I sentimenti dei dati o i dati dei sentiment?

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Spiare dal buco della serratura non va più di moda. Oggi basta un qualsiasi ipad per curiosare in tutta tranquillità nella vita di chiunque vogliamo, o quasi. E ad essere analizzati non sono solo i semplici “fatti altrui”, ma qualcosa di più: con l’avvento dei social e degli strumenti che li aggregano e analizzano possiamo scoprire con facilità anche i gusti, le inclinazioni e le avversioni dei profili seguiti. In una parola sola, i loro sentimenti.
Niente di male, abbastanza di buono, molto di divertente e un po’ – ma solo un po’ – di ossessivo.
C’è però un’altra faccia della medaglia, probabilmente un’emoticon: allo stesso modo con cui noi “curiosiamo” nei profili e nelle conversazioni altrui, anche gli altri possono fare lo stesso nei nostri confronti, alla ricerca di quello che di noi li attira o magari li irrita. E, come se non bastasse, tutti noi finiamo nelle maglie più o meno strette di strumenti dai nomi seduttivi (MediaMiser, NUVI, Social Intelligence, Collective Intellect) che in realtà ci scansionano letteralmente dalla testa ai piedi e lo fanno, come si dice, in real time.

Si parla non a caso di programmi che analizzano il sentiment, ovvero le caratteristiche connotative, e non solo denotative, delle conversazioni online, schedandole e marcandole secondo criteri di giudizio che riguardano eventuali espressioni non solo di positività e negatività, ma anche di frequenza e ricorrenza. Il tutto suddiviso o suddivisibile per aree geografiche, lingue di appartenenza, età… insomma tutto ciò che riguarda il “dire, fare, baciare, lettera e testamento”!
E visto che questi programmi si fanno, come dire, i fatti nostri, allora è il caso di rendere loro la pariglia e cercare di svelare qualche loro segreto, così da giocare più o meno ad armi pari.
Vediamo quindi più in dettaglio come avviene questa analisi del sentiment da parte di tali strumenti, cercando di tradurla in un linguaggio più “umano” di quello che utilizzano questi programmi per funzionare.
Intanto un concetto importante: un viaggio nei dati in real time è un viaggio che inevitabilmente ci porta nel futuro a partire sia da quello che è accaduto prima che da ciò che accade nel frattempo. Tutto il flusso di dati, infatti, viene analizzato mentre avanza nel tempo.

Tale processo, che tecnicamente è piuttosto articolato, può essere sintetizzato nei seguenti passaggi:

  • le informazioni vengono innanzitutto acquisite attraverso pagine html, post, like, immagini etc;
  • i dati così raccolti vengono “puliti” mantenendo solo ciò che è rilevante in termini di contenuto informativo, eliminando ad esempio i messaggi pubblicitari;
  • questo flusso ancora grezzo viene filtrato ulteriormente, scartando quei contenuti che non sono significativi per la tematica che si sta analizzando o per il brand monitorato;
  • il materiale così selezionato viene analizzato semanticamente (attribuendovi cioè un valore in termine di significato) e vengono messi in evidenza alcuni dei messaggi pertinenti che vi sono presenti: keyword, argomenti, nomi di persone, nomi di brand, luoghi etc;
  • tale mole di dati, filtrata e categorizzata, viene analizzata in tempo reale al fine di rilasciare i relativi report (analitici o sintetici) che ne individuano il valore e il sentiment, appunto;
  • il tutto attivando – se richiesto – appositi alert nel caso vengano citate parole o situazioni identificati in precedenza come rilevanti, sia in positivo che in negativo.

Alla fine di questo complesso processo di lavorazione i dati vengono rilasciati all’utente attraverso un’interfaccia semplice da consultare, così da condividerne sia i valori che i vari trend risultanti.
Quelli che erano insomma atti comunicativi singoli e differenti, espressi in luoghi e momenti anche diversi tra loro, vengono prima selezionati e infine raggruppati secondo veri e propri percorsi di senso e quindi di valutazione. E probabilmente ben al di là delle intenzioni iniziali degli emittenti, o per lo meno della loro consapevolezza.

Come dire: attenzione a ciò che scriviamo, filmiamo e commentiamo online! Qualcuno, prima o poi, ci renderà pan per focaccia, fossero anche solo i sistemi di re-marketing, in grado di inseguire i nostri passi di consumatori per deliziarci di offerte e opportunità sempre più convenienti. O il politico di turno, che vuole sapere cosa ne pensa di lui l’opinione pubblica. O ancora un celebre cantante che cerca di promuovere la sua musica in rete con maggiore efficacia…
E se qualcuno ha dei dubbi sull’efficacia di tali strumenti, cambierà facilmente idea guardando questo grafico, realizzato “spiando” un singolo profilo di twitter in modo da scoprire i suoi interessi:

torta-sentiment-twitter
Alla rete, insomma, non la si fa. Meglio dedicarsi, come vuole la migliore tradizione, a “seminare” il proprio marito o la propria moglie!