“L’energia e la perseveranza conquistano ogni cosa.”
Benjamin Franklin
ESATTEZZA VERSUS ACCURATEZZA, UN PASSO DOPO L’ALTRO
Il 2022 si è presentato fin dal suo esordio come un anno tutto tondo nel suo aspetto logotipico che per certi aspetti aspetti evoca la mitica soglia del 2000, ma si staglia all’orizzonte con una forma concreta assai più spigolosa e per certi versi drammatica, stretta com’è fra scenari in antitesi tra loro in termini di crisi, urgenza e relative possibilità, ovvero:
- da un lato il presente in cui siamo immersi, tra l’evolversi della pandemia (sembra in positivo, per lo meno nel prossimo immediato), la crisi climatica, saldata purtroppo a quella energetica, e soprattutto l’alba di una vera e propria guerra a noi vicina;
- dall’altro lato le straordinarie risorse che si stanno mettendo in campo, compatibilmente con le capacità delle varie organizzazioni di saperle, come si dice, mettere a terra, e una (sembra) ritrovata unità di intenti e compattezza del nostro continente.
Lasciando per ora lo scenario più angosciante (anche dal punto di vista umano) che ci ha visto questa mattina attoniti rispetto alle notizie provenienti dall’Ucraina, concentriamoci sulla forbice esistente tra i due poli opposti: quello di crisi da un lato e di orizzonti di possibilità dall’latro.
Entrambi sono destinati a incrociarsi, congiungersi e scontrarsi più e più volte nei prossimi anni e forse decenni, così da contendersi vicendevolmente le sorti di gran parte del pianeta e dei suoi abitanti.
Si tratta, in ogni caso, di come, dove e quando investire le nostre risorse – o meglio, le nostre ENERGIE, e non solo in termini di materie prime, ma anche in termini progettuali, lavorativi e strategici – ben sapendo che quella che stiamo per iniziare con una sorta di volata è in realtà l’avvio di una lunga marcia.
E facendo magari tesoro degli errori, anche strategici, compiuti e di cui, prima o poi, come stiamo vedendo proprio in questi giorni, il tempo ci presenta il conto.
[bctt tweet=”Tutte le nostre energie dovranno essere non solo il più possibile integrate e finalizzate agli obiettivi, ma dovranno convergere su valori e protocolli (anche e forse soprattutto etici) condivisi a tutti i livelli.” username=”MapsGroup”]
In questa paradossale contingenza la stella polare da seguire per tenere il passo – anzi, la rotta – verso un futuro più positivo dell’attuale, ce l’ha indicata in una splendida parola Alex Mather, studente della Lake Braddock Secondary School di Burke e vincitore del concorso della NASA indetto per dare il nome all’ultimo rover destinato su Marte, e che ha raccolto ben 28.000 proposte di nomi.
La parola scelta tra tutte è Perseveranza, o meglio, Perseverance.
Alex, nel suo breve testo di presentazione della sua scelta, conclude con queste parole:
“Siamo una specie di esploratori e incontreremo molte battute d’arresto sulla strada per Marte. Tuttavia, possiamo perseverare. Noi non ci arrenderemo.”
Si potrebbe obiettare che, per la nostra specie, la perseveranza può non tradursi necessariamente in qualcosa di positivo, tanto che, a monito, si è erto il proverbio latino “errare humanum est, perseverare autem diabolicum” 🙂
E tuttavia, nella situazione per così tanti aspetti eccezionale in cui siamo attualmente, questa potrebbe essere la volta buona, a patto che non trucchiamo le carte che noi stessi distribuiamo sul tavolo, ovvero le informazioni e i dati che raccogliamo e distribuiamo nel nostro muoverci verso i traguardi che ci siamo posti.
E se pensiamo che, in fondo, il raggiungimento di Marte è tra le punte più elevate e quasi utopiche dell’evoluzione umana, consiglio di guardare con accuratezza i temi sui cui siamo chiamati ad agire dal tanto nominato P.N.R.R. (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Le sfide da ingaggiare, le missioni da intraprendere e le azioni da mettere in opera riguardano in pratica tutto ciò che è essenziale alla nostra vita su QUESTO pianeta, ovvero:
- digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;
- rivoluzione verde e transizione ecologica;
- infrastrutture per la mobilità;
- istruzione, formazione, ricerca e cultura;
- equità sociale, di genere e territoriale;
- salute.
Questo ambizioso elenco– reso in questi ultimi giorni ancora più difficoltoso da spuntare – palesa in sé come tutte le nostre energie dovranno essere (a maggior ragione) non solo il più possibile integrate e finalizzate agli obiettivi, ma dovranno convergere su valori e protocolli (anche e forse soprattutto etici) condivisi a tutti i livelli.
Con un punto “etico” da tenere presente in più, io credo: non è più possibile, da oggi in poi, chiudere gli occhi anche in termini di interscambio e commercio rispetto a partner internazionali che non adempiano, a loro volta, a unità minime di rispetto dei diritti e dei trattati.
E questo punto, all’alba dei nostri nuovi e importanti investimenti da attuare, oltre che delle decisioni che saremo chiamati a prendere, anche in emergenza, dovrà essere ineludibile.
PASSO DOPO PASSO, GIORNO DOPO GIORNO
Torniamo ora al topic dell’articolo, l’accuratezza, e vediamo come il “seme” dell’etica sia fortemente innestato nel termine stesso. Seme che, non dimentichiamolo, non va disperso nemmeno nei momenti più difficili, ma anzi deve essere protetto e tutelato a maggior ragione, per non ripetere i nostri stessi errori nella fretta della contingenza.
La parola accuratezza, infatti – che presuppone sia una “diligenza attenta e minuziosa” che una “cura attenta e assidua nel compiere qualche cosa” – si riferisce non solo e non tanto al risultato finale di un lavoro o di un processo, ma anche e soprattutto al modo con cui lo stesso si è eseguito.
Ci dice, in sintesi, che ad importare, in questo caso, c’è non solo il fine, e certamente il mezzo, ma anche e soprattutto il come e il perché.
Per questo l’accuratezza è una dote, nell’uomo, legata a un preciso, costante e perseverante atto di volontà, a un’intenzione di sollecitudine che appunto si avvicina in maniera laterale, sino a sovrapporvisi in parte, al senso di cura.
E per questo, a differenza del concetto di esattezza, l’accuratezza implica un certo margine di errore sì possibile, ma mitigabile con un’azione costante di auto-sorveglianza, verifica e rendiconto.
Da tali premesse vorrei ricongiungermi con l’idea di perseveranza di cui ho accennato all’inizio dell’articolo e con la lista dei desideri del P.N.R.R.: il livello di difficoltà e di complessità degli obiettivi che ci stiamo per dare in quanto società comporterà un elevato standard di accuratezza non solo a livello legislativo e strategico, ma anche a organizzativo e infine operativo.
Come stiamo in più (e purtroppo vedendo) l’imprevisto è possibile a ogni angolo, anche il più inatteso e gravido di conseguenze. Non tradire la propria missione, ma saper dosare il come, quando e perché, fa infatti parte della capacità di rispondere agli eventi senza perdere di vista la meta iniziale.
E se molto del nostro futuro – probabilmente tutto – dipenderà dalle nostre scelte di campo e dai valori che ne sono alla base, questo è il momento di ricordarci che servirà a ciascuno una dose di coesione, collaborazione e condivisione come mai è accaduto prima. In sintesi: non si arriva su Marte da soli!
Per tornare un attimo con i piedi per terra – e sempre a proposito di cura, accuratezza, perseveranza ed energia – vorrei condividere un esempio concreto di buone pratiche (anzi ottima) in cui è ad esempio possibile far convergere tutte le istanza di cui ho parlato grazie proprio all’innovazione e alla collaborazione su tutti i fronti.
Parlo delle comunità energetiche, ovvero di quelle
“associazioni di cittadini, imprese ed enti locali che decidono di unirsi con l’obiettivo di dotarsi di impianti per la produzione, l’autoconsumo e la condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili.”
Le recenti normative e le più innovative tecnologie, tra cui una – mi fa piacere dirlo – è proprio uno degli asset di Maps S.P.A., gruppo promotore e titolare del blog #6MEMES, come si può vedere dal sito dedicato al sistema ROSE (Energy Management System adatto per la gestione intelligente delle risorse energetiche rinnovabili), sistema innovativo che consente una messa in rete di infrastrutture, competenze, risorse e progettualità in favore di un risparmio energetico considerevole e in un’ottica del tutto sostenibile.
Pezzo dopo pezzo, appunto, e giorno dopo giorno. Non esiste infatti un percorso sostenibile che non sia da un lato ben strutturato e organizzato e dall’altro pluralmente ed eticamente condiviso.
UNA BUONA GESTIONE DELLE RISORSE NON PUÒ CHE PASSARE DA UN’ADEGUATA VISIONE CULTURALE DELLE STESSE.
L’esempio concreto che ho appena condiviso ha anche un valore simbolico in materia valoriale, asset culturale portante del nostro piano editoriale di quest’anno.
È Infatti del tutto evidente che un ruolo decisivo nella messa a terra di tali istanze lo giocheranno soprattutto le ORGANIZZAZIONI, sia pubbliche che private.
Sono proprio loro, per lo più, che dispongono e disporranno delle risorse necessarie – sia in termini di competenze e conoscenza che di mezzi e budget – per affrontare questa lunga traversata tenendo ben saldo il timone.
Le organizzazioni pubbliche e private hanno a disposizione la gestione delle leve culturali, sociali ed economiche necessarie a far pendere la bilancia verso schemi di sviluppo estensivi e autonomi nel loro sviluppo.
Mai come oggi, infatti, queste organizzazioni hanno potenzialmente a disposizione la gestione delle leve culturali, sociali ed economiche necessarie a far pendere la bilancia verso schemi di sviluppo finalmente estensivi, anziché intensivi, persistenti, invece che speculativi, e infine autonomi e aperti nel loro sviluppo anziché chiusi e dipendenti dall’origine.
Il punto da cui partiamo, come illustra questo articolo di Borsaitaliana.it non è propriamente il migliore, nemmeno per quanto riguarda il settore “privato” di queste organizzazioni:
“Solo una piccola e media impresa su 4 in Italia presenta una piena maturità digitale l’assorbimento cioè di tecnologie e modalità operative digitali sia nei processi esterni che interni.”
Inoltre
“Sebbene circa i due terzi degli imprenditori e dei manager comprenda la necessita’ dell’evoluzione digitale delle imprese (…) il 28% si e’ rivolto principalmente all’innovazione dei processi interni, il 26% ha scelto di scommettere invece principalmente sulla digitalizzazione delle attività di marketing mentre una su 5 circa e’ obiettivamente indietro su entrambi i fronti”.
Molto, dunque, è da cambiare a livello di approccio strategico, che presuppone una presa d’atto di responsabilità non solo verso la singola impresa, ma anche verso la sua comunità di appartenenza, in un’ottica di “redistribuzione” sia degli oneri che degli onori della sua attività.
Solo in questo modo esse stesse – ovvero le organizzazioni, dalle più piccole alle più grandi – diverranno veri e propri modelli a cui ispirarsi, e i loro “comportamenti” rappresenteranno le nuove rotte da seguire in questo lungo cammino, come spiega bene il Professor Paolo Benanti:
“Le sfide etiche (che ci troviamo innanzi) divengono quindi sfide educative. Trasformare il mondo attraverso l’innovazione (…) significa impegnarsi a costruire un futuro per e con le giovani generazioni.
Questo impegno deve tradursi in programmi di studio specifici che approfondiscono le diverse discipline – dalle umanistiche a quelle scientifiche a quelle tecnologiche – capaci di educare le generazioni più giovani.”
Perché l’accuratezza e la perseveranza – quelle vere, attente e consapevoli – non possono non passare dal rito collettivo dell’aver cura, un rito trans-generazionale che necessita di sensibilità e dedizione, scrupolosità e gentilezza da parte di ciascun attore: tra le pareti di casa come tra quelle di un ufficio o di una scuola, e anche di voce in voce e di schermo in schermo.
Un rito indispensabile a cui dedicare tutte le nostre energie se vogliamo perseverare e confidare – nonostante tutto – nella creazione di un orizzonte migliore per il quale, seppure pacificamente, dobbiamo essere tutti disposti a “lottare” in termini culturali. Anche, e soprattutto, in tempi come questi.
Prima di salutarvi e darvi appuntamento al mio prossimo articolo, l’opera che vorrei commentare con voi in relazione al valore dell’accuratezza è un monumento letterario vero e proprio. Si tratta di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Si tratta di un’opera a suo modo consolatoria, nella splendida trama costruita, nell’accuratezza di ogni parola scelta e nella struttura sapiente organizzata pagina dopo pagina.
ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO
Un’opera, questa, a cui è stata dedicata la sua intera vita: celebre e leggendaria è la sua scomparsa dopo poco tempo della sua conclusione, tanto che non riuscì a completare la revisione di alcuni manoscritti.
La sua geniale costruzione narrativa prevede una struttura in abisso che contiene sette volumi, ciascuno auto concluso e autonomo, che tuttavia costruiscono, nel loro susseguirsi, una storia completa che li contiene tutti, dall’inizio alla fine.
In quest’opera è racchiusa tutta l’evoluzione del pensiero dell’artista: tra i moltissimi temi trattati, spicca il ritrovamento del tempo perduto, del ricordo, della rievocazione malinconica del passato perduto. L’opera per la sua struttura compositiva è stata definita “oeuvre cathédrale.”
Nel leggerla, in età giovanile, ricordo il mio pensiero farsi leggero e aereo, come alla luce della fiamma di quella candela che il Maestro raccontava di accendere ogni sera prima di addormentarsi:
Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera. A volte, non appena spenta la candela, mi si chiudevan gli occhi così subito che neppure potevo dire a me stesso: “M’addormento”.
CREDITS IMMAGINI di copertina ID 1: 25022353 ID 2: 110748091 ID 3: 52654916 ID 4: 50360427 Immagine/figura in bianco e nero: opera fotografica di Eadweard Muybridge. Pubblico dominio. Copyright: <a href='https://it.123rf.com/profile_brightdaylightg'>brightdaylightg</a> CREDITS IMMAGINI articolo MANOSCRITTO: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/57/MS_A_la_recherche_du_temps_perdu.jpg