Dica 33… zetabyte! Big Data e prevenzione delle malattie.

Natalia Robusti
Natalia Robusti

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Più che una mela al giorno, a toglierci d’intorno i tanto temuti medici, sono e saranno sempre di più i dati clinici a farlo, a patto che siano analizzati, trattati e utilizzati in chiave predittiva e in piena “scienza e coscienza”, come si dice. Le novità in ambito clinico e medico – le stiamo vedendo più o meno tutti – sono infatti ormai quasi quotidiane, a partire da una coppia dirompente: l’aumento della vita media e l’evoluzione tecnologica.
E sembra proprio che a questi Dati sia data oggi – scusate il gioco di parole – la chances di migliorare la qualità della nostra esistenza, e non solo di allungarne la durata, a partire da invenzioni e applicazioni che ci accompagnano e accompagneranno istante dopo istante, fedeli come veri e propri angeli custodi della nostra salute.

Ne proponiamo una rapida panoramica a partire da uno studio proposto nell’articolo Digital Health: i 10 trend del 2016.
A farla da padrone in questo nuovo orizzonte è il paradigma della prevenzione, grazie allo “sviluppo di nuove pratiche e nuovi processi e di conseguenza di nuove e utili soluzioni di digital health che faranno parte del continuum terapeutico”.

Altra parola parole chiave del prossimo futuro in ambito clinico e medico è sempre lei, l’IA (intelligenza artificiale) che declina la prevenzione come leva di riduzione del rischio anche in presenza di fattori critici.
Il monitoraggio in real time delle nostre condizioni di salute, infatti, grazie alle applicazioni d’intelligenza artificiale, sarà in grado di “dialogare” con il nostro corpo e, attraverso sensori, dispositivi, app e nuove tecnologie, di allertare chi di dovere nel caso di dati clinici sospetti.

cuore e IoT

Insomma, il nostro stresso organismo sarà messo in grado di interagire con una vera e propria rete di guardiani della salute composta da cloud, dati e, perché no, dai nostri smartphones, sempre più polivalenti e multifunzionali.

Alcuni esempi già attuali? Eccone uno, legato al cuore, in cui un “software incrocia i dati degli esami del sangue con quelli di una risonanza magnetica che analizza i movimenti del muscolo cardiaco ad ogni battito in 30mila punti diversi”. Ma si parla anche di diagnosi precoce in ambito oncologico, grazie a un “sistema high-tech per la diagnosi precoce del cancro” in cui “gli algoritmi ad alta velocità e l’intelligenza artificiale sono fondamentali per la diagnosi precoce di malattie”.

Tutti i sistemi sanitari più avanzati si stanno insomma dirigendo verso un approccio “intelligente” alla salute, grazie anche “ai progressi in settori come la robotica, l’intelligenza artificiale e la scienza comportamentale” e alla loro relazione sempre più stretta con i Big Data. Non solo. Grazie alle attuali sofisticate tecnologie, uno dei trend più promettenti è quello legato alla cosiddetta ricerca “omica”, neologismo che indica un ampio numero di discipline biomolecolari che hanno come oggetto di studio ad esempio il nostro genoma.

Il paziente come individuo, dunque, sembra essere messo la centro di terapie preventive e prescrittive altamente mirate dal punto di vista qualitativo anziché quantitativo, come lo studio Growth Opportunities for Healthcare Big Data—An Analysis of Global Case Studies illustra. “Nei prossimi cinque anni diversi paesi in Europa e nella regione Asia-Pacifico adotteranno modelli di cura che premiano il personale clinico che migliora gli esiti a lungo termine nei pazienti, specialmente per le malattie croniche, piuttosto che il volume delle cure erogate”.

Tutte notizie positive per il presente e il futuro, dunque, almeno in questo ambito.
Come si dice? Chi si curerà vedrà.