Vertigine dell’etimologia. Viaggio attraverso il significato delle parole.

Maps Group
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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Aprire un vocabolario e leggere, in un susseguirsi incessante, il significato e l’origine delle parole, equivale a compiere un viaggio vorticoso. Se le parole sono infatti i nervi della lingua viva di un determinato popolo in un determinato momento, sono anche i semi della sua storia. In esse è depositato e sedimentato – come negli strati di una roccia dolomitica le ere geologiche – il cammino degli uomini che le hanno usate attraverso le generazioni. Oltre il tempo e lo spazio, dall’origine in lingue antiche fino alla nostra, attraverso chissà quanti e quali scarti e salti di senso.

È la vertigine dell’etimologia (ricordando un celebre titolo di Umberto Eco, di cui abbiamo parlato nell’articolo di 6memes L’isola che non c’è e la digitalizzazione: storia di una non-biblioteca universale): l’affacciarsi su un pozzo oscuro da cui trarre in superficie – grazie a ricerche, raffronti, confronti, e a suon di ipotesi, da parte degli studiosi – l’acqua cristallina dell’origine del senso.
E un avventuroso viaggio etimologico è quello che abbiamo compiuto in una piccola rubrica, dedicata proprio alla storia delle parole, sulle pagine social di Mapsgroup e Webdistilled. Lo spunto è stato proprio Webdistilled, il software di analisi semantica del Web di Maps Group. Nell’ipertesto globale, infatti, il significato delle miriadi di parole che lo attraversano, costruisce rotte di senso, a beneficio (quando usate al meglio) di motori di ricerca e naviganti, come ben sanno gli esperti SEO, che si arrovellano su parole chiave e algoritmi capaci o meno di catturare il senso delle parole nel contesto.

Così, settimana dopo settimana, abbiamo costruito la nostra lista di parole, immergendoci nelle loro arzigogolate storie. Si è trattato di andare a caccia di termini curiosi in sé, di cui era interessante scoprire l’etimo, oppure di lasciarsi catturare proprio dall’origine particolare di una parola comune: da “ciao” a “donna”, da “precipitevolissimevolmente” a “mugugno”, da “enigma” a “sciarada”, si è generato un “catalogo” di più di ottanta parole di varia origine.

Cosa abbiamo notato attraverso questo seppur piccolissimo campione? Naturalmente è banale dire che ci siamo imbattuti di frequente nell’etimologia latina e greca delle parole scelte. Molte affondano le radici nella storia e nel mito, come nemesi dal nome di una dea greca, o ermetico da Ermete Trismegisto. Così anche cariatide ed epico: la prima, dalle donne di Caria fatte schiave e immortalate in un tempio dell’acropoli; la seconda, da quell’epos che raccoglieva le gesta degli eroi.
Sono parole che ci permettono di notare come un significato specifico e circostanziato spesso si è, per così dire, “generalizzato” nel tempo.
Esempi ne sono anche quei termini che, a partire da un nome proprio, hanno dato vita a un aggettivo. Lapalissiano ad esempio viene dal nome di un capitano francese: il verso di una canzone ne celebrava la tenacia, con l’argomento che fosse ancora in vita un quarto d’ora prima di morire; la disarmante ovvietà dell’affermazione ha generato l’aggettivo che qualifica ciò che è palese e scontato. Mentore, pur essendo in origine il nome del maestro di Telemaco, si è diffuso nel XVII secolo grazie a un libro di Fénelon, assumendo il senso attuale di ‘guida, consigliere’. Gradasso invece, il personaggio dei poemi ”Orlando Innamorato” e “Orlando Furioso”, è diventato il fanfarone per antonomasia. Mentre Paparazzo, dal film “La dolce vita di Fellini”, è ora nome comune per quei fotografi che inseguono le celebrità.

Il peso della storia si avverte in quei termini che hanno la loro origine nelle antiche tradizioni e nelle credenze religiose. È il caso di entusiasmo (‘pieno di un dio’); carnevale (‘togliere la carne’ forse incrociato con ‘carne addio’, in riferimento al periodo della Quaresima); tabù: parola importata dalla Polinesia dall’esploratore James Cook, connotava tutto ciò che era investito da un’aura sacra e dunque intoccabile; sabbatico, l’anno ogni sette in cui, nella tradizione ebraica, non si lavorano i campi, si liberavano gli schiavi e si rimettevano i crediti. Alla storia medievale si ricorre invece per spiegare certosino: una persona precisa e puntuale come erano minuziosi i monaci certosini nel cesellare i loro manoscritti.
Relitti di un mondo antico sono anche parole come ingolfare e mugugno: entrambi dal linguaggio marinaresco, il primo indicava la manovra, a rischio di stallo, per entrare in un porto; il secondo riguardava i marinai di Camogli che godevano di paga “con mugugno”, ovvero del diritto di… lamentarsi! Manfrina invece (un discorso lungo e talvolta anche tendenzioso) era una danza piemontese.

L’origine e i passaggi attraverso altre lingue mostrano invece come il patrimonio lessicale italiano sia nato da un intreccio complesso fra popoli e lingue che hanno “attraversato” il nostro paese e la sua cultura. Esempi ne sono alcol e azzardo (‘dado’) dall’arabo, dall’inglese snob (‘ciabattino’, poi chi affetta costumi raffinati) e slogan (in origine dal gaelico ‘grido di guerra’), e forfait dal francese con etimo incerto.

Alcol ci è utile anche per esemplificare i tortuosi percorsi delle parole, dal concreto all’astratto, spesso attraverso processi metaforici. In origine la parola indicava una polvere per tingere, quindi una polvere volatile e poi ‘essenza’, da cui alcohol vini e infine alcol.
Stile, dal concreto gesto dello scrivere (era la “bacchetta” con cui si incidevano le tavolette ricoperte di cera), ha preso a indicare la forma dei testi, la cifra creativa di uno scrittore, i tratti distintivi del comportamento di una persona. Altri esempi sono delirare, letteralmente ‘uscire dal solco tracciato dall’aratro’, e affibbiare ‘chiudere con un fermaglio’.

Se poi analizziamo le parole che hanno riscosso maggiore interesse nel nostro pubblico, di Facebook ad esempio, troviamo, di gran lunga al primo posto, sciarada. Poi dispotico, caleidoscopio ed enigma. Cosa hanno in comune? Forse una natura più oscura di altre. Certo sono parole affascinanti, nel suono e nel significato. Val la pena ricordarle. Sciarada ad esempio viene dal provenzale charrado ‘conversazione’: è un complicato gioco enigmistico, e si utilizza nel senso di ‘rompicapo’, ‘fatto misterioso e incomprensibile’. Dispotico invece viene da despota, il sovrano orientale. Greche anche le componenti di caleidoscopio, un oggetto relativamente recente, il cui nome ora indica anche una varietà di cose ed elementi. Curiosamente infine enigma ci riporta all’oscuro e al misterioso, sia in senso proprio che figurato.
Se poi cambiamo piattaforma, i gusti dei follower non sono gli stessi. E su Linkedin troviamo fra le parole che hanno interessato di più: giostra, paradosso, alcol, carnevale

E per concludere, le nostre preferenze: tra le tante parole, ne scegliamo due. Disastro, perché ha il suo etimo nelle lontane stelle, da cui come i popoli antichi ancora ci sentiamo spaventati e attratti, come dimostra l’eco della recente notizia di un pianeta “vicino” simile al nostro.
Poi narrare, la cui radice etimologica rimanda al far conoscere raccontando, e ci ricorda la natura del blog 6memes: il racconto, e la condivisione del racconto, come risorsa di conoscenza. E in fondo non può forse essere ogni singola parola un racconto in sé?