La Parigi che è dentro di noi: Eufemia di Italo Calvino.

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Dai dati alle informazioni: interpretare il presente, disegnare il futuro.

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Knowledge and control: dalla complessità dei dati all’informazione

Se il nostro blog è – come è – dedicato alla condivisione della conoscenza in tutte le sue declinazioni, i drammatici fatti di Parigi non possono non influenzarne in qualche modo la “vita”, così come è accaduto per ciascuno di noi.
E se oggi era prevista l’uscita di un articolo che trattava un tema fondante, il rapporto tra le donne e la tecnologia, ne rimandiamo a giorni più sereni – confidiamo – la pubblicazione,  e dedichiamo invece le nostre pagine a una donna in particolare, Valeria Solesin, la giovane italiana che ha vissuto pienamente le sue idee ed è morta assieme agli altri in un’ora oscura e non ancora tramontata.
In questo articolo del 2013, ripubblicato ieri, dedicò la sua voce proprio alle donne, al loro lavoro, ai loro figli e alla loro vita, tra l’Italia e la Francia. Così come la madre ha chiesto, «Se il ricordo di Valeria può essere diffuso, questa è l’unica cosa che ci preme», rispondiamo volentieri al suo appello, facendo nostre le sue parole.
E per non sottrarci allo stringente, ineluttabile confronto con i temi che i fatti di Parigi sottopongono alla nostra coscienza, vogliamo condividerne uno emblematico, quello della Città, intesa come luogo d’elezione in cui si esplicitano i valori della cultura occidentale, ferita in questi giorni nei suoi spazi sacri, seppure quotidiani, dedicati al piacere di esistere.
Molti commentatori hanno giustamente sottolineato come siano stati colpiti i luoghi simbolo del nostro modo di vivere insieme nel senso più pieno del termine: il teatro, il caffè, il ristorante, lo stadio. Luoghi e spazi di incontro e di scambio fra le persone, oggi come nel passato.

Pensiamo ad esempio – percorrendo per un attimo la storia a grandi balzi  – al ruolo della città in Europa attraverso i secoli, dalla città stato greca, all’urbe di Roma, ai Comuni medioevali, in altrettante tappe di un processo di civilizzazione che ha conosciuto – e ancora oggi conosce – i suoi arresti, le sue incongruenze, i suoi inciampi. E proprio prendendo la Città come luogo simbolo di elaborazione di quei valori cui ci appelliamo, quella città nei cui caffè si incontravano gli intellettuali, per disegnare insieme le coordinate attorno a cui costruiamo a tutt’oggi  il nostro vivere civile, abbiamo trovato una volta ancora in Calvino sia gli enzimi del pensiero razionale che gli anticorpi alla paura.

Siamo andati così a sfogliare le pagine di quel meraviglioso racconto che Marco Polo riporta al Gran Kan, del suo viaggio attraverso le Città invisibili. E tra le molte incontrate, una in particolare ci ha ricordato l’essenza della Città intesa come luogo d’incontro, di osmosi di culture e di pensiero. È Eufemia, la città degli scambi, che Calvino ci descrive così: «Non solo a vendere e a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt’intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili o sdraiati su mucchi di tappeti, a ogni parola che uno dice – come “lupo”, “sorella”, “tesoro nascosto”, “battaglia”, “scabbia”, “amanti” – gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia, la città in cui ci si scambia la memoria a ogni solstizio e a ogni equinozio.»

Continuare a confidare nella necessità e nell’utilità dello scambio tra persone e culture è – oggi più che mai, ci pare – la barra del timone da mantenere diritta. Continuare a vivere le nostre città come tante Eufemia che ci insegnano a condividere le nostre storie con le storie altrui fino a mescolarle per ritrovarci diversi e migliori.
La strada da perseguire sempre è la fiducia nella conoscenza e – per tornare alle “Città invisibili” di Calvino e alla chiusa lasciata alla voce di Polo – nella nostra capacità di non rassegnarci al male, scegliendo di non «diventarne parte», percorrendo un cammino che è «rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.» Spazio condiviso, sempre.