Esistono parole in grado di evocare nel tempo, con effetto più o meno dirompente, scenari se non apocalittici perlomeno inquietanti. Così accade per il termine “influenza”, sia nel suo significato afferente all’area semantica della malattia sia in quello relativo al possibile senso di condizionamento che la parola porta con sè, declinazioni che sono entrambe in grado di evocare un elevato quanto sottinteso potenziale di “contagio” e “diffusione”.
E se nell’antichità varie tipologie di influenza (intese nel loro più ampio spettro virologico) e di malattie sono state protagoniste di eccidi e vere e proprie pulizie etniche, come la peste nera nel Trecento o l’influenza spagnola di inizio secolo, per citarne solo alcune, le malattie di ritorno, che nuove condizioni di vita ai limiti della sopravvivenza riportano letteralmente in vita, interessano oggi anche noi.
I contatti fra le varie parti del mondo, resi più facili dai processi della globalizzazione, richiamano infatti di nuovo l’attenzione su malattie come tubercolosi, colera, tifo e malaria. Ma si riverberano anche in nuove tendenze sociali (ad esempio in un differente atteggiamento verso i vaccini, più sospettoso, in grado poi di comportare un incremento di “vecchie” malattie, quali ad esempio il morbillo e la meningite.
Senza contare i vari allarmi – più o meno fondati in quanto a effettiva diffusione planetaria – che a mesi alterni i media annunciano a piena voce, con malattie dai nomi sempre più “marcati” anche dal punto di vista comunicativo, come Ebola, che ha causato migliaia di morti in Africa, e il virus Zika che va diffondendosi in tutto il mondo causando in Sud America un’emergenza sanitaria, come si può vedere in questa cartina.
D’altra parte, come abbiamo già dato conto in questo articolo, la malattia è un fatto sociale in sé, con il suo carico da novanta non solo in termini fisici, ma anche culturali, che ci ricorda – se per caso ce ne fosse bisogno – della caducità non solo di noi esseri viventi in quanto singoli, ma anche e forse soprattutto delle nostre organizzazioni sociali che, come ogni entità complessa, si rivelano molto fragili una volta che ne venga minato qualche “mattoncino” di base.
Con un impatto molto meno catastrofico, ma crediamo interessante, 6memes ha voluto metterci del suo, attivando dal mese di novembre 2015 un monitoraggio su Twitter sull’influenza, quella nostrana, di casa nostra, portatrice di sintomi fastidiosi, a volte anche complicati in caso di forme particolarmente virulente od organismi ospiti debilitati. Ne abbiamo seguito il diffondersi non solo nelle case degli italiani, ma anche nelle loro conversazioni che, come visibile nella cartina dinamica qui sotto, si contagiano e condizionano a vicenda parlando di gradi di febbre, sintomi delle vie aeree o gastrontestinali, cure drastiche o fai da te. Con un avviso: guardate la cartina d’Italia: vedrete il “virus” muoversi come uno sciame d’api! All’occorrenza, dunque, fuggite! O almeno tappatevi in casa…
CLICCA SULL’IMMAGINE PER VEDERE IL VIDEO
CLICCA SULL’IMMAGINE PER VEDERE IL VIDEO
CARATTERISTICHE DEL MONITORAGGIO