Innovazione tecnologica e valori post-umani: alle soglie di una nuova epoca digital-AGILE tinta un po’ di più di rosa. Di Natalia Robusti.

Natalia Robusti

Natalia Robusti

Imaginative Communication Strategist ● Artist ● Co-Founder di Spazio Lookness

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Knowledge and control: dalla complessità dei dati all’informazione

“C’è qualcosa di davvero speciale in una donna che domina un mondo di uomini. Ci vuole una certa grazia, forza, intelligenza, impavidità e coraggio.”

Rihanna

 

VELOCITÀ VERSUS AGILITÀ: ALLA RICERCA DI NUOVI PERCORSI DI SENSIBILITÀ. 

Gli approfondimenti che abbiamo fatto sin qui sui temi della cura, della perseveranza e della sensibilità, ci rimandano ora – mano a mano che avanziamo lungo il filo del nostro discorso – a una considerazione ineludibile: la traversata che abbiamo davanti sarà – oltre che lunga e imprevedibile nei suoi risvolti – una di quelle da cui non si torna indietro.

Quella che infatti abbiamo di fronte è una vera e propria nuova epoca.

Si tratta –  come l’ha chiamata il professor Paolo Benanti in tempi non sospetti – della nuova Digital Age, in cui gli orizzonti di possibilità della tecnologia stanno per cambiare tutto. Per questo, è cosa buona e giusta cercare di meglio comprendere quanto in profondità tutto ciò ci sta trasformando.

[bctt tweet=”Quella che abbiamo di fronte è una nuova epoca. Si tratta della nuova Digital Age, in cui gli orizzonti di possibilità della tecnologia stanno davvero per cambiare tutto.” username=”MapsGroup”]

Nel suo libro, Benanti delinea una “teoria del cambio d’epoca”, con una serie di interrogativi:

“In che mondo viviamo? Quali sono i suoi strumenti? Quali sono i suoi linguaggi? Quale la nuova cultura che preme sulle nostre tradizioni e abitudini e ci costringe a cambiare profondamente? Chi è l’uomo nuovo del Digital Age?”

Il libro non propone solo domande, ma descrive anche:

  • il cambiamento già avvenuto e ancora in corso;
  • le caratteristiche della cultura contemporanea;
  • nuove coordinate esistenziali e sfide aperte che la nuova epoca ci suggerisce, in primo luogo a proposito delle nostre relazioni fondamentali.

Inoltre, nella seconda parte, affronta

alcune questioni decisive: i nuovi valori, il rapporto tra la tecnologia e la qualità della vita, le caratteristiche della cultura pop di oggi, i giovani e la famiglia ecc.”

A fronte di una tale ricchezza di spunti e temi – oltre a consigliare vivamente la lettura di questo libro – vorrei condividere un’ultima citazione presente verso la sua fine:

la nuova epoca è caratterizzata da nuovi atteggiamenti dell’uomo nell’affrontare la finitudine e la radicalità dell’esistenza umana (…) ed emergono tra le altre grandi sfide una sfida educativa nella trasmissione tra generazione del valore del senso della vita, una vera e propria sfida nei confronti del ruolo e della funzione della famiglia.”

Il che ci porta al prossimo capitolo dedicato all’agilità, un’attitudine che è non solo innata, ma che va soprattutto addestrata ed esercitata costantemente.

 

CHI SONO L’UOMO (E LA DONNA) DELLA NUOVA DIGITAL AGE?

Un punto che mi sta particolarmente a cuore – a proposito di cambiamenti culturali e di visione da svolgere in itinere per rendere la nostra società non solo più performativa, ma anche più equa – è quella che viene chiamata questione di genere, ma che io tradurrei in questione di civiltà.

Non possiamo infatti proseguire nel parlare di transizione e innovazione continuando a ignorare un fattore culturale che, da meramente numerico, fa sentire tutto il suo peso culturale a ogni latitudine e longitudine del nostro pianeta: la questione femminile.

[bctt tweet=”Non possiamo continuare a parlare di transizione e innovazione continuando a ignorare un fattore culturale che, da meramente numerico, fa sentire tutto il suo peso ogni latitudine e longitudine del pianeta: la questione femminile.” username=”MapsGroup”]

Non voglio qui addentrarmi troppo in un discorso così complesso e neanche banalizzare il tema, ma sono convinta che quella che abbiamo innanzi possa davvero essere una grande opportunità per le giovani donne, così da lasciare dietro di noi – definitivamente – retaggi culturali che ci vedono per lo più dietro le quinte.

Volenti o nolenti, vista la posta in gioco, noi donne dovremo approfittare delle opportunità che si apriranno nell’intraprendere nuovi percorsi di studio e nuove carriere.

Questo, nonostante

“lo studio triennale presentato nella relazione She Figures 2021 della Commissione europea, che si occupa di monitorare i progressi verso la parità di genere nella ricerca e nell’innovazione nell’Unione europea e altrove” arriva a una conclusione triste, che io auspico sia però un punto di partenza per cambiare davvero le cose:

Negli ultimi anni il numero di studentesse che hanno conseguito una laurea di primo livello, una laurea magistrale o un dottorato è cresciuto costantemente. Nonostante ciò, le donne continuano ad essere sottorappresentate nei campi di ricerca e innovazione.”

Perché, nonostante un punto di partenza così poco avvincente, non mancano esempi che vanno in tutt’altra direzione e che sono particolarmente incoraggianti.

Come illustra questo articolo, ad esempio, in cui si racconta come

In Italia, l’imprenditoria al femminile è in fermento: tante sono le donne che hanno fondato startup e che portano avanti progetti innovativi in diversi ambiti.”

Per chi volesse leggerlo fino in fondo, si possono scoprire ad esempio 15 startup con fondatrici donne da non lasciarsi sfuggire.

Non solo: un altro dato di fatto di cui tenere conto è che uno degli obiettivi del MISE in relazione al PNRR riguarda FINALMENTE proprio questo tema, con lo stanziamento di 40 milioni per investimenti imprenditoria femminile. 

E qui sento di condividere un punto di vista particolarmente radicato in me: quando si parte da una base di realtà connotata in maniera non desiderabile, ma abbiamo dinnanzi un orizzonte di miglioramento, allora la strada da percorrere, anche se in salita, sarà a suo modo spedita.

E questo riguarda soprattutto l’agire femminile, ovvero il nostro agire.

[bctt tweet=”Non sarà tanto la nostra forza a sostenerci lungo il cammino ma sarà piuttosto l’agilità e la capacità di reagire in maniera responsiva ai cambiamento di percorso che ci troveremo davanti inaspettatamente.” username=”MapsGroup”]

Non sarà tanto la nostra forza, infatti, a sostenerci lungo il cammino, ma, a farlo, sarà piuttosto la nostra innata capacità di reagire in maniera responsiva al cambiamento. Perché in questo specifico focus le donne, mi tocca dirlo :-), hanno di sicuro una marcia in più.

 

AGILITÀ NEL CAMBIAMENTO VERSUS CONSERVAZIONE DELLO STATUS QUO…

Proseguendo nella mia riflessione, vorrei chiudere tornando all’origine della parola agilità: lo faccio particolarmente volentieri perché anche qui si tratta di un sostantivo femminile di origine latina che si riferisce a una certa scioltezza nei movimenti, siano essi del corpo umano o degli esistenti in generale.

Si può infatti riferire sia a una mente sofisticata, capace di passare con una certa prontezza da un argomento all’altro, così come a un corpo (naturale o artificiale che sia) nell’eseguire con perizia, rapidità e precisione esercizi imposti o ostacoli improvvisi.

Ma di certo – come illustra questo articolo di Wired “Senza donne al lavoro nell’intelligenza artificiale, rischiamo grandi discriminazioni”.

Il rischio, ad esempio nella questione femminile, ma la prendiamo solo come incipit esemplare, è quello che

“Gli algoritmi diffusi nelle attività quotidiane riflettano bias e pregiudizi di un settore poco inclusivo. Con conseguenze per tutta la società.”

Tornando invece alle origini del concetto di agilità, essa rappresenta esattamente il contrario del perpetuarsi dell’attualità, errori annessi. In fisica e nella tecnica, ad esempio, rappresenta la competenza di un sistema nel variare facilmente uno o più dei suoi parametri operativi. Di recente si utilizza il termine rispetto a una modalità di lavoro.

È dunque un termine valoriale capace di conferire sicurezza e controllo anche di fronte agli imprevisti più consistenti, e, a livello di “macchina”, riporta al concetto di responsività e usabilità, che io considero accoglienti nei confronti dell’uomo.

Tornando coi piedi per terra, e tenendo bene a cuore i moniti dell’opera di Benati in merito alle organizzazioni sociali, un altro atto di coraggio che necessita fare in tema di comunità è quello di riconsegnare il dominio del valore dell’agilità non solo al singolo, ma anche – e soprattutto – alle istituzioni e alle organizzazioni che, in se stesse, tendono piuttosto a un approccio conservatore piuttosto che agile.

L’agilità, infatti, nella sua dimensione plastica, presuppone una misurazione finale, un cambiamento modificabile secondo qualche metrica.

L’essere andati avanti, insomma – e non solo l’esserci piegati (o adattati) alla mutazione – comprende come sottoinsiemi valori come la scalabilità, l’inclusione, la diffusione e l’interoperabilità.

[bctt tweet=”L’agilità presuppone una misurazione finale, un cambiamento modificabile secondo qualche metrica. L’essere andati avanti comprende valori come la scalabilità, l’inclusione, la diffusione e l’interoperabilità.” username=”MapsGroup”]

Prima di salutarvi, concludo l’articolo con la mia solita dedica fuori dalle righe. Questa volta non citerò né opere d’arte né poemi: si tratta di un’opera d’ingegno che ho scoperto dalla pagina Facebook  di Eta Beta. È davvero prodigiosa!


E – a proposito di genere – essendo a tutti gli effetti una “macchina”, vi propongo una riflessione: quale suffisso avrà da qui ai prossimi anni???

Alla prossima, Natalia.

 

AGILE COME UNA PROBOSCIDE ARTIFICIALE

“Forte, agile, sensibile e versatile: la proboscide dell’elefante diventa l’ispirazione per una nuova classe di robot manipolatori, dotati di sensori e attuatori in materiali soffici. Obiettivo: usarli nell’industria manifatturiera e alimentare, ma anche nell’assistenza di anziani e disabili. Per la rubrica Sportello Italia su Radio1 Rai ne ho parlato con Lucia Beccai, ricercatrice di “Proboscis”, il progetto coordinato dall’ ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA, che verrà presentato sabato al Festival della Scienza di Roma. Se volete ascoltare l’intervista trovate il podcast di Sportello Italia sul sito www.radio1.rai.it.”

(Valeria Delle Cave, Valentina Polini, Giuliano Greco, Barbara Mazzolai).

 


CREDITS IMMAGINI di copertina 
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Immagine/figura in bianco e nero: opera fotografica di Eadweard Muybridge. Pubblico dominio: https://en.wikipedia.org/wiki/File:Eadweard_Muybridge,_Plate_187_%E2%80%93_Dancing,_fancy,_no._12,_Miss_Larrigan.jpg