La Digital Transformation: luci ed ombre del cambiamento

Giulio Destri
Giulio Destri

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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L’avvento del digitale sta trasformando la società nel suo insieme e le singole unità che la compongono.

L’azienda è una unità organizzativo-economica umana fondamentale per la nostra società. L’azienda produce beni e servizi per i propri clienti, mercato per i propri fornitori e genera ricchezza (monetaria e non), sia per i suoi proprietari sia per il territorio in cui si colloca. Altrettanto importanti sono anche altre unità organizzative come enti pubblici, associazioni, ecc… che forniscono servizi, sia direttamente ai cittadini, sia alle aziende stesse.

Negli ultimi anni è in atto un processo di trasformazione profonda, originato inizialmente dalla disponibilità dalle nuove tecnologie, che influisce sia su tutta la società nel suo insieme, sia sulle singole unità organizzative. Nel resto dell’articolo indicheremo come “organizzazioni” tutte queste unità organizzative che, insieme alla famiglia, sono le cellule costitutive fondamentali della nostra, cosi come della maggior parte delle società passate, a partire almeno dal Rinascimento, se non addirittura, in Europa, dall’Impero Romano.

L’inserimento massivo delle nuove tecnologie sta cambiando il modo di lavorare delle aziende, esternamente e internamente, sta cambiando i mercati, le attese dei clienti… Sta cambiando, anche in Italia, il rapporto fra il cittadino e la pubblica amministrazione e le organizzazioni in genere. In alcuni casi addirittura sta creando mercati del tutto nuovi e in altri sta facendo sparire mercati prima floridi. Il nome che viene oggi dato al cambiamento è Trasformazione Digitale o, direttamente col termine inglese, Digital Transformation.

In questo articolo partiremo da ciò che sta producendo la trasformazione digitale ed esamineremo alcuni effetti. Poi, concentrandoci sull’interno delle organizzazioni, esamineremo come si dovrebbe procedere per coglierne i vantaggi e limitare gli effetti negativi, confrontandoci anche con errori compiuti nel passato. In articoli successivi parleremo di metodi per cogliere al meglio le sue potenzialità.


Cosa è la trasformazione digitale e da cosa nasce

Tante sono le definizioni che si trovano associate alla locuzione “trasformazione digitale”. I cambiamenti singoli che compongono questo macro-cambiamento storico sono non solo tecnologici, ma anche sociali, culturali, organizzativi, manageriali, creativi… e impattano tutto l’insieme della nostra società.

Il processo non è iniziato di colpo oggi, è in atto da alcuni decenni, ma è negli ultimi anni che è diventato sempre più veloce e sempre più influente. Come già visto in alcuni articoli precedenti, negli ultimi decenni, in modo più massiccio a partire dal 2010 circa, sono avvenute diverse “rivoluzioni” tecnologiche ed organizzative che hanno consentito di collegare fra di loro settori socio-economici prima completamente disgiunti, creando uno scenario unitario di “convergenza digitale” che investe sia la vita personale e sociale degli individui, sia il mondo delle aziende.

Gli elementi fondamentali che hanno reso possibile questo possono essere raggruppati come segue.

  1. Internet come infrastruttura comune di comunicazione, estesa a tanti dispositivi diversi tra loro: oggi possiamo accedere alla rete e ai suoi contenuti da PC, da smartphone, da tablet, da tanti dispositivi diversi e lo stesso vale anche per strumenti automatici come auto, elettrodomestici, macchine…

  2. Una parte importante dei contenuti di Internet sono i social media, con la loro interattività, le relazioni sociali che incorporano e la mole di informazioni su abitudini, opinioni, scelte di prodotti che raccolgono a partire dalle nostre azioni

  3. Il mondo dell’info-edu-tainment (contrazione dei termini information, education ed entertainment), quindi di informazione ed intrattenimento, sempre più integrato con Internet e i social media; oggi praticamente tutti i canali radio e televisivi sono accessibili anche tramite la rete, i giornali hanno le loro edizioni on-line; i libri si acquistano su portali appositi come Amazon e diventano contenuti fruibili sui nostri dispositivi; distributori di contenuti video come Netflix e Amazon Prime Video, che addirittura creano proprie serie di film e telefilm; le trasmissioni televisive e radiofoniche si intrecciano con i canali social come Instagram, Twitter e Facebook in un dialogo interattivo con i fruitori; la realtà e la fiction si mescolano come nel recente caso delle elezioni in Ucraina;

  4. I canali di vendita e-commerce e di interazione fra cliente ed azienda fornitrice di prodotti e servizi, anche esso interni ad Internet e legato ai social media, che trasformano il rapporto fra azienda e cliente, il modo del cliente di scegliere e accedere ai prodotti e servizi…

  5. Le reti ed i terminali mobile (smartphone, tablet…), che hanno reso accessibile la rete Internet praticamente da ogni luogo e attraverso dispositivi più facili da usare dei PC, abbattendo barriere che ancora esistevano; inoltre hanno reso possibile accedere praticamente a chiunque anche a servizi come chiamare un taxi, acquistare un biglietto della metropolitana, effettuare micropagamenti come quello di un caffè o di un parcheggio…

  6. L’avvento degli smart device, dispositivi con funzionalità avanzate e integrabili in rete (solo per citare alcuni esempi: smart meter per la telelettura di consumi elettrici, idrici ecc…, elettrodomestici in grado di segnalare autonomamente guasti ai centri di controllo dei produttori, smart TV con dentro PC per usufruire di tutti i servizi di Internet, sistemi di monitoraggio ambientale e personale, auto in grado di segnalare ingorghi ecc…)

  7. La diffusione di tecnologie produttive facilmente riconfigurabili e disponibili a costi sempre più bassi (stampanti 3D, celle robotiche programmabili, macchine a controllo numerico di ultima generazione…) e integrabili in rete; uno degli effetti è il Cloud Manufacturing, con la possibilità di trasportare progetti da fare realizzare “vicino” al cliente da appositi “artigiani digitali”, oppure di acquistare progetti di design da “stampare” in propri (Janne Kyttanen è stato uno dei precursori) o vestiti o calzature su misura (ad esempio 3DShoes.com);

  8. L’aumento della potenza di calcolo dei microprocessori (CPU) e dei processori grafici (GPU), che ha reso disponibili potenze di calcolo impensabili solo pochi anni fa: anche se usata in modo diverso, c’è più potenza di calcolo in un nostro smartphone di quella esistente nei calcolatori usati per i calcoli delle missioni Apollo verso la Luna;

  9. L’avvento dei sistemi cloud, ossia la concentrazione di servizi di calcolo in pochi data center, accessibili attraverso la rete e con costi enormemente inferiori alle strutture precedenti interne alle aziende; questo sta producendo effetti su molte piccole imprese e studi professionali, per cui non risulta più economico avere presso la propria sede servizi di memorizzazione dati e calcolo, con conseguente trasformazione del mercato italiano dell’IT;

  10. La realizzazione, entro sistemi cloud, di grandi banche dati, che raccolgono moli di dati enormi, eterogenee e le analizzano per estrarne informazioni utili (spesso indicate con il termine Big Data); le applicazioni commerciali, sociali, mediche sono nuove ed enormi…;

  11. La nascita dei sistemi di Intelligenza Artificiale, come evoluzione delle “piccole” applicazioni esistenti già dagli anni’60, e resa possibile soprattutto dalla disponibilità di enormi potenze di calcolo (punto 8); prodotti che conosciamo nel mercato di massa sono gli assistenti vocali come Siri di Apple o Alexa di Amazon;

  12. L’avvento di nuovi sistemi di analisi, in parte basati su strumenti di intelligenza artificiale, in grado di costruire autonomamente correlazioni e di trasformare i dati grezzi, raccolti da strumenti come quelli descritti ai punti precedenti e collezionati entro basi di dati in cloud, in informazioni e conoscenza utile per il business.


L’effetto disruptive: alcuni casi storici

La trasformazione digitale ha prodotto negli anni molti effetti ed è diventato di uso frequente il termine disruptive, in italiano traducibile come dirompente, ad indicare l’effetto sconvolgente che spesso essa ha avuto sui mercati e sulla stessa esistenza di alcune aziende. E’ utile esaminare alcuni casi storici del recente passato, per trarne indicazioni comuni:

Home video: da Blockbuster a Netflix

Per molti anni Blockbuster ha rappresentato il principale canale mondiale per la diffusione di contenuti audiovisivi a noleggio. Nata nel 1985 negli USA, la catena di negozi si era diffusa in tutto il mondo ed aveva attraversato bene la rivoluzione tecnologica del passaggio dalle videocassette VHS ai DVD. L’avvento dello streaming video e dei connessi servizi di vendita di contenuti audiovisivi tramite la rete, inizialmente sottovalutato dall’azienda, ne ha cancellato il mercato. Oggi Netflix, Amazon Prime Video e gli altri distributori di contenuti hanno occupato l’intero “ecosistema” prima saldamente in mano a Blockbuster, fallita nel 2013 e ridottasi ad un unico negozio nel nordovest degli USA, divenuto quasi una attrazione turistica per la città che lo ospita.

Vistaprint e le tipografie

Vistaprint ed altri fornitori di servizi di stampa online (concettualmente analoghi del cloud manufacturing) entrano nel mercato alla fine degli anni’90. Nati inizialmente per colmare lacune di mercato si sono progressivamente imposti come fornitori unici di servizi come i biglietti da visita, mandando in crisi molte tipografie “fisiche” artigianali che prima, specialmente in paesi della provincia italiana, non avevano concorrenti.

I viaggi online

L’avvento dei sistemi di prenotazione online come booking.com, expedia ecc… ha cambiato i rapporti tra clienti, hotel ed agenzie di viaggio. Oggi pochissimi si rivolgono alle agenzie per pianificare le proprie vacanze, a meno di viaggi organizzati in paesi stranieri. E, allo stesso tempo, la maggior parte delle prenotazioni dall’estero degli alberghi italiani arrivano tramite i portali turistici, tutti di proprietà straniera, che traggono una buona percentuale degli incassi turistici da questa loro posizione di intermediari.

Che lezioni possiamo trarre da questi e tanti altri esempi simili? Alcune regole pratiche operative:

  1. Non importa che posizione di un particolare mercato si occupa o quanto si è grandi: a parte pochissimi casi nessuno è al sicuro da un fallimento o da una acquisizione dovuti ad una contrazione, sparizione o trasformazione del mercato stesso, in special modo nei mercati più influenzati dalla tecnologia; chi si ricorda oggi di marchi un tempo prestigiosi come Digital o Compaq?
  2. L’evoluzione fa si che alcuni mercati particolari cambino la loro importanza nella economia globale nel tempo; a tal proposito è utile il confronto fra le USA aziende con i maggiori fatturati a 30 anni di distanza presente in questo sito;
  3. I diversi mercati prima non connessi sono ora sempre più integrati: il proprio nuovo concorrente può essere qualcuno che non appartiene allo stesso settore; pensiamo ad esempio all’ingresso di Amazon nella distribuzione fisica con l’acquisto della catena Whole Foods o con i negozi a marchio Amazon Go;
  4. Gli intermediari possessori di piattaforme online (in alcuni casi marketplace) come Amazon stessa, Uber, Air B&B, Zalando ecc… hanno influenza sul mercato e possono condizionare alcuni produttori o fornitori primari di servizi; se il 50% del tuo fatturato è legato alla vendita attraverso una piattaforma, tu azienda sei dipendente da questa piattaforma, che può importi sconti o altro;
  5. I clienti, soprattutto appartenenti a paesi come USA e del nord Europa si sono ormai abituati ad un certo tipo di approccio, con tempi di consegna ridotti, magari con possibilità di tracciare il percorso del prodotto mentre è in consegna; i clienti fanno confronti e esprimono il proprio parere sui prodotti o servizi attraverso i social media (ricordiamo il caso “storico” di Dave Carrol con la United Airlines attraverso la sua canzone di protesta);
  6. L’uso di strumenti apparentemente semplici per ottenere servizi o informazioni nella propria vita personale stimola le persone a richiedere strumenti analoghi anche sul proprio posto di lavoro, provocando spesso contrasti con chi governa e fa funzionare i sistemi informatici interni alle aziende.


Cogliere i vantaggi è indispensabile

Cavalcare proficuamente il processo di trasformazione digitale è necessario per la stessa sopravvivenza di aziende ed organizzazioni. L’azienda infatti esiste in un mondo “digitalizzato” e per operare ai ritmi imposti dal nuovo ambiente deve incorporare certi meccanismi al proprio interno. Troppo spesso però nel corso degli anni si è ritenuto che bastasse l’inserimento degli strumenti tecnologici, magari corredati da brevissimi corsi di formazione, per produrre i risultati di efficienza, efficacia, risparmio (e in tempi più recenti) agilità e velocità di reazione, snellezza e semplificazione che venditori più o meno abili avevano prospettato. In altri contesti si è ritenuto necessario “adattare l’azienda allo strumento informatico integrato” acquisito, con risultati di ingessamento ed irrigidimento del modo di funzionare dell’azienda stessa e, spesso, conseguente rallentamento di tutti i meccanismi amministrativi.

L’inserimento degli strumenti deve avere un approccio sistemico, partire con un ripensamento del modo di operare, evitando gli errori di semplice “meccanizzazione” delle funzioni con l’inserimento delle nuove tecnologie compiuti nel passato.

A titolo di esempio, mi ricordo una storia, raccontatami da un dirigente d’azienda degli anni’80, la cui segretaria, abituata alla macchina da scrivere, dopo avere ricevuto il PC (“che bello, ora posso correggere il testo prima di stamparlo”) nel giro di poco tempo ne provocò il blocco avendo riempito il disco fisso con i file di tutti i documenti realizzati con il sistema di videoscrittura installato.

Io stesso, negli anni’90, ottenni plauso e meraviglia in un ente pubblico per l’idea di scrivere i verbali delle riunioni e dei consigli di amministrazione col PC (che avevano in dotazione) in luogo della macchina da scrivere e realizzare i file con i modelli adattabili della maggior parte dei documenti. Questo cambiamento consentì un ampio risparmio di tempo e carta all’ente stesso, ed ebbe successo anche perché in quel periodo entrarono due nuove persone giovani nel reparto amministrativo.

Nel momento presente possiamo pensare cosa significa per un’azienda la dematerializzazione documentale e la digitalizzazione delle pratiche amministrative. Non soltanto la fattura elettronica, ma tutti i documenti necessari per le funzioni amministrative e dirigenziali diventano elettronici. La ricerca delle informazioni, anche da luoghi remoti rispetto alla sede amministrativa, diviene molto più rapida. Il passaggio di un documento tra i vari uffici diventa più rapido e con un tasso di errori inferiore.

Le stampe vengono ridotte, con conseguente riduzione delle spese di carta, toner e stampanti… Oppure pensiamo a cosa vuol dire effettuare il carico e lo scarico da un magazzino attraverso strumenti come i lettori di codici a barre o qr-code in luogo dell’azione di un operatore su un terminale.

La trasformazione, per avere successo, deve quindi coinvolgere le persone, con le loro competenze e modi di operare, le procedure e i regolamenti aziendali, e prima ancora deve avere un obiettivo chiaro e essere suddivisa in obiettivi parziali raggiungibili in tempi utili senza impattare troppo, nel transitorio, sulla produttività. Quindi deve essere tagliata in modo specifico, se necessario “sartoriale” sulle necessità ed obiettivi e sulle situazioni di partenza della specifica azienda.

E questa necessità ne crea un’altra: conoscere in modo sufficiente l’azienda, ovvero partire da modelli delle organizzazioni più adatti alle trasformazioni digitali e quindi, in molti casi, creare questi nuovi modelli.

Questo sarà il tema dei prossimi articoli.


CREDITS IMMAGINI COPERTINA (rielaborate):


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