“Eat spaghetti to forgetti your regretti”. Seconda tappa del viaggio intorno all’Italian Food. Di Sara di Paolo.

Sara Di Paolo
Sara Di Paolo

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Continua il viaggio dedicato al Cibo Italiano attraverso siti web e social network, articoli di giornale e blog, trasmissioni radio e tv, in italiano e inglese, in occasione dell’anno 2018 che lo celebra come fattore di rilevanza nazionale e internazionale. In questa seconda tappa della mia esplorazione, vi propongo una “classifica” dell’Italian Food nel mondo. Sono i 10 argomenti (eventi, persone, luoghi) che in base ad uscite, menzioni e sentiment – selezionati attraverso Webdistilled – nel corso degli ultimi mesi (e più precisamente dal primo di aprile ad oggi) hanno più influenzato la comunicazione sul tema.

La classifica dell’Italian Food

Al primo posto in classifica c’è il Cibus di Parma, il Salone Internazionale dell’agroalimentare italiano che, lo scorso maggio, ha registrato numeri straordinari: oltre 3.000 aziende presenti, 1.300 nuovi prodotti food presentati, 82mila tra visitatori e operatori del settore. Secondo Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma che, con Federalimentare, organizza Cibus:

“Il cibo italiano di qualità si afferma nel mondo perché riesce ad essere tradizionale e al tempo stesso contemporaneo”. 

Dati confermati anche dall’export del food ‘Made in Italy’ che – secondo una ricerca delle Camere di Commercio lombarde, uscita nello stesso periodo – vale oltre 40 miliardi di euro l’anno con trend in crescita praticamente ovunque. Amano i nostri prodotti soprattutto i tedeschi, i francesi, gli americani, gli inglesi e gli spagnoli. In forte crescita la Russia, 17° nella classifica dei paesi acquirenti, e la Cina al 20° posto.

Rimanendo in tema economico, segue a stretto giro Coldiretti con il suo #villaggiocoldiretti a Torino. Secondo posto per il week end organizzato a giugno con l’obiettivo di fare conoscere il contributo dell’agricoltura alla storia e allo sviluppo del nostro paese. L’hashtag #stocoicontadini genera un bel movimento sui social. È anche l’occasione per sottolineare come il cibo italiano sia diventato una delle principali voci di spesa per italiani e stranieri in vacanza nel nostro paese (raggiunge quota 30 miliardi di euro) mentre 110 milioni di presenze turistiche in Italia sono motivate da ragioni enogastronomiche.

Conquistano il terzo posto della classifica sul Cibo Italiano le ‘sofferenze’. Quelle di chi è lontano da casa (“Grecia ti amo ma cibo italiano quanto mi manchi”, un recente disperato tweet) e quelle di chi è lontano dal suo ‘favourite Italian restaurant’ (il ristorante italiano preferito). Su quest’ultimo tema, fa il giro del mondo la giovane veterinaria americana Karen Chandler che – inviata in Colorado dalla Florida a gestire un’emergenza che ha colpito centinaia di capi di bestiame – dichiara di sentire un po’ di nostalgia di casa, in particolare i piatti italiani del suo ristorante preferito!

Sui social, si sprecano i post sconsolati di italiani in viaggio alle prese con barattoli ‘Italian sounding’ nelle etichette ma per niente italiani nel contenuto. Mentre web e blog in inglese pullulano di consigli su dove gustare autentico cibo italiano: dalla Malesia all’Australia, dal Canada attraverso tutti gli Stati Uniti. Persino il Pokemon Café di Tokio – che offre solamente piatti a forma di Pokemon seguendo la tradizione artistico-culinaria giapponese chiamata ‘Kawaii Tabemono’ (in italiano ‘Cibo Carino’) – propone un piatto che riproduce un Pikachu accucciato sulla pancia che si nasconde nell’erba e, all’interno, è pieno di pasta italiana!

Fortunatamente ci viene in aiuto il Ministero dei Beni Culturali che, a dicembre scorso ha dato ufficialmente il via all’Anno del Cibo Italiano, e ora occupa il quarto posto in classifica per il grande lavoro di comunicazione e promozione delle nostre eccellenze agroalimentari. A maggio, ha presentato il GeoPortale della Cultura Alimentare, seguito da una buona copertura sui media tra i quali registra un discreto successo di pubblico il servizio su Donna Moderna, e – in occasione della Settimana dei Musei (Museum Week) – fa ben parlare di noi e del nostro patrimonio culturale alimentare.

L’Italian Food torna alla ribalta grazie a Frank Sinatra e Lidia Bastianich – rispettivamente al quinto e sesto posto della classifica. Di Frank Sinatra è nota la sua passione per l’Italia e l’Italian Food ma il picco di comunicazione su di lui è in realtà dovuto al fatto che qualche giorno fa, all’età di 102 anni, è morta la sua prima moglie, Nancy. Di lei le cronache riportano che ha sempre mantenuto un rapporto amichevole con l’ex marito il quale, più volte nel corso degli anni (e dei successivi matrimoni con altre donne), le avrebbe fatto richiesta di pastasciutte e altri piatti della cucina italiana che lei sapeva preparare così bene! Grazie Nancy.

Di un’altra generazione è invece Lidia Bastianich, star della cucina italiana all’estero, proprietaria di 6 ristoranti di grande successo negli Stati Uniti, socia dei 5 Eataly USA, vincitrice quest’anno dell’Emmy Award della televisione statunitense per il suo programma “Lidia’s Kitchen”, autrice di una dozzina di libri di ricette e, non ultimo, mamma di Joe Bastianich, lo chef noto in Italia come giudice di Master Chef.

Qualche mese fa, Lidia Bastianich ha presentato il suo ultimo libro dal titolo ‘My american dream – a life of love, family and food’ (che potremmo tradurre con ‘Il mio sogno americano – una vita fatta di amore, famiglia e cibo’) dove ripercorre la sua storia a partire dalla fuga con la sua famiglia dall’Istria dopo la seconda guerra mondiale e sottolinea come i piatti della sua infanzia (piatti semplici e contadini) siano stati la sua fortuna e la base di partenza nel suo percorso professionale e imprenditoriale.

Un po’ meno fortunata invece è un’altra vicenda che in questo periodo attanaglia la comunicazione intorno agli chef di origine italiana all’estero. È quella di Mario Cudemo, chef presso il ristorante ‘Santini Pizza E Cucina’ di Torquai (Queensland), che – dopo 12 anni in Australia – rischia di non vedersi rinnovato il permesso di soggiorno. Ha qualche settimana ancora per superare il nuovo test di inglese previsto dalle leggi sull’immigrazione. Il mondo dei social si divide: “Come resisteremo senza i suoi piatti” da un lato, “Le regole vanno rispettate” dall’altro. Conclude momentaneamente il dibattito un consiglio: “Prendi i libri e studia!”

Conquistano il settimo posto le Marche che, nel panorama dei territori italiani più collegati al cibo, se la giocano con realtà decisamente più famose dall’Emilia Romagna alla Sicilia, passando per Campania, Toscana e Piemonte. La loro presenza nel monitoraggio web, social e press, è dovuta:

  • al Verdicchio che quest’anno festeggia il 50° dal riconoscimento della Doc,
  • al lancio, durante Vinitaly, del FOOF BRAND MARCHE (un marchio unico per promuovere il territorio attraverso le sue eccellenze dell’agroalimentare) e;
  • la pizza Rossini, una margherita arricchita da uova sode e maionese. “Nessuno scandalo, è una ricetta tipica che va fortissimo” ci rassicura il blog della ‘Cucina Italiana’!

L’ottava posizione nella classifica dell’Italian Food nel mondo la occupa il ‘colore nero’. Nero come il carbone, i tartufi e il nero di seppia. Come il cacao, il caffè, la torta al cioccolato e il tiramisù di Angie a New York. Il Times di Camberra esalta un piatto di “charcoal black gnocchi in pesto sauce and broccolini” (gnocchi neri con pesto e broccoli) mentre il Malaysian Reserve riporta una ricerca secondo la quale i cibi colorati hanno breve durata nel ciclo di notizie di Instagram, mentre i cibi neri “reggono” di più.

Da Instagram arrivano anche i post che occupano la nona posizione in classifica, si tratta di meme diventati virali in diverse varianti (inclusa la stampa sulle magliette) o blog che propongono ‘Best Instagram captions for Italy’ (le migliori “battute” per Instagram sull’Italia e, di conseguenza, sull’Italian Food). Eccone tre di particolare successo che hanno per protagonisti tre prodotti italiani tra i più amati:

“Eat spaghetti to forgetti your regretti”

(gioco di parole per dire che mangiando spaghetti si dimenticano i dispiaceri),

“Problems come and go, pizza is forever”

(i problemi vanno e vengono, la pizza è per sempre),

“I scream for ice cream”

(una bella rima per chi ‘grida’ per avere un gelato).

Il decimo posto lo guadagna il Pesto. Io sono Genovese e non vorrei sembrare di parte, però negli ultimi mesi il Pesto mantiene il suo primato in termini di menzioni su web, social e press rispetto alle altre salse per il condimento della pasta.

E’ seguito a breve distanza da sugo e ragù, e – con maggiore distacco – da carbonara e amatriciana. A Genova sappiamo perché!

Questo articolo prende spunto dal monitoraggio su Cibo Italiano/Italian Food realizzato tramite la piattaforma di analisi semantica webdistilled. Dal primo aprile al 15 luglio, sono stati monitorati oltre 15.000 contenuti. Il 67% proviene da testate giornaliste online e blog, il 25% dai social e l’8% dalla carta stampata e trasmissioni radio e tv. Il 46% dei contenuti rilevati è in lingua italiana, il 54% in inglese.

Sara di Paolo