Gli alti e bassi del cibo italiano. Monitoraggio online a cura di Sara Di Paolo.

Sara Di Paolo
Sara Di Paolo

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Il 2018 è l’anno del Cibo Italiano. Sono 69 i grandi appuntamenti in tutta Italia per celebrare il connubio arte, paesaggio, cibo. Fattori distintivi del nostro paese, attrazioni uniche per turisti e visitatori. Secondo la ricerca Food Travel Monitor della statunitense World Food Travel Association, il 49% dei turisti globali ha partecipato ad almeno un’esperienza enogastronomica unica ed indimenticabile durante un recente viaggio.

E così dal primo dicembre 2017 – grazie alla piattaforma web distilled navigo anche io per il “cibo italiano/Italian food”, passando di sito in social, leggendo articoli e blog, monitorando trasmissioni radio e tv in italiano e inglese, alla scoperta degli alti e bassi nella comunicazione sul cibo italiano.

Trattano espressamente di questo tema oltre 28.000 contenuti, il 53% in italiano e il 47% in inglese. Sono ovviamente citati moltissimi prodotti e piatti. Tra quelli monitorati, in inglese vince la pizza (con 2918 menzioni), seguita da gelato (897) e tiramisù (331), rispetto alle salse da condimento il pesto (525) batte il sugo (272) seguito poi dalla carbonara (200), mentre in italiano pesto, sugo e amatriciana (molto meno citata la carbonara) se la giocano alla pari (essendo tutti e tre intorno alle 300 menzioni) e la pizza scende a 758 menzioni.

Il monitoraggio – per scelta – evita siti e blog di ricette (sarebbero centinaia di migliaia!) e considera specificatamente quei contenuti che esprimono considerazioni e articolano ragionamenti sul cibo italiano.

Da dicembre ad oggi, alcuni “picchi” scandiscono l’andamento della comunicazione nel tempo. Apre le danze la pizza napoletana: il 7 dicembre l’arte dei pizzaioli napoletani ottiene il riconoscimento Unesco. Ne parliamo soprattutto in Italia ma la notizia, ovviamente, fa il giro del mondo. C’è chi si domanda se sta mangiando una pizza o pura arte? E chi gioca con le parole “the pasta, the past and the pizza”. È diffuso un sentimento di gioia per un riconoscimento considerato – dappertutto – davvero meritato!

Monitoraggio dei dati giornalieri da dicembre 2017 a marzo 2018.

Cambia il clima nella seconda metà di dicembre con un fatto che coinvolge (e sconvolge) prevalentemente il mondo anglosassone: lo chef Mario Batali, celebrity in America (proprietario di varie realtà, protagonista di The Chew e punto di riferimento della cucina italiana negli Stati Uniti), viene accusato di molestie sessuali.

Il caso gira su numerose testate giornalistiche online, soprattutto americane, e sui social. Il tema è caldo, il #MeToo movement è nato un paio di mesi prima. Qualche giorno più tardi, lo chef si difende inviando una lettera di scuse e ammettendo i propri errori. Fin qui parrebbe tutto bene, se non fosse che a conclusione della lettera di scuse propone una ricetta: pizza dough cinnamon roll (rotoli di pasta per la pizza cotti al forno e aromatizzati alla cannella). Partono pesantissime critiche. Diventa virale l’espressione “onion gag”, non si tratta di cipolle ma della necessità di “mettergli un bavaglio”.

Con l’arrivo di Capodanno e l’inizio del nuovo anno, il mood sul cibo italiano cambia nuovamente. Il 30 dicembre viene ufficialmente presentato l’anno del cibo italiano 2018. Quattro ministeri – Mibact, Mipaaf, Maeci e Miur – insieme ad altri attori protagonisti del settore – tra cui Cassa Depositi e Prestiti, Enit e Alitalia – fanno sistema per celebrare i nostri prodotti agroalimentari, come parte della cultura nazionale e di tutte le identità locali. La campagna utilizza l’hashtag #annodelciboitaliano che in quei giorni impazza e ad oggi conta quasi 10.000 citazioni.

Oltre agli enti nazionali del turismo e della cultura italiani, ne scrivono la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Galleria PiziArte di Tortoreto Lido e gli account regionali e comunali liguri che ospitano in questi mesi uno dei 69 eventi dell’anno del cibo. Tra i luoghi più citati Napoli, Firenze, Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Modena, Pompei, Paestum e il borgo marinaro di Recco che, a ondate, intorno alla sua focaccia al formaggio scatena un gran baccano.

Con l’inizio dell’anno nuovo la cucina italiana è sulla bocca di tutti. Chi da New York comincia il 2018 con un bel piatto di tagliatelle al ragù, chi aspetta gli amici cucinando il pollo al forno e ricoprendolo di Parmesan cheese e chi dall’Italia sostiene la bontà dei passatelli in brodo, ottenendo un discreto numero di commenti positivi e la voglia di condividere ricordi.

E se – nel corso dell’anno appena passato – hai perso qualcosa o qualcuno, gli anglosassoni si sprecano nei suggerimenti per farti ripartire con entusiasmo, tra questi non manca mai il momento in cui devi regalarti un delicious Italian dinner oppure, in alternativa, un corso di cucina italiana.

Monitoraggio dei dati dei weekend da dicembre 2017 a marzo 2018.

Ma non scrive di cibo italiano solo chi ha voglia di condividere esperienze, sono numerosi i siti e i blog che trattano gli aspetti economici e sociali del fenomeno. Dagli sviluppi industriali dell’americana “Romana Food Blockchain Corp” – emerging leader nella produzione di prodotti italiani – che sta acquisendo altre realtà americane dell’Italian food, a chi approfondisce la relazione tra digital innovation (innovazione digitale) e autenthic dishes (piatti autentici).

Su questo le catene americane imperversano e anche gli articoli sul tema che vedono come protagoniste pasta e pizza: i piatti italiani che più comunemente negli Stati Uniti vengono consumati attraverso il take away, cioè comprandoli già pronti e portandoli a casa. E, a pensarci bene, è meglio così se è vero – come scrive il Corriere della Sera – che a Firenze una palazzina ha rischiato di andare a fuoco a causa di tre studentesse americane che volevano preparare un piatto tipico italiano e hanno messo la pasta a cuocere in pentola ma senz’acqua, dando così fuoco alla cucina.

A febbraio, un grande picco nella comunicazione è nuovamente dovuto all’Anno del Cibo Italiano. Contemporaneamente viene presentata la #nottebiancadelciboitaliano – da celebrare il 4 agosto in tutta Italia, giorno in cui (nel 1820) è nato Pellegrino Artusi – e viene lanciata la campagna #ilmiopiattopreferito. C’è tutto l’anno per votarlo, comincia il ministro Franceschini scegliendo “sua Maestà la #Salamadasugo e sul web infuriano commenti e pietanze. L’Accademia del Panino Italiano suggerisce il#paninoitaliano, uno diverso per ogni giorno dell’anno”. Dalle Marche arrivano i #vincisgrassi e le #oliveascolane e non si contano le specialità citate: prosciutto di Parma, mozzarella di bufala, casoncelli e così via!

Con il mese di marzo, la comunicazione sul cibo italiano è letteralmente dominata dal pesto. Una combinazione di azioni promozionali intorno alla settima edizione del Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio, uno degli eventi indicati dal Mibact, consente un’azione integrata tra i principali enti coinvolti: Regione Liguria lancia #orgogliopesto per invitare le persone a scendere in piazza con il proprio mortaio a preparare il pesto e a sostenere la candidatura Unesco, il Comune di Genova in collaborazione con la comunità locale degli instagramers lancia il #WorldPestoDay a cui si aggiungono gli organizzatori e i partecipanti al Campionato con gli hashtag #pesto e #pestochampionship. Il risultato è una “nuvola di parole” a tema e un profumo di basilico che dalle piazze liguri contagia i social.

In ultima analisi, il punto è proprio questo: usare strumenti avanzati di monitoraggio web, social e press serve per ascoltare, conoscere e scoprire in modo mirato contenuti, informazioni ed emozioni relative ai propri ambiti di interesse, e su questo costruire strategie integrate per la comunicazione e la promozione.

Sara Di Paolo