Una volta esistevano le agenzie di collocamento, il passaparola e – non sveliamo certo nulla di nuovo del “costume” italiano – perfino le raccomandazioni. Oggi per farsi conoscere e trovare il tanto agognato stabile posto di lavoro e – rovesciando il punto di vista dalla parte delle imprese – anche per andare a caccia di talenti, c’è il WEB. E con esso i Big Data.
L’interazione tra mercato del lavoro, dati, algoritmi, e mezzi di comunicazione digitali è così ampio che abbiamo scelto qui di darne una panoramica, senza pretese di esaustività, affrontando l’argomento nei suoi principali aspetti e avvertendo che si tratta di una realtà, per definizione, in costante mutamento al progredire della tecnologia e all’imporsi di strumenti sempre nuovi.
Osservatorio Big Data
La prima, e forse più ovvia, interazione tra dati e lavoro è la potenzialità che questi possono esprimere nell’analisi della complessità di domanda e offerta, i Big data insomma come strumento per osservare le dinamiche del mondo del lavoro e ricavarne dati utili per tutti gli attori coinvolti.
Citiamo un solo esempio, la piattaforma WOLLYBI, nata dalla collaborazione tra una società dell’Università Bicocca di Milano e CRISP – Centro di ricerca interuniversitario per i servizi di pubblica utilità. Utilizzando “Big Data e tecniche di analisi semantica” la piattaforma scandaglia le offerte di lavoro sul WEB, le cosiddette job vacancies, e – con un complesso lavoro di verifica e validazione scientifica – si rivolge a agenzie, enti e istituti del mondo del lavoro per offrire analisi utili alla pianificazione delle politiche e dei servizi, spingendosi anche a valutare i settori strettamente connessi a quello lavorativo, come l’istruzione e la formazione.
Domanda e offerta sul WEB
Dall’analisi di come si muove il mercato del lavoro passiamo al cruciale incontro tra domanda e offerta. Navigando tra le numerose piattaforme esistenti ne abbiamo selezionate alcune d’esempio, scegliendole tra quelle specializzate per tipologia di lavoro, come quelle rivolte ai freelance, e App di vario tipo e genere.
Per cominciare, Monster: il colosso internazionale che permette di sfogliare gli annunci di lavoro, inserire il proprio curriculum e candidarsi per un posto. Italiana è invece la piattaforma Face4job, un luogo virtuale di incontro che mette in contatto diretto chi cerca lavoro con le aziende che hanno bisogno di personale, raccogliendo così dati sulle offerte di lavoro e potendo di conseguenza valutare anche quali settori e posizioni sono più richiesti. La piattaforma utilizza strumenti tipici del digitale, come i video di presentazione e le video-interviste quali mezzi di selezione, superando il concetto di curriculum vitae e velocizzando le operazioni di valutazione dei candidati.
Rimaniamo in Italia con Ekoodo, un social network che permette ai professionisti e ai lavoratori di fare conoscere il proprio valore attraverso la voce di chi ha usufruito dei loro servizi, secondo un modello che vale per molti settori di attività come la ristorazione o la ricettività alberghiera, ma che – declinato nella sfera professionale – recupera e insieme rivoluziona il concetto di raccomandazione.
E – se ciò che accomuna questi mezzi digitali per trovare lavoro è il loro rispondere all’esigenza delle persone di farsi conoscere, di mettersi in relazione e fornire garanzie di competenza (elementi che sono alla base di ogni scatto di crescita in un percorso professionale) – in questo ambito il social media per eccellenza è Linkedin. Da lungo tempo punto di riferimento del settore, ha raggiunto nel mondo oltre 400 milioni di iscritti e si fonda proprio sulla costruzione di reti di relazione e sulla valorizzazione da parte degli iscritti della propria reputazione professionale, validata dal riconoscimento di competenze ottenuto da coloro che appartengono ai propri collegamenti.
Social recruiting
Questo concetto di personal branding esce dal recinto stesso del network professionale per investire ogni altro luogo di pubblica esibizione delle persone. I canali social insomma – in un’epoca di atrofizzazione delle relazioni sociali e famigliari tradizionali – giungono a vicariarle e sono il luogo in cui anche le aziende possono verificare le qualità o la scarsa raccomandabilità, non solo professionali, di eventuali candidati.
I social inoltre, oltre a luogo virtuale in cui intrattenere relazioni professionali, si candidano a essere sempre più spesso anche il canale di ricerca dei candidati da parte delle aziende, secondo una tendenza in crescita, chiamata appunto social recruiting che in Italia tuttavia non ha ancora un impatto decisivo come si può leggere in questo articolo, dove si riferisce anche di come gli Italiani non sfruttino appieno le potenzialità dei social nella ricerca di un lavoro e si affidino ancora al passaparola, alle agenzie di selezione, quando non al contatto diretto con le imprese.
Per concludere: se nonostante tutti questi strumenti non trovi il lavoro che fa al caso tuo, o se il datore di lavoro non trova te, potrebbe essere proprio quello dei Big Data – come il digitale in generale – un settore da tenere d’occhio!
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