Alla prima automobile prodotta in serie nel 1908 attraverso una catena di montaggio – la qual cosa diede inizio a una nuova era nel settore dei trasporti – venne attribuito il nomignolo Tin lizzie, ossia “lucertolina di latta”.
La Ford T, questo il nome della vettura, che non era certo sinuosa e silenziosa come il piccolo rettile di cui portava il nome, rappresentò infatti l’avvio di una nuova tecnologia capace di sovvertire il mercato economico e la mentalità dei cittadini.
Da allora, in cent’anni e oltre di esistenza, la tecnologia automobilistica e dei trasporti in generale ha camminato di gran lena: dal motore a scoppio a quello controllato da sofisticate centraline elettroniche, per approdare oggi a Big Data e Internet of Things che – macinando insieme chilometri e chilometri di dati e innovazioni – promettono una nuova drastica evoluzione nel settore.
Un primo esempio? L’Intelligent Transport System (ITS), con cui è possibile accrescere il livello qualitativo dell’esperienza di viaggio e anche tramutare automobili, camion e treni in veri e propri informatori, capaci di generare e condividere dati.
E se l’automobile intelligente, ovvero senza guidatore, del colosso americano Google, ad oggi ha già percorso oltre un milione di chilometri raccogliendo, ogni secondo di viaggio, più di 750 Mb di dati tramite sensori, telecamere, sonar e GPS, anche l’Italia ha dato un prezioso contributo con BRAiVE, l’auto intelligente che si guida “da sola”, creata da VisLab dell’Università di Parma. Piccola parentesi: sembra proprio l’auto ideale per tutti i ritardatari mattutini, che, in un futuro non troppo lontano, potranno concedersi una buona colazione seduti in auto, mentre si dirigono al lavoro.
A parte gli scherzi, tornando all’oggi, sono molte altre le novità tecnologiche che rappresentano già una realtà, sia nel settore del trasporto su strada che su rete ferroviaria.
Protagoniste di questo cambiamento sono da un lato infatti le case automobilistiche, che si adoperano per investire sempre più risorse nello sviluppo della tecnologia Machine-to-machine, creando così un legame costante tra i mezzi di trasporto e le infrastrutture stradali, con l’intento di monitorare in real time il traffico, le emissioni, la qualità dell’aria e lo stato delle strade.
Fiat Chrysler Automobiles ad esempio ha da poco sviluppato la quarta generazione di software Uconnect installati su dispositivi touch screen con i quali equipaggerà i suoi modelli. Dotati di una maggior potenza e velocità di elaborazione, essi permetteranno ai guidatori di interfacciarsi e utilizzare iPhone o i device Android per avere a disposizione servizi per la guida, come sistemi di navigazione vocale e informazioni sul traffico, ma anche di intrattenimento come data base musicali on demand.
Per le ferrovie invece i nuovi Intelligent Transport System offrono soluzioni innovative ed efficienti, utili per monitorare le reti ed intervenire in tempo reale nella manutenzione dei mezzi e delle infrastrutture. È il caso di Trenitalia che ha annunciato l’avvio del progetto Dynamic Maintenance Management: grazie ad una rete di sensori digitali sarà possibile raccogliere il flusso continuo di dati generato dalla rete ferroviaria e, attraverso il software Predictive Analysis, intervenire con manutenzioni mirate in remoto e abbattere così i costi, oltre a migliorare l’efficienza del servizio.
Nel mondo dei Big Data insomma circolano anche quelli relativi ai trasporti, come nel caso di Viasat, azienda leader in Europa nel settore telematico per la sicurezza satellitare. Con più di 7 miliardi di rilevazioni annuali dai dispositivi satellitari di veicoli privati e aziendali, e circa 1 miliardo per i mezzi di trasporto pesanti, questi dati rappresentano un prezioso patrimonio. L’analisi e l’utilizzo di questa imponente mole di informazioni sono dunque un’opportunità per la gestione dei trasporti in termini di risparmio, efficienza e sicurezza.
Senza dimenticare nuovi scenari in corso di sperimentazione, come nel caso del progetto Resolute, in cui proprio in Europa, “si sperimentano nuove soluzioni di resilienza urbana, a partire da soluzioni smart city e piattaforme big data e open data”, in cui i Big Data raccolti sono la base per poter “ricavare dei modelli e delle simulazioni che possano prevenire le condizioni critiche, accrescere l’efficienza operativa delle operazioni dei soccorsi, ottimizzare l’assegnazione e l’utilizzazione delle risorse disponibili, riducendo al minimo incidenti, infortuni e danni ecologici.”
Niente male, no, come performance? E così, mentre il ricordo va alla piccola lucertola di latta, in viaggio sulle vie cittadine di più di un secolo fa, i trasporti del futuro sono già qui! Con più pro che contro, sembrerebbe di intravedere!
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