L’Esattezza ai tempi dei Big Data… Cartografia di una meta (quasi) impossibile da raggiungere.

Natalia Robusti
Natalia Robusti

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Esattezza?

“La precisione per gli antichi Egizi era simboleggiata da una piuma che serviva da peso sul piatto della bilancia dove si pesano le anime. Quella piuma leggera aveva nome Maat, dea della bilancia. Il geroglifico di Maat indicava anche l’unità di lunghezza, i 33 centimetri del mattone unitario (…)”

Questo l’incipit di Calvino sulla lezione dedicata al suo terzo meme, l’Esattezza.  Il prologo prosegue enumerandone addirittura le caratteristiche più significative:

“Esattezza vuol dire per me soprattutto tre cose:
1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato;
2) l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili;
3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.”

L’autore, diversamente dal proprio consueto stile letterario, dà subito conto di una descrizione terminologica puntuale, in grado di disambiguare immediatamente significati all’apparenza sovrapponibili.

Il tutto mettendoci in guardia da un pericolo che oggi corriamo all’ennesima volta: la tentazione di semplificazione che, a partire dalla forma a prima vista superficiale del linguaggio, non corrisponde in realtà alla sua sostanza più profonda.

Questione di misure

Andiamo dunque più a fondo nelle sue parole. Nonostante si parli di letteratura, il tema evocato del disegno – che deve essere ben definito e calcolato, con visuali nitide, incisive e il più preciso possibile, sia sul piano del lessico che dell’immaginazione  mette a fuoco con estrema precisione (o meglio, esattezza) il nucleo di significato più profondo del termine.

Esatta non deve essere infatti solo la forma con cui si rappresenta un concetto (o un oggetto o un dato), ma anche la sua individuazione e selezione alla fonte, secondo coordinate che siano in qualche modo obiettive, riscontrabili. Di più ancora: memorabili e incisive.

Calvino, in questo modo, si avvicina con altre parole alla definizione di Esattezza secondo il Devoto-Oli, che l’identifica come “l’inappuntabile coincidenza con la forma o la sostanza dovuta”. Termine che la Teccani riferisce “all’essere corretto, rispondente al vero”.

Non caso, in quasi tutti i dizionari, gli esempi sono riferiti a un “calcolo. Che richiede cura e diligenza”.

Essere Esatti, in sintesi, non necessita solo l’essere precisi, ma anche in qualche modo obiettivi (veritieri) nell’individuare l’oggetto di analisi. Questo, compatibilmente con le nostre capacità e secondo le possibilità di cui ci dotano i tempi in cui viviamo in quel momento.

Tale doppio binario, infatti quello dell’esattezza dell’individuazione dell’oggetto e quello l’esattezza della sua rappresentazione è fortemente dipendente dagli strumenti di cui dispone colui che osserva, che possono essere non solo tecnici e tecnologici, ma anche intellettivi e culturali.

Un esempio di questo concetto è una scienza assai significativa in termini di precisione: la Cartografia. Con una premessa: ogni unità di misura, ancorché condivisa, è lontana dall’essere un dato vero in sé, ma è piuttosto una consuetudine, un punto di vista arbitrario. Questo vale per la letteratura, i dati, le informazioni e, a maggior ragione, per le cartine. 🙂

Caccia alla mappa anziché al tesoro

È emozionante vedere come una scienza vocata per nascita all’esattezza e alla verosimiglianza e dedicata  all’identificazione di un determinato luogo – sia esso un piccolo paese, un continente o un mondo –  abbia sortito, nel tempo, effetti di precisione così differenti.

Questo, nonostante la cura e la dedizione che senza dubbio ciascun cartografo ha impiegato nelle sue varie rappresentazioni.

In termini di coordinate, infatti, nelle cartine e nelle mappe,  non sono espressi soltanto i dati geografici, ma anche il punto di vista di chi le ha disegnate, quasi sempre su commissione.

Lo stesso territorio può essere così inquadrato mettendone in evidenza i confini geografici piuttosto che i regnanti, o ancora i fiumi e le vette piuttosto che gli insediamenti abitati… Il tutto modificando in maniera significativa l’impressione che fa la cartina stessa e gli effetti che sortisce.

Fa ad esempio una certa impressione osservare una delle prime mappe della terra (che la immaginava rotonda, con un’aura di mare intorno) e paragonarla alle nostre telescopiche visioni sul pianeta grazie ai satelliti e a Google.

L’esempio della cartografia è così calzante anche per ragionare, oggi, sull’esattezza con cui non solo diffondiamo e analizziamo i dati di cui disponiamo, ma soprattutto su come (e anche perché) li raccogliamo.

Prima di andare oltre, però, segnalo due siti: il primo, in uno dei suoi articoli, dà conto del progresso, nel tempo, della cartografia: www.ilsileno.it.

Il secondo, davvero fantasmagorico, www.davidrumsey.com, contiene decine di migliaia di mappe, ma soprattutto ne permette una consultazione rapida per nomi oppure per area geografica in base all’epoca in cui è stata rappresentata. In questa ricerca si può così vedere la differente “esattezza” applicata dai vari cartografi nel tempo. Ne consiglio assolutamente la visione!

Misura la cosa esatta

Usciamo dal magnifico contesto della cartografia e torniamo a noi, o meglio, ai dati, oggetto principe (e principessa) del nostro blog.

Con un’avvertenza: così come una mappa mal dimensionata – per errore o per dolo – può far cadere lo sventurato viaggiatore in un luogo affatto coincidente con quello ricercato, lo stesso vale oggi le nostre “mappe” e i nostri “grafi” concettuali e statistici, per lo più strategici, che possono segnare e indirizzare in maniera anche irreparabile le nostre decisioni, e dunque le nostre azioni.

Il tema dell’esattezza e della veridicità – a proposito di dati – è dunque cruciale, tanto che è uno dei quattro parametri principali con cui si individuano i big data (assieme al volume, la velocità e la varietà).

Auto-citandoci, ricordiamo a tal proposito che il termine “si riferisce alla connotazione qualitativa del dato raccolto e analizzato (in termini di interoperabilità e affidabilità), fattore davvero cruciale, essendo questi dati alla base di una serie di attività inferenziali il cui esito dipende appunto dalla qualità della materia prima da cui si parte.”

E qui si apre una questione cruciale, in termini di Esattezza.

Proprio perché sappiamo bene che non esiste nulla, in termini umani, di realmente obiettivo e neutro in sé – né in forma astratta e tanto meno percettiva – la veridicità di ogni inferenza ed espressione umana dipende da tanti fattori, da quelli personali a quelli del contesto sociale.

L’unica possibilità di Esattezza che ci appartiene, dunque, può riguardare il metodo auto-riflessivo con cui ciascun di noi analizza, elabora e propone le proprie informazioni o le proprie considerazioni. Con uno sforzo continuo di controllo e riscontro, verifica e messa alla prova. Vale per i numeri e vale, a maggior ragione, per le parole e i concetti che li esprimono.

Non a caso una tavola rotonda tenuta a gennaio di quest’anno sulla Data Economy  mette in evidenza l’importanza della veridicità dei dati (non solo nella fase di raccolta, ma anche di aggregazione ed uso) e il loro conseguente valore, e sottolinea come a maggior ragione occorrano una serie di garanzie per far sì che:

“(…) i Big Data siano gradualmente accompagnati da una riflessione, etica e deontologica, sui limiti di una logica di sfruttamento seriale delle scelte individuali di interazione e sulle conseguenze di questo sfruttamento.”

Per non andare troppo lontano ci basti pensare alle recenti polemiche (e problematiche) aperte dalle questioni legate all’uso dei dati raccolti su Facebook: si tratta di riflessioni che portano inevitabilmente a fattori etici.

Voglio così chiudere con parole non mie, ma estrapolate da una recente intervista che il nostro blog ha fatto a una giornalista italiana, in proposito di comunicazione (e informazione) etica.

“L’Esattezza, scrive infatti Mariagrazia, è una virtù etica che ho inserito anche nel mio libro. Essere esatti significa andare in una direzione opposta a quella dell’entropia, cioè comunicare con gli altri, mirando alla coerenza, all’armonia, al significato.

L’esattezza costruisce l’uomo, perché lo ritaglia dal caos e gli fornisce i mezzi per conoscere il mondo senza averne paura, diventando un soggetto morale libero di scegliere e di assumersi la responsabilità delle proprie scelte, sia in ambito pubblico che privato.”

Occorrerà tenerlo bene a mente. Ai tempi di Twitter e e Trump, Facebook e Zuckerberg. E ancor di più ai tempi dei dati e dei Big Data. Per non finire… fuori strada!

Natalia Robusti