Il concetto di valore pubblico e la partecipazione dei cittadini, la centralità delle nuove tecnologie interattive nel processo di riforma del comparto pubblico sono temi più che mai rilevanti e attuali.
Approfittando della sua disponibilità, Natalia Robusti, per conto di 6MEMES, ha posto in merito alcune domande al Prof. Deidda Gagliardo, docente di Programmazione e Controllo delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso l’Università degli Studi di Ferrara, toccando tematiche di grande attualità, tra i quali le performance e la trasparenza nelle PA.
Uno dei temi del nostro blog riguarda le performance delle organizzazioni: dal punto di vista delle performance quali sono le sfide principali che la PA italiana dovrà affrontare nel prossimo futuro?
Dopo la riforma Brunetta molte pubbliche amministrazioni si sono cimentate nella scomposta misurazione e valutazione di migliaia di performance organizzative specifiche, per il tramite delle performance individuali dei propri dirigenti e dipendenti, troppo spesso non coordinate tra loro e non finalizzate verso uno scopo istituzionale superiore. Occorrerebbe, invece, dare alle suddette performance un senso ed una direzione unitaria.
Diviene, quindi, fondamentale avere una visione sistemica e finalizzare le performance sia individuali che organizzative verso lo scopo nobile del mantenimento delle promesse istituzionali di mandato fatte dai Sindaci dei Comuni, dai Governatori delle Regioni, dai Rettori delle Università, e così via: ma mantenere le promesse di mandato e realizzare le politiche istituzionali non è utile, se gli effetti delle stesse non si traducono in un reale miglioramento delle condizioni di vita delle comunità di riferimento ovvero, in altri termini, nella creazione di Valore Pubblico.
Lei è stato uno dei precursori del concetto di Valore Pubblico, può spiegarne il significato ai nostri lettori?
Penso da sempre che la missione di ogni amministrazione pubblica sia la creazione di Valore Pubblico a favore dei propri cittadini-utenti e stakeholders.
Un ente può creare Valore Pubblico se è in grado di gestire in maniera razionale le scarse risorse economiche a disposizione e se contestualmente riesce a valorizzare il proprio patrimonio intangibile, oltre che tangibile, in modo funzionale al soddisfacimento delle esigenze sociali sia dei cittadini-utenti, sia degli stakeholders.
Per Valore Pubblico intendo, dunque, il soddisfacimento equilibrato sia delle esigenze finali della comunità di riferimento sia delle esigenze funzionali dell’ente, soprattutto nei tempi di crisi economica e sociale che stiamo ancora vivendo.
E questo concetto ci aiuta a proiettarci anche nel futuro: il passaggio dall’egoistico soddisfacimento delle sole esigenze attuali dei cittadini all’adozione di comportamenti sostenibili, ovvero tesi a preservare le possibilità di soddisfacimento anche delle generazioni future, risponde ad un sacrosanto principio di equità intergenerazionale.
Se poi proviamo a calare il concetto di Valore Pubblico nella realtà degli enti territoriali locali, possiamo anche trovare una risposta alla domanda ricorrente su come generare sviluppo per i territori in tempo di crisi.Partiamo da un’analisi dei possibili comportamenti dei Comuni.
Dato per scontato che i comportamenti caratterizzati da sprechi economici e bassa attenzione ai bisogni della comunità di riferimento (Quadrante 1) spingono inesorabilmente i Comuni verso il baratro del fallimento istituzionale, questi ultimi devono anche evitare comportamenti esclusivamente orientati alla ricerca del consenso elettorale (purtroppo la ricerca miope del consenso realizzata negli anni ‘80 e ‘90 ha generato un’impressionante voragine nei bilanci pubblici – Quadrante 2) o comportamenti guidati dalla cieca frenesia dei tagli lineari alla spesa pubblica (l’economicità miope della stagione di “spending review” ha determinato un drastico peggioramento della qualità dei servizi pubblici – Quadrante 3). Occorre, dunque, un mix equilibrato di economicità e socialità, che poggi sulla riscoperta e sullo sfruttamento del patrimonio intangibile, oltre che tangibile, dell’ente e del suo territorio; e a tal proposito diviene necessario determinare scientificamente quale sia nell’ente il livello di economicità effettivamente compatibile con la salvaguardia e lo sviluppo anche sociale dei territori, facendo leva sul proprio patrimonio tangibile e intangibile (Quadrante 4).
Insomma, facendo leva sui valori intangibili è più probabile accrescere la salute economica del Comune e, per tale via, la sua capacità di soddisfare le esigenze sociali del proprio territorio. Ma quali sono i valori intangibili di cui parliamo?
La salute organizzativa che esprime l’insieme dei punti di forza di tipo organizzativo dell’ente quali, ad esempio, la cultura aziendale, il know how, le banche dati, le reti, le strutture ed i processi organizzativi funzionali agli obiettivi, oltre al c.d. benessere organizzativo.
La salute professionale o delle risorse umane che esprime il livello di conoscenza, competenza, capacità, potenziale di crescita, motivazione, ecc., delle risorse umane dell’ente.
La salute relazionale che esprime la capacità di governo delle relazioni interne (ad esempio tra politici e dirigenti) ed esterne (con gli operatori del territorio, con gli stakeholder in generale);
La salute empatica che consiste sia nella capacità di individuare preventivamente esternalità negative – ad es., rischi di alluvioni, sacche di povertà, ecc.– e di contrastarle, sia nella capacità di individuare preventivamente esternalità positive – ad es., finanziamenti comunitari– e di sfruttarle a proprio vantaggio).
Il valore evolutivo che esprime il potenziale di innovazione e sviluppo dell’ente locale (ad es., il livello di digitalizzazione).
Il valore ambientale che esprime la compatibilità delle azioni dell’ente con il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente;
Il valore della integrità intesa come il livello di prevenzione e contrasto alla malamministrazione ed alla corruzione.
Il valore della trasparenza (ossia, la capacità di rendere visibile a 360° l’ente, nella sua organizzazione, nei suoi soggetti rilevanti, nelle sue attività, nei suoi atti, nei suoi risultati, nell’uso delle risorse ecc..).
Si parla sempre più spesso di trasparenza e rendicontazione al cittadino, qual è il suo pensiero su questi temi? Serve più trasparenza, più rendicontazione? Oppure sono falsi problemi?
Sono problemi reali perché testimoniano esigenze non ancora adeguatamente soddisfatte. Le amministrazioni autoreferenziali, ossia quelle che rendicontano in modo non trasparente ma soprattutto non comprensibile, l’uso che fanno del denaro dei cittadini pagheranno sempre di più il prezzo della loro disaffezione al bene comune, perdendo il loro ruolo istituzionale di guida e punto di riferimento delle comunità.
Nella creazione di valore pubblico è prevista la partecipazione degli stakeholders del territorio (cittadini, associazioni, aziende), sia in fase progettuale che di rendicontazione?
Bisogna ridisegnare le città insieme ai cittadini, alle imprese, alle altre PA e agli altri stakeholders. Occorre creare Valore per il territorio insieme al territorio. In tal senso, proprio per contrastare la disaffezione civica di cui abbiamo parlato prima, diviene strategico coinvolgere gli utenti, gli stakeholders e più in generale i cittadini prima nella co-programmazione degli obiettivi da realizzare, poi nell’eventuale co-gestione dei servizi, quindi nel co-monitoraggio dei risultati, infine nella co-valutazione dei contributi dell’ente e del territorio alla creazione di Valore Pubblico per il territorio.
Il valore pubblico sarà tanto più alto quanto più sarà attuata la normativa sulla trasparenza e sull’anticorruzione. Secondo lei le pubbliche amministrazioni italiane sono sulla buona strada?
L’attuale panorama degli Enti Territoriali Locali (ma anche delle PA italiane dei diversi comparti) mostra purtroppo bassi volumi di Valore Pubblico generato, anche in ragione dell’elevato livello di Valore consumato o addirittura distrutto da negativi fattori di contesto esterni ed interni. L’effetto dell’incapacità di molti Enti Territoriali Locali di essere baluardo di legalità, perno della tenuta economico–sociale e volano dello sviluppo è stata, negli ultimi anni, la radicalizzazione della crisi economico–finanziaria e l’espansione dei suoi pesanti riflessi sociali nei territori.
Per vincere la sfida dello sviluppo in tempo di crisi è necessario:
anzitutto, eliminare progressivamente i fattori che erodono il valore potenziale (che possiamo chiamare “disvalori pubblici”): ossia ad esempio, l’eccesso di complessità burocratica; la gestione frammentaria e disorganica delle risorse; la piaga della corruzione; gli sprechi di risorse pubbliche e il mancato rispetto delle promesse di mandato e degli obiettivi programmati; la deresponsabilizzazione dei politici e dei dipendenti pubblici sui punti precedenti; la penombra dei comportamenti pubblici; la disaffezione dei cittadini verso la politica;
in seguito, predisporre le condizioni per ricominciare a creare valore economico–sociale per la collettività con azioni dirette, ad esempio: alla semplificazione; alla governance integrata delle risorse; alla prevenzione e monitoraggio della corruzione; al miglioramento delle performance quantitative, qualitative, temporali, con aggancio delle valutazioni individuali alle performance dell’ente; alla trasparenza dei comportamenti pubblici; alla partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche.
Ci sembra che il concetto di creazione di valore pubblico implichi una cultura “2.0” della PA, quindi sempre più interattiva rispetto alle sollecitazioni interne (uffici e staff) che esterne. E’ così?
Ha colto nel segno. Le buone intenzioni e i buoni modelli nulla potranno se non voleranno agili e veloci sulle ali della digitalizzazione. In tal senso, fa ben sperare l’articolo 1 della Legge n. 124 del 2015 che richiede, tramite un decreto attuativo, di “definire i criteri di digitalizzazione del processo di misurazione e valutazione della performance per permettere un coordinamento a livello nazionale”.
Immagino un giorno in cui i cittadini possano scegliere l’amministrazione da cui farsi erogare i servizi consultando on line il rating e il ranking del Valore Pubblico da esse creato. Sogno un giorno in cui i cittadini possano davvero partecipare digitalmente alla co-programmazione degli obiettivi del proprio comune, magari negoziando responsabilmente i benefici attesi e i sacrifici che sono disposti a sopportare per ottenere i primi.
Da quale esigenza è nata l’idea del Master PERF.ET.? Quali sono gli obiettivi che si pone?
Le rispondo citando una bellissima frase di Gandhi, che costituisce la prima cosa che cerco di insegnare alle nostre studentesse e ai nostri studenti: “dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”. In tal senso proviamo a dare ai nostri studenti strumenti e metodi, sempre aggiornatissimi, per affrontare le nuove sfide, lavorando su quella motivazione che costituisce il vero motore di ogni cambiamento.
Professor Enrico Deidda Gagliardo: breve presentazione
Il Prof. Enrico Deidda Gagliardo è docente di Programmazione e Controllo delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso l’Università degli Studi di Ferrara. Fra i suoi interessi scientifici spiccano i temi legati ai sistemi di programmazione, controllo e valutazione delle performance nelle PA e il loro collegamento con il concetto di “Valore Pubblico”.
Ideatore e Direttore del Master PERF.ET, in “Miglioramento delle PERFormance degli Enti Territoriali e delle altre Pubbliche Amministrazioni”, organizzato presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Ferrara – www.masterperfet.it, ormai giunto alla quinta edizione, il Prof. Deidda Gagliardo ha collaborato con il gruppo di esperti che si è occupato dei temi della valutazione delle performance delle PA, nell’ambito della delega prevista dalla L. 124/2015 c.d. Legge Madia.
Il Master PERF.ET di I livello e di II livello dell’Università di Ferrara affronta in maniera sistematica il tema del miglioramento delle Pubbliche Amministrazioni, con focus aggiornati sulla riforma della PA e sulle esperienze d’eccellenza nazionali ed internazionali.
Il Master, dalla prossima edizione frequentabile al 100% anche in streaming, è finalizzato ad aggiornare ed ampliare professionalità esistenti, oltre a formare professionalità specialistiche nuove, sui seguenti argomenti:
1) La PROGRAMMAZIONE nelle PA: come programmare in modo integrato le PERFORMANCE, la TRASPARENZA e l’ANTICORRUZIONE.
2) LA GESTIONE E LA RILEVAZIONE nelle PA: dalla contabilità finanziaria alla contabilità economica generale.
3) IL CONTROLLO nelle PA: il sistema dei CONTROLLI INTERNI gestionali e strategici (PERFORMANCE) e il sistema di monitoraggio della TRASPARENZA e dell’ANTICORRUZIONE.
4) LA REVISIONE E L’ARMONIZZAZIONE CONTABILE nelle PA: come strutturare i controlli a fronte della nuova architettura contabile.
5) La GESTIONE E LA VALUTAZIONE DEL PERSONALE nelle PA: obblighi normativi, soluzioni organizzative e tecniche di incentivazione e valutazione del personale.
6) I SERVIZI PUBBLICI LOCALI: dal quadro normativo alle soluzioni innovative per la governance.
7) QUALITA’ E SOSTENIBILITA’ nelle PA: dalla semplificazione alla certificazione.
8) LA CREAZIONE E LA MISURAZIONE DEL VALORE PUBBLICO: soluzioni innovative di governance pubblica in ottica di network.
9) MARKETING, ACCOUNTABILITY e COMUNICAZIONE SOCIALE, DIGITALIZZAZIONE nelle PA.
10) SPECIALIZZAZIONE TEMATICA: due indirizzi ad hoc, uno per amministratori e l’altro per dirigenti/dipendenti e professionisti. I contenuti dei 2 indirizzi specialistici vengono concordati insieme ai partecipanti al Master.
11) LABORATORI DI ORIENTAMENTO AL LAVORO.