nostro pensiero.


Velocità versus Flessibilità…


Ne deduciamo, ahinoi, che anche l’evoluzione della nostra epoca – similmente a quella vittoriana – è molto più veloce che rapida.

Le attuali tecnologie, infatti, non hanno ancora migliorato in profondità la nostra società (almeno per ora), e nemmeno hanno innalzato i termini della nostra responsività e produttività, nonostante l’impiego di innovazioni così straordinarie.
Anzi, come sostiene una ricerca condotta da Microsoft sui 20.000 lavoratori europei che ha preso in esame le opinioni in 21 nazioni europee,

“I lavoratori moderni hanno a disposizione una grande quantità di tecnologia, ma questa disponibilità non si traduce necessariamente in produttività (…). Solo l’11,4% dei lavoratori europei ha dichiarato di sentirsi molto produttivo.”

Il tutto, forse, in un nome di un errore già commesso più volte in molte occasioni, soprattutto nel primo millennio, come ci ricorda Saba, che parla di un’epoca che:

“pare abbia un solo desiderio: arrivare prima possibile al Duemila”.

Ma arrivare primi a tutti i costi, in maniera velocissima, fa davvero arrivare primi, e, soprattutto, prima? Direi di no, a questo punto.

Come abbiamo già notato nel nostro blog, la questione è in effetti strategica: la velocità del cambiamento, se non diretta, governata e opportunamente condivisa, è esponenzialmente correlata alla difficoltà di centrare davvero la meta.

Su un piatto della bilancia abbiamo l’intensità del cambiamento e la sua portata di rivoluzione – se non di evoluzione. Nell’altro piatto abbiamo la sua densità, ovvero la sua capacità di dirsporsi in maniera omogenea e coerente lungo il continuum dello spazio-tempo che incontra. Spazio-tempo, ricordiamolo, che noi abitiamo tutti i giorni nei secoli dei secoli.

Alla velocità occorre quindi affiancare qualcos’altro, per metterne a sistema l’evoluzione. E si tratta di un ingrediente del tutto umano. Anzi, più di uno, a sentire Calvino in proposito della rapidità:

“agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte.”

Calvino parla di letteratura, certo. Ma a sentire termini come agilità, mobilità, disinvoltura, uno come minimo pensa a un altro termine: flessibilità.
Essere rapidi, dunque, sembrerebbe avvicinarsi al concetto di essere flessibili velocemente? Ancora non ci siamo. Manca qualcosa.


La rapidità dello spirito… in real time!


Canetti dedica alla “Rapidità dello spirito” la sua raccolta di appunti
vergati nella casa di Hampstead, in Inghilterra, negli anni che precedono e seguono la pubblicazione di Massa e potere.

“La rapidità dello spirito – tutto il resto che si dice dello spirito sono scappatoie che vogliono mascherare la sua assenza. Si vive per questi istanti di rapidità che zampillano come pozzi artesiani dalla desolazione dell’indolenza”.

Qui si parla di zampilli, addirittura. Altro che elogio dell’ozio. E il grande Giacomo Leopardi, ragionando intorno alla rapidità, rilancia:

“La rapidità (…) piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee (..) e fa ondeggiar l’anima in abbondanza di pensieri, o’ immagini e sensazioni.”

Rapidità si muove dunque in gruppo. Non bastano più il punto di arrivo e di partenza, e nemmeno l’avanzare agili e flessibili: qui si parla di simultaneità, di abbondanza.

Ci avviciniamo al punto sostanziale: la velocità si muove Verso, la rapidità Attraverso. Ma attraverso cosa?
Potremmo dire che si muove attraverso la molteplicità, e, dunque, la complessità.
E il suo tragitto non è lineare. Non parte da un punto e attraverso una retta, uno schiocco veloce di freccia, ne raggiunge un altro.

Prende invece un suo ritmo, dilata e restringe il tempo. Con prontezza e flessibilità, interagisce. O agisce-intra.

Il percorso che segue è per la maggior parte invisibile e imprevedibile. Perché se qui, a far da padrone è il tempo, dobbiamo ricordarci che lo stesso suo scorrere è diverso a seconda del punto di vista.

E non si tratta di un’intuizione filosofica. Ma di dati misurabili, come ci spiega David Melcher, principal investigator del progetto ERC e professore del CIMeC dell’Università di Trento, in un articolo dove dà conto dei recentissimi risultati sperimentali emersi in cinque anni di studio sulla coesistenza di più ritmi nell’attività cerebrale.

La ricerca è legata al progetto ERC CoPeST (“Costruzione dello spazio-tempo percettivo”), e analizza non solo l’esistenza di differenze individuali nella velocità del cervello, ma anche la capacità delle persone di aumentare o diminuire la velocità di questa attività cerebrale, con un impatto sul comportamento:

“La nostra esperienza soggettiva dell’ambiente circostante è data da oggetti ed eventi legati a un particolare momento (‘adesso’) e a uno specifico spazio tridimensionale (‘qui’). Nel processo attraverso il quale il cervello costruisce la percezione dello spazio e del tempo i singoli neuroni rispondono a specifici dettagli locali, nell’ambito di sistemi di coordinate spaziali e con intervalli di tempo diversi.(…) Il progetto ha studiato i meccanismi che sottostanno alle nostre esperienze soggettive di spazio e tempo continui per scoprire in che modo le risposte ‘frammentate’ danno luogo all’esperienza multi-sensoriale di spazio-tempo ‘unificata’.”

In sostanza la nostra rapidità di elaborazione degli stimoli – ovvero il nostro Spirito – è governato da una sorta di pattern a ritmo variabile che riconduce il real-time degli eventi a entità da noi percepibili, e dunque decifrabili.

Ed è impossibile non pensare agli attuali strumenti di analisi dei dati, nella nostra incessante ricerca di comprensione della realtà istante per istante.


Velocità e Rapidità: onore al merito.


Il concetto stesso di Rapidità,
attualizzato secondo i risvolti più recenti sia in termini di scoperte scientifiche che speculazioni di pensiero, potrebbe essere oggi dunque valorizzato proprio nei suoi aspetti più complessi e articolati. Ed è forse uno dei tag a cui i nostri tempi dovrebbero più dedicarsi…

Se infatti in ogni epoca l’evoluzione tecnologica avanza veloce come un treno, a noi – come individui e come società – tocca l’arduo compito di essere invece rapidi.
Non solo immediati, responsivi e repentini nella nostra capacità di reazione, ma anche abili, tattici e strategici nella nostra propensione all’azione ella capacità di previsione degli effetti e delle conseguenze che il cambiamento porterà con sé.

Lo scopo? Cercare di prendere in mano l’evolvere degli scenari per lo meno dal punto di vista della consapevolezza, per cercare di governarne, almeno in parte, gli effetti.

Perché la velocità del cambiamento, per sua natura, somiglia a una pratica intensiva, a tratti speculativa, che segue spesso le cosìddette leggi del mercato, inseguendo i maggior numero di risultati nel minor tempo possibile.

A sua differenza, la nostra rapidità di azione e reazione, ci potrebbe consegnare una prontezza di risposta capace di mettere a frutto in maniera estensiva piuttosto che intensiva i traguardi raggiunti, se di traguardi si tratta.

Difficile sia a dirsi che a farsi. Ma doveroso, almeno, da dirsi!

***

Detto questo, vorrei spezzare una lancia (figurata) in onore della velocità, ricordando il debutto nello spazio del razzo pesante di SpaceX, partito la sera del 6 febbraio da Cape Canaveral. Si tratta del razzo più potente mai costruito che, partito dalla Terra, potrebbe un giorno portarci su Marte.

Le condizioni meteo locali sono state favorevoli al lancio 🙂
Buon viaggio!!!