SmART: sembra un gioco di parole (e lo è 🙂 eppure, come spesso accade, dietro ai giochi si nasconde qualcosa di significativo.
Nel nostro caso, celato sotto alla sottile patina ludico-verbale, c’è un vero e proprio asset in grado di rendere l’ARTE parte non solo integrante, ma trainante dell’economia di un territorio, in primo luogo delle città, ma non solo. Il tutto in una nuova idea di Rinascimento che metta finalmente di nuovo insieme Arte e Scienza anche alle nostre latitudini, e non solo oltreoceano.
Gli esempi ci sono già, ed è un vero piacere illustrarli ai nostri lettori con una serie di buone pratiche che “cavalcano” davvero quell’idea di eccellenza tanto spesso cercata e così di rado toccata con mano.
Ci spieghiamo meglio.
Si fa un gran parlare di Smart in riferimento a quelli che possiamo definire i massimi sistemi: energia, applicazione, mobilità, sostenibilità varie – settori senz’altro strategici e basilari per ogni società – eppure quello che non va dimenticato è che alla base d’ogni salto qualitativo nello sviluppo duraturo di una comunità, sono quelle pratiche che dal loro basso (o dall’alto, a seconda della prospettiva e del tema) coinvolgono in primo luogo energie e talenti del luogo cui appartengono.
Il nostro focus esplora dunque un tema che ci sta particolarmente a cuore: le pratiche culturali e artistiche di una comunità e di un territorio declinate secondo il sapere e le opportunità dell’innovazione anche tecnologica.
L’Italia è del resto un “ambiente”, per questi aspetti, esemplare.
Nei due sensi: sia in quello positivo, ovvero come luogo deputato dalla storia dell’arte ad essere tra i più ricchi del pianeta (forse il più ricco), sia come esempio invece di una non piena messa a frutto di tali e tanti ricchezze…
Ebbene, con una certa soddisfazione, possiamo affermare che qualcosa sta cambiando, ed entrambi i sensi di tale prospettiva stanno convergendo in una serie di progetti emblematici.
Citiamo in primo luogo noi stessi, con questo articolo su HETOR, un progetto formativo di eccellenza e con il monitoraggio realizzato sui venti musei italiani a seguito della designazione dei loro nuovi Direttori.
Sarà poi un caso, ad esempio – o forse no – che proprio la città di Palermo sia stata da poco eletta Capitale della cultura per il 2018 dopo che, solo due anni fa, è stato presentato il progetto Smart City Italia “Innovazione e cultura per una città “intelligente”” con il compito di “creare un nuovo rapporto di consapevolezza dei cittadini con il territorio e a far comprendere ai giovani che è possibile vivere processi di innovazione senza andare all’estero”.
Lo scorso anno, inoltre, è stata la città di Savona ad ospitare Be Sm/ART , un progetto artistico-scientifico che “per due mesi ha animato il Campus di Savona con azioni performative e interventi site specific ideati dagli artisti dell’associazione Cherimus chiamati a interpretare creativamente la sperimentazione sulla Smart City condotta nelle aule del Polo Universitario ligure.”
Come illustrato in questo articolo, del resto, sembra proprio che il 2015 sia stato l’anno spartiacque per le “Smart Cities” italiane, anno in cui è stato messo a punto a cura dall’Osservatorio dell’ANCI di uno strumento “per il campionamento delle attività svolte, o in corso di svolgimento, sul territorio nazionale (…) con la voglia di confrontarsi, tenersi in contatto, stringere collaborazioni e scambiare best practice”.
Da parte nostra, dopo questa breve excursus sul tema, continueremo a monitorare – come si dice – la query, con un occhio (ormai allenato) a cogliere le più sottili sfumature e i più impercettibili indicatori che dimostrino che, sì, Smart è bello, ma SmART lo è ancora di più!
Stay tuned!