Il rapporto tra Pubblica Amministrazione e Social Media: il caso di Torino. Di Paola Chiesa

Paola Chiesa
Paola Chiesa

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Ci sono due tipi di persone. Quelle che fanno le cose
e quelle che affermano di averle fatte.
Il primo gruppo è decisamente meno affollato.

Mark Twain

Come anticipato nel precedente intervento, in questa specifica serie di contributi sul rapporto tra Pubblica Amministrazione e social media, abbiamo deciso di dedicare un articolo speciale all’evento accaduto in Piazza San Carlo a Torino il 3 giugno 2017, in quanto rappresenta l’episodio di gran lunga più significativo nel monitoraggio attivato sul capoluogo piemontese da febbraio a giugno, non solo dal punto di vista quantitativo di conversazioni generate sui social tra e con i cittadini, ma anche per le interessanti implicazioni di natura politica, culturale, educativa.

L’evento in questione costituisce a tutti gli effetti uno spartiacque culturale, e merita di conseguenza un adeguato approfondimento al fine di trarne un insegnamento utile a diffondere la cultura della sicurezza tra i cittadini e nella Pubblica Amministrazione.

Cronaca dell’evento.

Il 3 giugno 2017, la finale di calcio di Champions League tra Juventus e Real Madrid richiama nel capoluogo piemontese circa 30.000 persone, per assistere alla partita da un maxischermo allestito in Piazza San Carlo. Il boato causato dal cedimento della ringhiera di una scala di accesso al parcheggio sotterraneo della piazza genera il panico tra la folla, che si dà alla fuga cercando di raggiungere le vie limitrofe. Oltre 1500 le persone ferite per le contusioni ed i tagli procurati dalle cadute nella calca e sui cocci di bottiglia; una persona muore nei giorni successivi in ospedale, a causa delle lesioni riportate.

Tipologia e tempi di propagazione delle conversazioni.

Andamento delle conversazioni da febbraio a giugno

Per meglio rendere evidente la portata quantitativa e qualitativa del flusso di conversazioni relativo all’avvenimento di piazza san Carlo, abbiamo riportato il grafico riepilogativo del cosiddetto “buzz trend” da febbraio a giugno, dal quale emerge il picco assoluto nei giorni 4 e 5 giugno, con 1961 e 2047 conversazioni ( e 9142 nel corso di tutta la settimana).

Distribuzione dei contenuti rispetto alla fonte di informazione.

In questo caso, per rendere evidente il significato dell’evento dal punto di vista comunicativo, abbiamo riportato il grafico riepilogativo della distribuzione delle notizie relativamente alle varie fonti di informazione (stampa, web, forum, social network), dal quale emerge che la cassa di risonanza maggiore delle conversazioni è stato il canale dei social network , con ben 4592 clips, seguito dalle 2088 clips della stampa; è importante sottolineare come in tutti gli altri mesi invece, la fonte prevalente delle conversazioni sia stata generata dalla stampa, con quantitativi doppi rispetto ai social.

Infine, dalla rappresentazione grafica della suddivisione dei contenuti rispetto ai “topics” rilevanti per il Comune, e dal loro raffronto “prima” e “dopo” l’evento di Piazza San Carlo, emergono ulteriori dati interessanti:

  • il tema “sicurezza”, prima riguardava il 7,8% dei contenuti, dopo il 13,4%;
  • il tema “enti e istituzioni”, prima riguardava il 14% dei contenuti, dopo il 23,4%;
  • il tema “famiglie e giovani”, prima riguardava il 16,8% dei contenuti, dopo il 9,8%;
  • il tema “cultura, spettacolo, eventi”, prima riguardava il 20,7% dei contenuti, dopo il 13,3%.

Cosa significa?

Che il problema specifico della sicurezza si è tradotto immediatamente nella percezione di inadeguatezza nella gestione dell’evento da parte dell’Amministrazione Comunale; parallelamente, nel capoluogo piemontese, tale evento ha inciso negativamente sul numero di notizie e conversazioni riguardanti gli eventi culturali, gli spettacoli, i giovani e le famiglie, in quanto il clima di insicurezza generato ha ridotto la partecipazione agli eventi stessi e le relative conversazioni.
Di conseguenza, le domande indotte da questo evento non possono prescindere dall’approfondire quali possano essere, in questo contesto sociale, le misure di sicurezza da implementare, il ruolo ed il rapporto tra diversi enti pubblici coinvolti nel territorio, le implicazioni sulle politiche sociali e sul turismo.

Mentre la giustizia e la politica fanno il loro corso per accertare le responsabilità e le falle dell’organizzazione, con l’indagine della Procura di Torino, l’istituzione della Commissione Comunale d’Inchiesta, la resa dei conti politica con la sostituzione dell’assessore comunale all’Ambiente Stefania Giannuzzi con Alberto Unia, sta cambiando l’approccio alla sicurezza.

Le direttive del Capo della Polizia e del Capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco.

Con due distinte direttive emanate il 7 e il 19 giugno 2017 dal Capo della Polizia e dal Capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, indirizzate a Sindaci, Prefetti, Questori, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, sono stati qualificati gli aspetti di safety, intesi quali misure a tutela della pubblica incolumità – di competenza degli organizzatori dell’evento, che devono redigere un “piano di gestione della sicurezza” – e quelli di security, a salvaguardia invece dell’ordine e della sicurezza pubblica – di competenza delle forze dell’ordine – Sono stati così specificati gli aspetti che devono essere valutati per migliorare i processi di governo e di gestione delle manifestazioni pubbliche.

Quale impatto sta avendo questa nuova regolamentazione nell’organizzazione e gestione degli eventi pubblici?

Restando sempre a Torino, il 24 giugno 2017, giornata in cui si festeggia il patrono San Giovanni, al tradizionale spettacolo pirotecnico in piazza Vittorio si è registrato un flop: solo 25.000 persone presenti contro le 100.000 degli anni scorsi, a causa dei controlli rigidissimi sugli accessi alla piazza messi in atto dalle forze dell’ordine, e dei locali commerciali chiusi. L’”effetto San Carlo” insomma pare sia ancora vivo a Torino: un chiaro sintomo di sfiducia verso l’Amministrazione Comunale, che nel frattempo, con un’ordinanza del Sindaco Appendino, ha proibito di vendere alcolici e superalcolici da asporto dalle 20 alle 6 del mattino nei quartieri del divertimento notturno: San Salvario, Vanchiglia e Piazza Vittorio, appunto.

Ma del senno di poi son piene le fosse…

È doveroso a questo punto sottolineare come Torino abbia pagato lo scotto di una percezione di pericolo molto accentuata tra i cittadini, conseguenza degli attentati terroristici degli ultimi due anni: Charlie Hebdo, Bataclan, Berlino, Londra, Nizza. Eventi che hanno segnato le nostre coscienze al punto tale da farci assalire dal panico al minimo falso allarme. Ma fino all’evento di Piazza San Carlo, probabilmente non ne eravamo del tutto consapevoli, ed è corretto anche aggiungere che ciò che è successo a Torino sarebbe potuto accadere ovunque. Abbiamo imparato sulla nostra pelle che se fino a ieri erano sufficienti misure di sicurezza minime, oggi sono necessarie grandi misure. Perché quando accadono simili eventi, non si può cedere a compromessi, in particolar modo nei grossi centri, a rischio di apparire eccessivamente rigorosi nell’osservanza delle regole. Questa è la chiave di lettura realistica con la quale ritengo vadano considerate le misure, a prima vista eccessive, adottate nelle successive settimane dall’amministrazione comunale torinese in occasione degli eventi di pubblico spettacolo in programma.

La lezione è servita, infatti a Modena…

Così, quanto successo a Torino ha fatto scuola, e la Sindaca Chiara Appendino, con il suo messaggio “non possiamo cedere alla paura”, ha passato idealmente il testimone alla città di Modena: l’esperienza negativa è servita per consentire agli organizzatori e all’amministrazione comunale emiliana di strutturare un piano straordinario di sicurezza per il concerto di Vasco Rossi il primo luglio a Modena, in occasione dei suoi 40 anni di carriera e al quale hanno partecipato 220.000 persone. Lo stesso Ministro dell’Interno Minniti ha sottolineato:

“… l’eccellente risultato in termini di sicurezza, un’organizzazione-modello che ha coniugato libertà e sicurezza dei cittadini con l’obiettivo di garantire la ‘safety’ e la ‘security’ dell’evento e dell’intera città”.

Forse, ancora una volta,

Si conferma, infine, quale dovrebbe essere il ruolo di una Pubblica Amministrazione evoluta, che non può limitarsi a monitorare i flussi di informazione (già un bel traguardo da raggiungere, peraltro), ma deve farsi anche carico, nell’interesse pubblico, della formazione nei confronti della propria cittadinanza, investendo su informazione costante, inclusione, partecipazione, cittadinanza attiva. Si tratta di un processo dinamico nel quale, se la PA si pone come un soggetto osservatore, disposto ad imparare, potrà comprendere come tarare al meglio gli interventi nel proprio territorio, adottando le soluzioni migliori per lo svolgimento in sicurezza degli eventi, ottemperando così alla normativa, ma senza sacrificare il regolare svolgimento degli eventi.

Con buon senso da parte di tutti, insomma, e anche una sana dose di (auto)ironia.

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