Pagamenti digitali: pro e contro al tempo (anche) del Coronavirus

Lilith Dellasanta
Lilith Dellasanta

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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PARTE PRIMA

Primo: lavarsi bene le mani!

“Lavati le mani dopo avere toccato i soldi, perché sono sporchi!”

Chissà quante volte ce lo avranno ripetuto i nostri genitori quando eravamo piccoli e iniziavamo a tenere il conto della paghetta, ma fino a poche settimane fa, quando nell’articolo sui cambiamenti dell’esperienza di acquisto abbiamo anticipato che avremmo approfondito l’aspetto dei pagamenti digitali, non avremmo certo pensato che i virus che permangono sul contante (passando di mano in mano) sarebbero stati un criterio in più a favore di carte di credito e altri mezzi contactless.

Invece –  dopo averci ricordato come e quando lavarci bene le mani (questione che riguarda tutti e non solo i bimbi), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha consigliato dall’inizio di marzo di limitare l’utilizzo di contanti nei pagamenti, proprio come una forma preventiva di riduzione dei rischi di contagio.

Seppure non sia stato esplicitamente legato alla diffusione del coronavirus, per dare un’idea di quanto seriamente sia considerato questo aspetto, viene riportato come in Cina si stia procedendo a sanificare tutte le banconote ricevute dai consumatori utilizzando raggi ultravioletti o il calore, tenendoli in deposito 7 giorni nelle zone non infette e ben 14 giorni nella provincia di Hubey, culla della malattia, mentre la Sud Korea sta bruciando il contante per prevenire il diffondersi del Coronavirus.

Forse l’accelerazione che darà questa raccomandazione non sarà quella decisiva nell’adozione dei pagamenti digitali, ma in questo periodo (in cui viene dato un gran risalto all’igiene delle mani) questo potrebbe essere sicuramente un elemento facilmente comprensibile dalla maggior parte delle persone.

Il Coronavirus ha fatto la sua prepotente comparsa nell’ultimo periodo anche in relazione ai pagamenti digitali.

I pagamenti digitali in Italia: facciamo il punto

Facciamo un passo indietro per analizzare da un lato quale sia lo stato dell’arte sui pagamenti digitali in Italia, dall’altro quali sono gli altri motivi più discussi (sia di tipo economico che sociologico) che riguardano tale pratica, e infine quali sono le esperienze più significative a livello mondiale in tale ambito.

Per farlo, abbiamo raccolto più di 90.000 contenuti, circa 11.000 in italiano e circa 80.000 in inglese, a partire da giugno 2019 fino all’8 marzo 2020.

Le tag cloud complessive, in italiano e inglese, relative ai pagamenti digitali. ‘Digital payments’, ‘pagamento digitale’ e ‘pagamenti digitali’ sono stati volutamente esclusi dall’immagine per dare risalto alle keyword correlate.

Iniziamo con lo stato del numero delle transazioni digitali al dettaglio in Italia, di cui si è occupato il Salone dei pagamenti tenutosi a Milano a novembre 2019. Nel 2018  il numero delle transazioni al dettaglio con mezzi alternativi alle banconote è aumentato in Italia del 6,8%, anche se ancora il Paese resta agli ultimi posti tra i paesi europei, al contrario di Gran Bretagna, Portogallo e Francia dove si riscontra un rapporto del valore delle transazioni con carta rispetto al Pil più elevato della media europea. Per fare un paragone, in Italia il contante in circolazione rappresenta circa l’11,6% del Pil, percentuale superiore a quella dei principali paesi europei quali la Germania (9,4%) e la Francia (10,1%).

Consideriamo anche che l’Italia è al 24° posto nella classifica dei 28 paesi dell’Ue, sotto la media dell’Unione per connettività e servizi pubblici digitali. In un paese dove tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base, la diffusione dei pagamenti digitali è una sfida importante, ma anche un’opportunità, e il miliardo di transazioni contactless, per un valore di circa 47 miliardi di acquisti complessivi rilevati dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano fanno pensare che ormai la strada sia imboccata.

Pro e contro? Facciamo di conto…

Accanto al dato di penetrazione, è utile considerare i motivi che possono incentivare o frenare l’adozione dei pagamenti digitali:

  • il controllo e contrasto all’evasione, sicuramente il motivo che viene più evidenziato come pro da parte dei regolatori;
  • la certezza dei pagamenti, che va in favore sia dei regolatori che dei cittadini che sono tutelati rispetto alla richiesta di provare l’avvenuto pagamento;
  • la percezione di praticità nelle transazioni, forse il punto più facilmente apprezzabile dai consumatori.

A proposito della praticità nelle transazioni, consideriamo che le tessere magnetiche o con chip sono solo uno dei sistemi utilizzati nei pagamenti digitali, mentre si stanno facendo strada altri sistemi, dai pagamenti tramite il cellulare o un “wearable device” come lo smartwatch associati alla carta di credito, alle app come Satispay che permettono di gestire risparmi e micropagamenti peer-to-peer.

Sempre secondo l’osservatorio appena citato, i pagamenti attraverso lo smartphone o lo smartwatch (Mobile Proximity Payment) hanno raggiunto nel 2018 quota 530 milioni di euro di acquisti, con oltre 15,6 milioni di transazioni effettuate, con la stima che entro il 2021 le transazioni tramite smartphone avranno un valore compreso tra i 5 e 10 miliardi di euro.

Al contrario, sono aspetti potenzialmente problematici:

  • le questioni di sicurezza e le tracce digitali lasciate a ogni transizione, che potrebbero essere usate fraudolentemente;
  • l’efficacia nella lotta all’evasione fiscale stessa (tranchant l’opinione del giornalista Giovanni Paragone);
  • il pericolo che un blackout possa bloccare tutto;
  • le alte commissioni che devono sostenere i commercianti;
  • la percezione di non essere “realmente” in possesso del proprio denaro;
  • il timore di avere difficoltà nel tenere sotto controllo le spese che si fanno.

Consideriamo anche che man mano che le tecnologie entreranno a fare parte della vita quotidiana, per i cittadini diminuiranno le resistenze riguardo alla sicurezza nella gestione dei dati, sia perché la percezione di affidabilità aumenterà, sia perché saranno abitudini che si estenderanno naturalmente.

Dal punto di vista degli esercenti, invece, l’adozione delle tecnologie necessarie richiede uno sforzo maggiore perché comporta il dotarsi – e fare pratica nell’uso – di strumenti ulteriori, oltre a dover ancora pagare delle commissioni che, a parità di prodotto venduto, fanno guadagnare meno se il pagamento avviene in forma digitale.

Due punti di vista che sono simpaticamente rappresentati in poche battute nel video virale del Milanese Imbruttito.

Un punto che invece si allontana dalle abitudini dei consumatori, e che viene promosso da aziende come Satispay, è la gestione dei pagamenti peer-to-peer, ovvero lo scambio di piccole somme tra utenti come amici che si scambiano piccoli prestiti e raccolgono le quote per l’uscita collettiva o il regalo, oppure i rappresentanti di classe che raccolgono le somme per il fondo cassa.

Infine, per quanto l’immagine dei “soldi sotto il materasso” possa richiamare i tempi andati dei nonni, pare che la mancanza di educazione finanziaria mal si accompagni con l’adozione di sistemi digitali di pagamento, comportando che non trovarsi a maneggiare fisicamente il contante, ma anzi vivendo in un contesto in cui anche le piccole spese, piccole rate, piccoli servizi in abbonamento sono compiute in modo digitale senza percezione sensoriale, faccia correre il rischio di non gestire correttamente le proprie entrate e trovarsi oltremodo indebitati, così come rilevato in paesi molto avanti con l’adozione dei pagamenti digitali come Usa e Finlandia.

Dopo aver parlato del sistema in generale, vi dò appuntamento al prossimo articolo in cui approfondiremo la spinta politica Banche e grandi aziende entrano nel settore dei pagamenti digitali Focus sui trasporti.

Stay tuned!

Lilith Dellasanta


CREDITS IMMAGINE DI COPERTINA (rielaborata)

ID Immagine 1: 82426182, di Monsit Jangariyawong
ID Immagine 2: 115381948, di wrightstudio