Rosso di sera bel tempo si spera… ai Big Data piacendo!

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Il cielo al tramonto si accende di rosso? – nessun dubbio: il giorno seguente porterà bel tempo.
Cielo a pecorelle? – a ciascuno la risposta meteorologica di sapienza popolare!
L’osservazione del cielo e dei fenomeni naturali per comprendere (e dunque predire) l’evolversi delle mutazioni meteo ha origini antichissime, ben più di quella dei proverbi a tutti conosciuti.
Fu tuttavia l’invenzione del telegrafo, nel 1835, che diede inizio all’era moderna delle previsioni metereologiche, permettendo ai vari bollettini formulati di essere ricevuti e diffusi nel giro di breve tempo, compito che le comunicazioni postali avevano fino ad allora reso problematico.
Ai primi del ‘900 si sviluppò dunque una rete di osservazioni meteo a livello mondiale, supportate da un modello matematico interpretativo che poneva le basi per la meteorologia operativa. Fu il matematico e fisico inglese L.F. Richardson a creare le prime equazioni per le previsioni meteorologiche, a partire dalla considerazione dell’atmosfera come un fluido al quale potevano essere applicate le leggi classiche della meccanica e della termodinamica.
Secondo tale “visione” il comportamento dell’atmosfera poteva essere predetto sulla base della variazione di alcuni parametri fisici fondamentali: pressione, temperatura, umidità e velocità del vento.

Da allora, molta acqua è passata sotto ai ponti – scusate la divagazione – e ai modelli matematici e relativi super-calcoli si sono affiancati i satelliti, portatori non solo di viste straordinarie, ma di dati raccolti in tempo reale in grado di simulare con una certa attendibilità – almeno per un numero di ore successive limitate – l’evolversi delle condizioni climatiche osservate.
Però… c’è sempre un però. Se infatti i modelli predittivi più diffusi sono quasi sempre precisi entro le 24-48 ore, e quelli a medio e lungo termine (3-7 giorni) sono in media abbastanza attendibili, spingersi  oltre – a tutt’oggi – è ancora azzardato, per la complessità dei fenomeni in campo e la loro variabilità.
Sono diversi i progetti in essere per risolvere queste difficoltà e, come illustrato in questo articolo, riguardano i Big Data, o meglio il loro utilizzo.
Un esempio di dati – utilizzabili tuttavia solo a certe condizioni – è ad esempio il set prodotto dall’European Climate Adaptation Platform riguardanti previsioni ambientali nel periodo 2021-2050 e 2071-2100 e che, essendo stati ottenuti da indicatori riferiti ad aree piuttosto vaste, risultano non del tutto appropriati per analisi delle condizioni metereologiche future a livello locale.

Diverso è invece il caso della piattaforma Copernicus, che utilizza un approccio integrato tra cartografia e dati satellitari che le consente una miglior gestione delle emergenze e di elaborare ipotesi previsionali anche su aree ristrette. Resta il limite di essere in uso esclusivamente per le organizzazioni umanitarie e le azioni di protezione civile.
Un approccio più locale può essere quello del supercomputer Deep Thunder che, raccolti i dati necessari, elabora con buona esattezza le condizioni metereologiche in un arco di 4 giorni anche per i singoli quartieri delle grandi città.
Su un percorso simile si muoverà ad esempio la nuova app meteo creata dall’ARPA dell’Emilia Romagna che, grazie a un apposito software, analizzerà i dati raccolti da oltre 250 stazioni per dare all’utente, grazie alla geolocalizzazione, la previsione sul clima nel luogo in cui si trova nei tre giorni successivi.

Un ultimo appunto: in quest’ultimo caso, per prevedere come evolveranno le condizioni meteo, i risultati elaborati dai calcolatori saranno revisionati e corretti da un team di esperti in carne ed ossa. Perché contro l’imprevedibilità degli agenti atmosferici forse c’è poco da fare e nemmeno gli strumenti meteo più sofisticati possiedono sufficienti poteri di veggenza.
Chissà: a volte i proverbi la sanno più lunga di tutti, Big Data compresi…

 

approfondimenti

Per saperne di più

 

– www.daily.wired.it

-www.lifeinabyte.com

– www.wrfitalia.com

– www.centrometeo.com

– www.mathisintheair.org