L’otium di unire i puntini: la via della creatività.

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Dai dati alle informazioni: interpretare il presente, disegnare il futuro.

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Knowledge and control: dalla complessità dei dati all’informazione

Tutti quanti da bambini ci siamo divertiti a indovinare la figura nascosta nei reticoli di puntini numerati che dovevamo unire con linee rette, per svelare poi con sorpresa il disegno celato, che (quasi mai) avremmo immaginato tale. Da quando Steve Jobs (che non ha certo bisogno di presentazioni) pronunciò il suo discorso all’Università di Stanford  di cui si è soliti ricordare anche il celebre invito “stay hungry stay foolish” rivolto alla platea di giovani – “unire i puntini” è divenuto anche un modo di riferirsi all’origine del processo creativo.
Raccontava Steve Jobs che l’abbandono dei corsi regolari al College gli aveva dato il tempo di seguire liberamente il capriccio di altri interessi, tra cui un corso di calligrafia. Un’esperienza di cui solo anni dopo comprese l’importanza, quando realizzò computer in cui l’elemento “tipografico” aveva una grande importanza ed una motivazione estetica. Disse Jobs: “Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro. Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro.”

Tra le 18 caratteristiche del creativo infatti, a giudicare da questo articolo che riporta il pensiero di Scott Barry Kaufman, uno psicologo della New York University, c’è appunto la capacità di unire i puntini, cioè di mettere in relazione fattori apparentemente slegati, trovando fra di essi una correlazione e dando così origine a un’idea nuova e originale. Non stupisce allora trovare fra le altre 18 caratteristiche del creativo un gruppo di qualità che hanno a che fare con la capacità di lasciare vagare la mente: sognare a occhi aperti, osservare, starsene da soli, perdere la cognizione del tempo, circondarsi di bellezza. Ma allora basta distrarsi per innescare il processo creativo? Evidentemente no. La facoltà creativa di risolvere un problema o intuire un’idea in modo subitaneo e illuminante – che viene definita insight solving – non sta tutta nello stereotipo del genio e sregolatezza.
Al contrario il processo creativo ha bisogno di nutrimento prima e di tempo per l’elaborazione poi, in uno sforzo di concentrazione mentale che sembra isolare per un momento il creativo dalla realtà. Tanto che l’elemento della follia pare non trascurabile, se per follia intendiamo la capacità di uno sguardo strambo, divergente rispetto al punto di vista consueto. Come del resto lo “stay foolish” di Steve Jobs stesso suggeriva. Senza addentrarci in teorie anche più radicali che accostano la creatività a problemi psichici specifici come il disturbo bipolare.

Un’idea, questa dell’unire i puntini, che trova conforto negli studi neuroscientifici: in questo interessante articolo si spiegano i meccanismi dell’insight solving: partendo da una domanda, si attraversa una fase di impasse, per poi giungere in modo improvviso all’idea nuova e risolutiva, resa possibile da una fase di distrazione dalla realtà circostante, che si manifesta in modo fisico, con una sorta di esclusione del campo visivo, come se il cervello guardasse dentro se stesso. Valutando poi quale area del cervello è attivata nel momento in cui avviene appunto il processo di insight solving, si vede che è quella pertinente alla “comprensione linguistica, come l’interpretazione delle metafore o la comprensione delle battute di spirito”. Ancora quindi la capacità di collegare elementi cogliendo fra di essi un nesso creativo.

E di una “Combinatoria della creatività” scrisse anche Umberto Eco nel 2004: “Come tutte le scoperte scientifiche a venire dovrebbero in qualche modo essere contenute negli algoritmi che reggono gli eventi naturali, così tutte le creazioni artistiche dovrebbero già essere contenute in potenza negli elementi fondamentali, suoni, lettere, intervalli, tinte, linee e figure geometriche di cui la nostra specie dispone”.
Insomma, i puntini sono tutti già dati, sta a noi unirli. E quando vi rimprovereranno, vedendovi distratti e assorti nei vostri pensieri, potrete dire che è l’otium necessario al vostro processo creativo!

 

approfondimenti

Per saperne di più

 

nuovoeutile.it/come-funziona-la-creativita
nuovoeutile.it/psiche-neuroscienze
www.diegm.uniud.it

 

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