Dottore, sto male. Bene, mi parli allora della sua vita.

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Dai dati alle informazioni: interpretare il presente, disegnare il futuro.

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Knowledge and control: dalla complessità dei dati all’informazione

Il progresso scientifico e tecnologico raggiunto alle soglie del terzo millennio ha modificato in modo sostanziale anche il mondo della medicina: se, da un lato, ha reso più agevoli diagnosi e terapie, dall’altro ha causato un’inevitabile crisi del rapporto medico-paziente a causa della progressiva perdita di un dialogo al quale era attribuito, da sempre, un notevole valore diagnostico.

Per questo, nell’ultimo decennio, la medicina ufficiale ha cercato di recuperare il senso di accoglienza e ascolto del malato attraverso la Narrative Based Medicine o, più semplicemente, Medicina Narrativa.
Infatti, in un momento storico e sociale in cui la medicina è al centro di polemiche riguardo la sua presunta disumanizzazione, si avverte sempre più l’urgenza, per chi opera nel settore sanitario, di integrare la cultura scientifica con un affinamento delle capacità di ascolto del paziente.

Sviluppata tra gli anni 90’ e l’inizio degli anni 2000 in Inghilterra grazie agli studi compiuti dai medici Rachel Naomi Remen e Rita Charon, la medicina narrativa è una nuova risorsa diagnostica che si focalizza su:

– il ruolo terapeutico attribuito alla narrazione dell’esperienza di malattia da parte del paziente;

– l’ascolto che ne fanno il medico e gli altri operatori sanitari;

– l’integrazione del racconto in un quadro complessivo di diagnosi e cura, rispettoso della persona malata.

Remen e Charon, nel loro lavoro pionieristico, cercarono infatti di sviluppare la relazione tra medico e paziente basandola su modalità narrative. In questo modo i racconti fatti non solo dai pazienti ma anche da medici, infermieri e tutti coloro che assistono il malato assumono un importante valore terapeutico dando spazio al vissuto del paziente anche in termini di dolore, sconforto e tristezza, e fornendo quindi la visione più ampia possibile della malattia per poterla affrontare in modo adeguato.

Attraverso la Medicina Narrativa medici e malati sono dunque educati a costruire un legame stretto di ascolto reciproco. Per questo, alla Columbia University di New York, esiste già da tempo un percorso di medicina narrativa che, tra le altre cose, allena i clinici all’utilizzo di un linguaggio semplice, piuttosto che la terminologia medica con la quale normalmente si rivolgono al paziente o redigono le cartelle cliniche. Ciò implica una continua acquisizione di competenze attraverso l’uso di molteplici strumenti che comprendono anche corsi di lettura e scrittura, e uso di strumenti basati su arti figurative, musica e cinema.

Qual è, invece, la situazione in Italia? Il nostro paese si sta timidamente aprendo a questo nuovo traguardo della medicina: dopo la nascita, nel 2009, della Società italiana di Medicina Narrativa, l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con altri cinque paesi, sta coordinando un progetto europeo denominato S.T.o.Re – Story Telling on Record, per la creazione di una cartella clinica che accolga anche il modello diagnostico narrativo.
Non solo, sempre l’Istituto Superiore di Sanità è tra i promotori della campagna “Viverla tutta”: un progetto di raccolta on line di narrazioni intorno alla malattia che possano costituire un terreno di scambio e confronto.

Un altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi, è quello della gestione delle risorse. Con la Medicina Narrativa ciò che il paziente racconta diviene uno strumento di diagnosi e cura: una perdita di tempo prezioso, in un periodo di restrizioni e risparmi per la sanità pubblica? Non tanto, se si considerano gli effetti benefici su paziente e sistema in generale.
La Medicina Narrativa infatti, investe sui rapporti tra i sanitari, il paziente e la sua cerchia famigliare, consente un’analisi diagnostica più ampia e rende protagonista il malato del suo stesso processo di cura.
Al contrario dunque, non uno spreco di risorse: migliorando il percorso di diagnosi, la Medicina Narrativa consente un risparmio sui tempi e sui costi del processo di guarigione.
Ecco che in quest’ottica di integrazione degli elementi più strettamente legati alla diagnosi e alla cura della malattia con il racconto autobiografico della malattia stessa, la Medicina Narrativa si configura come un elemento indispensabile per lo sviluppo della medicina del futuro.
Cosicché il paziente si senta di nuovo accolto dal medico che lo ha in cura e sorrida con gratitudine alle sue inaspettate parole: “Prego, un colpo di tosse e… mi parli della sua vita”!

Per saperne di più

www.pfizer.it
www.medicinanarrativa.it
www.healtharoundme.com
www.iodonna.it