Big Data e finanza. Un investimento tira l’altro…

Maps Group

Maps Group

Dai dati alle informazioni: interpretare il presente, disegnare il futuro.

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

Per continuare a seguirci, visita la sezione News e collegati ai nostri canali social:

Knowledge and control: dalla complessità dei dati all’informazione

Nel corso della nostra rubrica sull’innovazione e i suoi effetti sulle macro categorie sociali, abbiamo osservato più volte il diffondersi della tecnologia dell’informazione legata ai Big Data a imprese e aziende, nei più diversi ambiti.
Si sta registrando infatti un aumento costante di realtà imprenditoriali che investono in Big Data, in un panorama multiforme che vede differenti gradi di “approccio” ai dati.
A tal proposito è interessante una definizione delle aziende secondo uno schema piramidale che vede alla base i cosiddetti “data starters”, coloro che non hanno ancora sviluppato una governance in materia di Big Data. Sopra di loro i “data movers”, le aziende e gli imprenditori che hanno iniziato a impegnare risorse nel trattamento e analisi dei dati. Mentre il vertice è occupato dai “data innovators” che investono sui dati, ne estraggono valore, creano strutture di controllo e analisi avanzate.

Proprio le aziende innovatrici sono protagoniste di un fenomeno che riguarda la finanza e la movimentazione di capitali. I Big Data infatti, da oggetto di investimento, stanno diventando fattore di investimento da parte dei più importanti fondi internazionali. Il loro potenziale è talmente attrattivo da farli diventare leva per la finanza, in grado di “orientare” gli spostamenti finanziari in borsa. Tali investimenti possono riguardare proprio le aziende che producono “tecnologia Big Data” oppure imprese che impiegano risorse e capitali per sfruttare i Big Data a fini di governance.

Lo spiega Jacques–Aurélien Marcireau, lead portfolio manager di Edr Fund Global Data di Edmond de Rothschild Am, come riportato in questo articolo, dove si citano i casi di aziende che – investendo sui Big Data – hanno a loro volta attratto capitali. La maggior parte di questi flussi interessa società del mercato statunitense. Giganti come Google e società innovative come Illumina, che opera nel settore biotecnologico, oppure Inovalon, che è specializzata nell’analisi dei dati sanitari. Ma anche l’Europa è ormai pronta a ricevere le “attenzioni” degli investitori verso aziende innovatrici.

Uno dei titoli europei più attraenti è ad esempio Axa, il brand assicurativo diffuso a livello globale che investe in tecnologie all’avanguardia, come con lo sviluppo– grazie ai Big Data – di polizze auto personalizzate.

Ma da dove nasce l’interesse dei gruppi finanziari? Perché investire in aziende che hanno integrato strategie fondate sui dati? Come analizzato in uno studio condotto dall’ente di certificazione DNV GL – Business Assurance e dall’istituto di ricerca GFK Eurisko, le aziende che hanno investito e reso operativi piani relativi ai Big Data, ne hanno ricavato notevole vantaggio. Nello specifico, dall’analisi emerge come i benefici riscontrati siano reali e palpabili in termini di efficienza, “miglioramento dei processi decisionali” e della soddisfazione della clientela, risparmio di risorse economiche.

Il meccanismo è “esponenziale”: le aziende creano infrastrutture innovative e sistemi di governance supportati da analisi e informazioni ricavate dai dati, e i gruppi finanziari decidono di investire su quelle stesse imprese, proprio per il valore aggiunto del fattore Big Data. Così come il serpente di Nietzsche si morde la coda, i Big Data creano valore, in un ciclo di investimenti… Insomma, un “uruboro” applicabile in finanza!