Milioni – e anche più – di personaggi in cerca di un lettore!

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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“Scripta manent”, si dice citando il proverbiale motto quando si vuole sottintendere le proprietà di permanenza della parola scritta. Sottovalutando forse il potere del testo nella sua forma più volatile, ovvero quella orale, che si imprime tuttavia anch’essa nella memoria, a volte al di là della consapevolezza del lettore che, nelle parole udite, o magari solo evocate in assenza, sigilla per sempre nel proprio animo un pensiero, una domanda, un’intuizione.

Lo si riconosce più spesso nelle canzoni, nei famosi tormentoni che grazie alla musica arrivano diritti al cuore e al cervello del pubblico con maggior facilità, questo potere di suggestione, quasi di fissazione.
Ma nemmeno il testo “letto” – quello declamato davanti a tutti, in un teatro, così come quello pronunciato in silenzio tra sé e sé quando si è immersi in un libro coinvolgente – si sottrae alla capacità del Verbo di penetrare nella profondità dell’anima e centrare diretto il bersaglio.
Perché alla fine ciascun testo si riconduce sempre a una voce, anche se è soltanto la propria, che ne decifra i codici e li imprime nei propri pensieri facendoli sedimentare là, dove l’eco della conoscenza si inabissa e deposita i propri semi.
Accade così anche ora, come sempre è accaduto, che il legame tra chi scrive e chi legge si muove in quel flusso di narrazioni che sono prima tradotte in segno, poi celebrate in suono e infine impresse nella memoria del Lettore, ovvero colui che fin dall’inizio era il destinatario dell’Autore. Così come Eco e i grandi semiologi dell’Umanità ci hanno ormai da secoli illustrato.

A partire da questa consapevolezza, noi di 6memes, senza voler disturbare i massimi sistemi della linguistica, ma avanzando invece come “barbari” – come Baricco insegna – vogliamo approfondire in questo articolo una specifica contingenza: se il rapporto tra Autore e Lettore non è mai stato così stretto come oggi – quasi a riprodurre gli antichi splendori dell’oralità, fatta di piazze, palcoscenici e folle di pubblico declamante – questo è in sé un bene o un male?
Riprendendo così il filo del nostro primo articolo sul tema, ci tuffiamo in un focus specifico, quello del lettore come luogo terminale – forse non poi così tanto – di una filiera di produzione della parola scritta che, immaginata e impressa per orecchie altrui, approda sul libro, pardon, sul kindle, del lettore contemporaneo.
E già qui quello che solleviamo è un tappeto, con sotto tanta, ma tanta polvere. Perché questo legame ormai diretto, all’apparenza senza più filtri né intermediazioni, pone una spina nel fianco dell’editoria, del giornalismo e fin nell’intellighenzia nostrana. Come se aprire il recinto delle narrazioni infrangesse un vero e proprio tabù, quello del tempio della cultura come luogo privilegiato, quasi di confino elitario, del sapere, in cui occorre entrare in punta di piedi, chiedere il permesso e magari coprirsi il capo in segno di timore reverenziale o comunque di sottomissione.
Oggi, finiti i tempi in cui lo scrittore doveva pagare per forza pegno a editori, critici ed editor più o meno illuminati, grazie alla tecnologia, all’innovazione e soprattutto alla grande domanda di possibilità espressiva e al bisogno di conoscenza condivisa, si apre allo scrittore un mondo – letteralmente – di lettori possibili che, affatto passivi, irromperanno nella filiera di produzione del testo scritto diventandone una parte complementare affidando ad esso, la propria “voce”.

Un male? Un bene? Dipende dai punti di vista.
Per quello degli editori e dei distributori certo può essere un problema – di business prima ancora che di presunto controllo della qualità letteraria dell’opera distribuita. Eppure, come questo articolo illustrabasta una scintilla di intraprendenza e di desiderio di stare al passo coi tempi per riconvertire i processi di mediazione editoriale attraverso gli strumenti online, aprendo ad esempio vere e proprie edicole online.
Questo, probabilmente senza nulla togliere alla qualità delle opere distribuite, anzi. Come dimenticare infatti che i cosiddetti lettori autorevoli (critici e letterati in primis) non sono sempre stati all’altezza del loro ruolo? Testimoni ne sono le fila di veri e propri geni letterari rifiutati e rifiutati da editor e case editrici che si sono fatte nei decenni precedenti sterminate, mietendo vittime anche tra grandissimi scrittori scoperti poi per caso o per necessità. Uno per tutti, capace di appassionare platee sterminate di lettori prima e spettatori poi: Camilleri, il cui lungo elenco di rifiuti delle sue opere da parte delle case editrici è davvero emblematico.

Ma anche rispetto al punto di vista degli Autori, l’interpretazione del fenomeno può non essere così semplice. Privo dell’imprimatur di qualche mentore ufficiale – magari dietro cui nascondersi e, nel caso, difendersi – lo scrittore può anche delinearsi come un Davide solitario contro un Golia fatto da una platea potenzialmente mondiale di lettori. Lettori che oltretutto, grazie alla possibilità di inviare feedback quasi in tempo reale e di pubblicare recensioni anche spietate, faranno sentire in maniera significativa la propria voce e la propria opinione, e far dormire sonni non proprio profondi agli autori, che andranno a contare le “stelline” ricevute come vere e proprie sentenze (di vita o di morte letteraria). Stelline capaci, ad esempio, di influenzare le scelte successive sia del lettore stesso che di chi ne andrà a leggere i commenti, oltre che degli algoritmi di selezione e predizione delle scelte del consumatore.
In questo caso, poi, la casistica solleva non pochi dubbi sull’efficacia o meno della tecnologia profilante cui sono sottoposte le scelte dei lettori.
Per ora dunque, almeno all’apparenza e in questo intervallo di tempo, è il punto di vista del Lettore a sembrare il più premiato, anche se segnali di inquietudine si muovono all’orizzonte, là dove i colossi della distribuzione, ancora meno empatici delle case editrici e niente affatto sentimentali, si attrezzano ogni giorno di più per profilarne – e soprattutto influenzarne – i comportamenti e gli stili di vita, come riportato in questo articolo.
È tuttavia innegabile che mai come oggi il lettore può muoversi in un orizzonte sterminato di possibilità di lettura, online, offline e ibride, come ad esempio l’acquisto di libri cartacei da una qualsiasi piattaforma di distribuzione web.
Come in un regno di destini incrociati, Autore e Lettore si ritrovano così oggi all’ombra del digitale, là dove possono parlarsi direttamente, rispondere a reciproche domande, darsi reciproci suggerimenti, fare insomma due chiacchiere, grazie alla coincidenza sempre a distanza tra colui che scrive e colui che legge. Tra colui che attende e colui che arriva, che desidera ed esaudisce. Perché alla fine, diciamocelo chiaro: non c’è analogico né digitale che tenga, di fronte al potere dell’incontro!
Buona lettura, dunque. Oggi più che mai.