Startup e Foodtech in Italia e nel mondo: dalla lotta tra i giganti del food delivery a quella contro lo spreco alimentare

Sara Di Paolo
Sara Di Paolo

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

Per continuare a seguirci, visita la sezione News e collegati ai nostri canali social:

D al primo gennaio ad oggi, gli articoli – pubblicati in italiano e in inglese – dedicati alle startup del settore agroalimentare hanno superato quota 5.000. Un sistema apparentemente di nicchia che, in realtà, muove milioni di dollari, attraversa gli oceani e, spesso, lascia lo spazio a riflessioni etiche, salutiste, rispettose dell’ambiente.

In Italia passiamo da curiose esperienze locali come, ad esempio, il caso di due giovani calabresi che stanno avviando una startup per sostituire il “cibo spazzatura” delle macchinette automatiche con prodotti più sani, magari locali e a chilometro zero, a casi, dal punto di vista dimensionale e strategico, decisamente più corposi.

Cortilia startup del food delivery di prodotti freschi e artigianali – quando è nata lavorava con quattro aziende agricole e faceva consegne in 72 ore. Oggi lavora con 180 aziende agricole e consegna dopo poche ore. Recentemente, nel suo capitale, sono entrati due colossi del venture capital portando in dote 8,5 milioni di euro di investimenti.

Talent Garden – una delle più grandi e note esperienze di coworking a livello nazionale ed internazionale – a settembre, ha inaugurato a Milano Isola il primo spazio di coworking dedicato al foodtech e alla sostenibilità. 2.000 mq, 180 postazioni di lavoro, 2 aule di formazione e 30 startup già all’opera, a dimostrazione che lo spazio di business c’è e che Milano, anche questa volta, si conferma prima città italiana per fiuto sull’innovazione.

Il panorama italiano si distingue anche per un altro aspetto: è estremamente elevata in Italia la sensibilità (e di conseguenza l’effetto in termini di comunicazione, specialmente sul web e sui social) contro lo spreco alimentare.

Un’esperienza su tutte, quella di Federalimentare che a settembre, a Roma, ha organizzato l’evento “Life.Food.Waste.Start.Up”.

È in quella occasione che sono state premiate alcune delle esperienze più interessanti: “Bella Dentro”
, primo progetto nato per combattere gli sprechi nel settore ortofrutticolo italiano; “Food for Good” per recuperare le eccedenze alimentari dagli eventi; “BringTheFood”, un’applicazione della Fondazione Bruno Kessler al servizio degli enti caritatevoli per la raccolta e ridistribuzione di prodotti cotti o in scadenza; “Myfoody”, app che segnala ai consumatori i prodotti prossimi alla scadenza nei supermercati. Fattore caratterizzante è che non sono solo innovative: funzionano.

A livello internazionale, invece, predominano altri temi, due in particolare. Il primo ha a che fare con i giganti del Food Delivery (ovvero le piattaforme di consegna del cibo) da Deliveroo a Uber Eats e DoorDash perché è in corso una vera e propria battaglia tra i colossi delle consegne a domicilio.

Operano a livello internazionale, sono corteggiati (se non addirittura acquisiti) da investitori milionari, e stanno decisamente modificando il settore della somministrazione alimentare. Basti pensare al fenomeno delle “dark kitchen” (cucine segrete) che propongono pasti a regola d’arte – spesso curati da cuochi famosi o nutrizionisti – preparati esclusivamente per la consegna a domicilio.

Secondo una recente ricerca presentata da Mapic Food, il mercato del Food Delivery oggi vale 35 miliardi di dollari con un trend di crescita annuale pari al 20%. Crescita determinata in particolare dai millennials, che ordinano cibo a domicilio almeno due o tre volte alla settimana e si aspettano un servizio veloce, un’ampia scelta e un buon rapporto qualità-prezzo.

Non mancano i lati oscuri del fenomeno: lo sfruttamento dei cosiddetti “rider” (i ragazzi che si occupano delle consegne) ciclicamente sale alla ribalta dei media sia in Italia che negli altri paesi.

Il secondo fenomeno che interessa il dibattito sulle startup del food a livello internazionale, sono i numerosissimi casi di imprese produttrici di cibo sano o “funzionale” (“functional food” sono quegli alimenti, naturali o modificati, che hanno un effetto benefico su una o più funzioni del nostro organismo), oppure produttrici di alimenti che hanno un minore impatto sull’ambiente.

È il caso degli “impossible burger”, fenomeno ormai internazionale che – nato negli Stati Uniti – oggi fa girare cifre miliardarie. Si tratta di hamburger (o altri piatti) apparentemente a base di carne ma in realtà preparati con ingredienti esclusivamente vegetali.

Ormai sono presenti sugli scaffali dei supermercati di tutto il mondo, senza contare i locali e i ristoranti sempre più numerosi che li propongono. Oltre agli “hamburger impossibili”, non si contano le esperienze – piccole e medie – di startup che, tra frutta secca, snack e spuntini dall’aspetto goloso, il packaging bio e il design innovativo ci propongono break più o meno salutari.

Eurowing, compagnia low cost del gruppo Lufthansa, ha addirittura selezionato – per distinguersi dalle altre compagnie aeree e rimarcare il proprio carattere innovativo – alcune startup del food e ne porta a bordo i prodotti.

È grazie a questa scelta di posizionamento che, viaggiando con Eurowings, potremo gustare degli ottimi “wildcorn” – bio pop corn, senza zuccheri aggiunti, 100% naturali – oppure delle innovative “salsicce Bework” (dal sito assicurano: 100% naturali, pochi carboidrati, 42% di proteine). Provare per credere!

Sara Di Paolo

* L’articolo si basa sulle informazioni raccolte grazie alla piattaforma di analisi semantica Webdistilled che è stata impostata in italiano e inglese per analizzare tutte le fonti, nazionali ed internazionali, disponibili – i social media, il web, i blog e le testate giornalistiche online, la carta stampata, le trasmissioni radio e tv digitalizzate – intorno al tema del cibo e del futuro, inteso come innovazione, tecnologia, nuovi stili di vita. Il monitoraggio è attivo dal primo gennaio 2019. La piattaforma in questi mesi ha raccolto più di 33.000 contenuti tra articoli, blog, post e trasmissioni radiotelevisive. L’80% sono in lingua inglese e il 20% in italiano. La maggior parte dei contenuti è stata pubblicata online (82%), seguono i social con il 16% e carta stampata, radio e TV con il 2%. Il 16% dei contenuti complessivi cita le “startup”, circa il 9% collega il food tech allo spreco alimentare.


CREDITS IMMAGINI

Immagine di copertina 

ID Immagine: 46068447. Autore: weedezign