Premessa generale
Il termine “transizione energetica” ci è diventato sempre più familiare negli ultimi mesi, diventando ormai evidente che il passaggio a una nuova architettura sia necessario e urgente.
Quello che era un tema discusso sui tavoli politici si è esteso a campagne di sensibilizzazione mirate, raggiungendo prima le coscienze di chi già era attento alle tematiche ambientali, e poi, brutalmente, tutti i consumatori finali che hanno riscontrato gli elevati aumenti nelle bollette e nei prezzi dei carburanti, con quello del metano, che sembrava il carburante più economico, repentinamente più che raddoppiato nei primi mesi del 2022.
Google e la transizione energetica
Dai circa 5.000 contenuti in italiano indicizzati da Google a gennaio 2021, si è passati ai 25.000 di gennaio 2022, e le ricerche degli utenti sono andate aumentando lungo tutto il 2021.
A gennaio 2022, il Sole 24 Ore sintetizzava chiaramente come le questioni legate alla transizione energetica siano dovute a tre fattori collegati: riassumendo, identifica:
- il forte aumento del prezzo del gas a causa della crescita della domanda dopo la fine dei lockdown, e di problemi nella logistica che continuano,
- il conseguente impatto nell’aumento dei prezzi per i consumatori finali e sui costi per le imprese,
- infine l’emergenza climatica, che ci impone di ridurre le emissioni climalteranti fino ad azzerare quelle nette entro il 2050, come previsto dall’Accordo di Parigi del 2015, che definisce nel dettaglio i contenuti del sotto-obiettivo 13.2 dell’Agenda 2030, cioè l’integrazione delle “misure di cambiamento climatico nelle politiche, strategie e pianificazione nazionali”.
In questo scenario si sono drammaticamente inserite le conseguenze del conflitto in corso in Ucraina, in cui gli interventi politici devono tenere conto anche della dipendenza energetica dal gas venduto dalla Russia: come analizzato nel Piano in 10 punti per ridurre la dipendenza dell’Unione Europea dal gas naturale russo, dell’International Energy Agency, nel 2021 le importazioni di gas dell’Ue sono state per il 45% dalla Russia. Per l’Italia, questo dato è il 40% (fonte Mise).
Velocità vs Agilità
Ecco quindi che vediamo una prima declinazione di velocità in agilità: è necessaria per rispondere ad esigenze che cambiano velocemente. Serve la capacità di scegliere un mix di produzione adeguato ai fabbisogni e di fare ricorso a nuovi e diversi materiali per la produzione.
I segnali positivi non mancano: il report World Energy Outlook 2021 dell’International Energy Agency riporta come nel 2020, nonostante le conseguenze economiche del lockdown da Covid-19, la crescita delle fonti di energia rinnovabili come eolico e solare fotovoltaico sia aumentata al ritmo più veloce degli ultimi due decenni e le vendite di veicoli elettrici abbiano stabilito nuovi record. Infatti, i dati sul 2021 di Jato Dynamics, fornitore globale di business intelligence per l’automotive, dicono che le vendite globali di auto elettriche sono state di 4,2 milioni di unità nel 2021, in crescita del 108% rispetto al 2020 e del 198% rispetto al 2019, con la Cina come mercato trainante.
[bctt tweet=”L’agilità è necessaria per governare la tecnologia nel suo veloce sviluppo. Uno strumento che dà al genere umano un potere che deve essere gestito in relazione alla possibilità e di una direzione delle scelte consapevole” username=”MapsGroup”]
Tuttavia, l’agilità è anche necessaria per governare la tecnologia nel suo veloce sviluppo. Questa è uno strumento per raggiungere dei fini, che dà al genere umano un potere che deve essere gestito non solo in relazione alla possibilità, ma anche del limite e di una direzione delle scelte consapevole.
Prendiamo come esempio proprio le automobili, e in generale i veicoli elettrici. Se è considerato positivo un aumento del parco circolante elettrico, a scapito di quello più inquinante, è necessario considerare gli aspetti della produzione e dello smaltimento dei materiali: il report del 2020 dell’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo, evidenzia come la concentrazione in alcuni paesi delle materie prime indispensabili (per esempio Repubblica Democratica del Congo, Cile, Brasile e Turchia) non solo renda instabile la produzione, ma non generi nemmeno una ricchezza proporzionale nei paesi produttori, in quanto l’incremento del valore dovuto alle operazioni di raffinazione avviene in altri paesi.
Inoltre lo sfruttamento delle materie prime può avere implicazioni sociali e ambientali, con l’esempio eclatante del cobalto estratto nella Repubblica Democratica del Congo, nelle cui miniere si riscontrano gravi problemi di lavoro minorile e diritti umani.
Il riciclo dei materiali, insieme a una migliore progettazione delle batterie e allo sviluppo di uno standard di riciclaggio ad alta efficienza, è una delle soluzioni proposte nel report, e su questi temi è al lavoro il Parlamento Europeo.
Infine, l’agilità è necessaria per accordare elementi dello stesso sistema che decidono, agiscono ed evolvono a velocità diverse, non necessariamente in questo ordine: per quanto sia veloce il cambiamento tecnologico, il suo utilizzo si integra in un sistema che al suo interno vede elementi necessari di decisione politica, amministrativa, di comunicazione pubblica, di partecipazione dei cittadini e resistenza al cambiamento.
[bctt tweet=”Per quanto sia veloce il cambiamento, il suo utilizzo si integra in un sistema che prevede elementi di decisione politica e amministrativa, di comunicazione pubblica, di partecipazione dei cittadini e resistenza al cambiamento stesso” username=”MapsGroup”]
Vediamo un esempio di questa ricerca di armonizzazione nella diffusione di una nuova forma di produzione di energia: comincia a farsi strada l’idea, con le prime regolamentazioni, che possa esserci anche una produzione da parte di istituzioni e cittadini, in una forma collettiva che si affianca e fa evolvere le prime sperimentazioni private con i pannelli solari. Iniziano a diffondersi le comunità energetiche, che si affiancano alla produzione in grande scala:
“Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano per i cittadini e gli enti attivi su un territorio la possibilità di partecipare direttamente al mercato energetico, non solo come “consumers” ma come “prosumers” attraverso la promozione dell’autoconsumo. Le CER infatti permettono a cittadini e utenti di diventare produttori e proprietari di impianti, capaci di generare valore economico, sociale e ambientale nel proprio territorio, e per questo rappresentano un potenziale di innovazione per la decentralizzazione del mercato energetico e per la necessaria transizione ecologica.”
La strada è ancora lunga?
La strada è ancora lunga: le comunità energetiche in Italia sono una ventina, un numero estremamente ridotto se confrontato con Germania, Danimarca e Paesi Bassi, rispettivamente con 1.750, 700 e 500 comunità energetiche, ma anche con la trentina di Spagna, Portogallo e Belgio.
L’importanza di un loro sviluppo è testimoniato dall’incentivo contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con un fondo di 2,2 miliardi che ha l’obiettivo di contribuire ad abbattere la spesa da interessi nell’investimento.
Ma non solo: il 15 dicembre 2021 in Italia è entrato in vigore il Decreto Legislativo che recepisce in modo definitivo le due direttive europee di riferimento:
- la RED II (2018/2001), che dispone che gli Stati membri provvedano collettivamente a far sì che, nel 2030, la quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell’Unione sia almeno pari al 32% e la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti sia almeno pari al 14% del consumo finale in tale settore
- la IEM (2019/944), relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica
Questo passaggio è necessario per concludere il percorso italiano di adeguamento della normativa in materia di risorse energetiche rinnovabili e di comunità energetiche, comunque in ritardo: il 26 luglio 2021 sono state aperte dalla Commissione Europea 10 procedure di infrazione per il mancato recepimento di alcune direttive, tra cui proprio quella che riguarda le comunità energetiche.
Per avere un’azione efficace, è necessaria l’agilità nell’armonizzazione degli attori coinvolti: le decisioni e gli indirizzi degli enti sovranazionali, la politica nazionale se tarda a muoversi, le amministrazioni locali quando sono restie all’innovazione, i fornitori di tecnologie pronti ai blocchi di partenza, i singoli soggetti che, nell’ultimo esempio delle comunità energetiche, diventano protagonisti della produzione, ma il cui coinvolgimento iniziale non è affatto facile.
A presto,
Lilith Dellasanta
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