6MEMES: sei “tag” in cerca d’autore tra leggerezza e molteplicità.

Maps Group
Maps Group

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

Per continuare a seguirci, visita la sezione News e collegati ai nostri canali social:

“Nei tempi sempre più congestionati che ci attendono, il bisogno di letteratura dovrà puntare sulla massima concentrazione della poesia e del pensiero.”

Italo Calvino.

 

6MEMES, fin dal suo esordio, non è semplicemente il blog di Maps Group, ma è anche la ricerca di un luogo, o meglio, di un aggregatore di significati e significanti, in cui facilitare la condivisione della conoscenza su tematiche spesso difficili da rendere accessibili. L’input fondante è quello dei “six memes” di Italo Calvino e delle sue Lezioni Americano, che fanno da bussola i nostri autori prima ancora che ai nostri lettori.

In 6MEMES, infatti, ciascuno può seguire una delle vie tracciate dal genio italiano: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza.

E proprio questi percorsi culturali, con i quali ci siamo dilettati a “taggare” ogni articolo, ci hanno ispirato in questi mesi una serie di valori e di urgenze che ci hanno guidato nel cercare di descrivere l’odierno universo culturale, con le sue suggestioni e contingenze.

Oggi, a distanza di circa due anni dall’esordio del blog, ci siamo chiesti: queste parole chiave sono ancora strumenti efficaci per definire una società e un mondo dove l’ipercomplessità tecnologica, sociale ed economica impongono di ripensare non solo il nostro sapere, ma anche i nostri stessi spazi fisici e relazionali?

Di seguito alcune delle risposte che abbiamo trovato…

Leggerezza

Il tema della leggerezza, per Calvino, si associa sempre ai concetti di precisione e determinazione. Collegata in  maniera fondante al linguaggio stesso, infatti, la pratica della leggerezza lo tramuta in un elemento denso di sostanza – eppure senza peso – attraverso cui l’individuo è trasposto in un livello di percezione più elevato.

Il tutto finalizzato alla possibilità di poter agire e reagire – non solo simbolicamente – alla gravosità degli eventi che si accumulano nel nostro vivere quotidiano.

Ma il web e le tecnologie più massive di condivisione della conoscenza, così presenti  al nostro fianco, si possono davvero considerare leggere, al di là delle apparenze frivole che spesso le connotano?

A prima vista sì, in equilibrio come sono tra paesaggi di rara bellezza diffusi su ogni piattaforma sociale e “nuvole-cloud di caotici ipertesti, codici e tag proposti in maniera sempre più persistente, spesso anche in chiave culturale e non solo di business.

Tuttavia, in tale frequenza e quantità, sarebbe utile non solo una maggiore attenzione  alla precisione e alla veridicità di ciò che ci viene quotidianamente proposto dai vari sistemi informativi, ma anche una nostra maggior propensione alla diversità.

Ciò di cui certamente non necessitiamo, infatti, è il rischio sempre più  attuale di rinchiuderci in spazi all’apparenza aperti e leggeri – come sembrano essere le piattaforme social – dove il mondo viene in realtà selezionato e modellato solo in base ai nostri gusti e stili di vita, appesantendone nei fatti il contenuto.

Un consiglio in proposito? Seguire ciò che propone il verso di una canzone di Giorgio Gaber e il cui titolo è proprio “Leggerezza”: “Cerca di inventare la tua leggerezza, e volerai”.

Se risponderemo a questo invito potremmo imparare a esistere in modo più lieve tornando capaci di riconoscere e apprezzare il momento che viviamo, e non solo la timeline di Facebook o Twitter :).


Rapidità

Ed è proprio la rapidità a nascondere (o viceversa a svelare) quel momento. Agli occhi e alla mente di Calvino, infatti, ciò che conta non è tanto la misura del tempo, quanto il fatto di misurarsi proporzionalmente con esso.
Parliamo, nei fatti, di Kairos, ovvero il momento opportuno. Ovvero quel momento esatto in cui il nostro disegno – o quello di ciò che in quell’istante stesso osserviamo o produciamo – irrompe nel disegno più ampio di ciò che esiste accanto a noi in contemporanea, nello scorrere inevitabile del tempo.

Come ci ha insegnato un altro genio italiano, Giacomo Leopardi,  ragionando intorno alla rapidità, in questo caso dedicata alla scrittura, accade infatti che:

La rapidità piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee e fanno ondeggiar l’anima in abbondanza di pensieri, o’ immagini e sensazioni .”

Quale antidoto potrebbe avere, dunque, la necessità di muoverci anche noi rapidamente rispetto al contesto inarrestabile di crescita ed evoluzione (soprattutto tecnologica) in cui viviamo costantemente, con il rischio di caedere, ignari, in qualche precipizio?

Forse un senso attuale potrebbe essere quello di resistere, almeno in parte, all’ebrezza della corsa fine a se stessa, e di concentrarci non solo sul viaggio, ma anche sulla sua meta finale. Occorrerebbe sì correre, dunque, ma con la bussola ben stretta nalla mano.

A costo, aggiungeremmo, di smettere di correre e fermarci, per poi ripartire al momento opportuno in cerca di una strada che sia precipua, e non soltanto rapida.

L’esigenza culturale odierna, dunque, potrebbe essere la ricerca di un giusto ritmo, un’equa misura alle nostre azioni, singole e collettive, seguendo una colonna sonora più armonica e feconda, capace di alternare azione e pausa, rapidità e lentezza…

Il tutto per raggiungere i nostri obiettivi in maniera non tanto veloce, ma precisa, o meglio, esatta. Il che ci porta al prossimo tag 🙂


Esattezza

“Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile.

scriveva Calvino a proposito del tema dell’esattezza.

Il perché è presto detto: pretendere esattezza significa cercare una visione del mondo che rappresenti l’istinto e la ragione insieme, il che non è alla portata di tutti. Stiamo infatti parlando di Verità, che – lo sappiamo bene – non esiste per noi umani se non nei termini di approssimazione alla stessa.

Più nello specifico, quindi, e tornando ai tempi nostri, in che tipo esattezza possiamo confidare, immersi come siamo nell’attuale iper-complessità, spesso proposta dagli attuali sistemi culturali di ordine scientifico?

Per il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers anche l’esattezza rigorosa della scienza e della tecnologia non affatto la Verità, ma solo un vincolo particolare, un punto di vista anch’esso settoriale, rispetto a ciò che viene conosciuto e spiegato. L’unica via percorribile verso una Verità sotto ogni suo aspetto sembrerebbe esere invece proprio la Comunicazione, sebbene questa stessa pratica ci faccia sentire – nel medesimo istante – quanto la Verità sia infinitamente distante dalla nostra portata.

L’esattezza da ricercare attraverso la comunicazione – in un flusso virtuoso di informazioni che tendono all’inarrivabile verità – è tuttavia la lezione più difficoltosa da apprendere, e soprattutto da perseguire. Eppure, con ogni probabilità, è anche quella che si potrebbe inseguire con più energia e passione.

Come afferma Piero Dominici nel suo testo “La comunicazione nella società ipercomplessa“, infatti, la comunicazione costituisce il pre-requisito fondamentale per la riduzione della complessità, la mediazione dei conflitti e il governo delle imprevedibilità connaturate ai sistemi stessi.

Occorrerebbe dunque sviluppare una nuova cultura della comunicazione, orientata alla condivisione, in grado di rafforzare i meccanismi sociali di fiducia e cooperazione.

E, perché questo accada, è necessario un percorso formativo che raccolga e affronti le sfide poste dalla comunicazione nell’era digitale che ne sappia rendere in primo luogo visibile il lato non solo significativo, ma anche immaginifico.


Visibilità

Quello della visibilità, fra le lezioni americane, è un tema che l’autore pone in maniera davvero anticipatoria, legato come è ai concetti di immagine, immaginato e immaginazione.

Il topic, infatti, riguarda oggi chiunque si avvicini alla cultura in qualsiasi ambito e attraverso qualsiasi mezzo, sia esso logico e razionale piuttosto che visionario e creativo.

Il lato cosiddetto  visual delle cose, non a caso, si sta facendo sempre più contingente, in una successione di invenzioni che rendono Visibile, oggi, ciò di cui un tempo ignoravamo persino l’esistenza.

Gianni Rodari, nella suaGrammatica della Fantasia scrisse del resto:

Un giorno, nei Frammenti di Novalis (1772-1801) trovai quello che dice: Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”.

La Visibilità, quindi – o capacità di vedere, e quindi di visione – è condizione sine qua per immaginare prima, e comprendere poi, la realtà che viviamo nel pieno della sua complessità, in quanto fonte iniziale per ogni inferenza successiva ed evoluzione di pensiero o ragionamento.

Ciò che servirebbe mettere a punto, dunque, sembra essere una sorta di pedagogia dell’immaginazione che ci  aiuti a districare tra le migliaia di immagini che ogni istante ci vengono letteralmente somministrate, per riconoscerle, elaborare, selezionarle e, nel caso, scartarle. Nel pieno del loro molteplice esistere.


Molteplicità

“Quella che prende forma nei grandi romanzi del XX secolo è l’idea d’una enciclopedia aperta, aggettivo che contraddice il sostantivo enciclopedia, nato dalla pretesa di esaurire la conoscenza del mondo rinchiudendola in un circolo. Oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima.”

Ecco la ‘Molteplicità’ di Calvino. Un perfetto abito da cerimonia per il web, la tela di connessione per eccellenza tra fatti, persone e cose del mondo.

Un luogo dove ogni pagina, testo e parola possono aprirsi in mille direzioni diverse, allargarsi a comprendere orizzonti sempre più vasti o divenire sottile linea di coniugazione tra chi scrive e legge, produce e consuma.

Molteplicità di interazione sembra essere, dunque, il valore centrale e contemporaneo del web. Questo, sebbene molti utenti ne facciano in realtà uso spesso per risparmiare conflittualità (tramite mail, “messaggini”, tweet) ed evitare quegli incontri a faccia aperta che potrebbero risolvere i problemi in poco tempo. E nonostante molte istituzioni e brand lo usino invece per confezionare contenuti prefabbricati e predefiniti per niente open.

Come spiega Ermanno Guarneri, tuttavia: “Nel web, si possono sviluppare livelli di discussione non previsti. . Nonostante le potenzialità multimediali, rimane la scrittura il canale più importante. E la scrittura nel web genera e alimenta le comunità: lo stesso fenomeno del flaming – le litigate online – è dovuto proprio al trasporto emotivo, al senso di appartenenza che si crea nella Rete tra le persone.”

Per questo buona parte del web rimane di una molteplicità spesso inafferrabile, e dunque imprevedibile. Come un messaggio in bottiglia: solo uno lo raccoglierà o, magari, sarà letto da milioni di persone alle quali mai stringeremo la mano. Il che non è un male, anzi: alimenta il fato, il caso, e dunque un potenziale di libero arbitrio senza il quale ogni cosa sarebbe già stabilita a priori.

Certo, per evitare che questa attitudine fluida delle attuali tecnologie comunicative non sfoci in un caos di fatto inscalfibile e impenetrabile – poiché incomprensibile nel suo disegno complessivo – sarebbe necessario proprio quel valore che, per colpa dell’orologio della vita, Calvino non riuscì a includere nelle sue Lezioni Americane, ovvero la Coerenza.


Coerenza

La sesta conferenza, purtroppo, Calvino non fece in tempo a scriverla. Restano appunti dai quali si evince come lo scrittore si sarebbe riferito a un racconto di Melville, Bartleby lo scrivano.

Bartleby è la figura che si sottrae alla relazione sociale e alle convenzioni in nome di una perfetta coerenza alimentata, per assurdo, da una disincantata incoerenza.

Oltre alle interpretazioni esistenzialiste, e ai primi concetti di irrazionalismo contenuti in questo testo, non sappiamo a cosa Calvino volesse riferirsi con esattezza.

Da parte nostra, tornando al topic principale del nostro blog, possiamo senz’altro osservare come nell’epoca attuale, la Coerenza (intesa anche come consistenza e compattezza) ben si adatti al mondo dei Big Data, ovvero a quei numeri, codici, statistiche illeggibili e acronimi spesso incomprensibili che sono  destinati a incidere in modo strategico sulla società in cui viviamo.

Ed è forse proprio questa nuova forma di coerenza, capace di restituire una forma visibile e dunque conoscibile alla complessità, uno dei fini possibili dell’innovazione e delle varie scienze dei Dati.


Questi, in sintesi, sono e saranno anche nel nuovo anno le mappe di senso che seguiremo, alla caccia di un tesoro di tag che – proprio come la pentola degli Elfi alla fine dell’arcobaleno – si sposta a ogni passo più in là di quanto all’inizio appare. Nel frattempo, anche il nostro Blog va in vacanza.

Un ultimo consiglio? La semplicità. Regalate affetto e armonia a chi vi piace. E preparatevi a un nuovo anno all’insegna della Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e Coerenza.

Buone Feste!