Trasparenza amministrativa, ascolto e informazione: le buone pratiche di un buon Ente Pubblico. Di Paola Chiesa

Paola Chiesa
Paola Chiesa

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Scuola, piattaforme social, mondo delle imprese e media, tutti abbiamo una responsabilità di fronte alla diffusione di false notizie, e tutti possiamo fare qualcosa, perché la falsa notizia non solo distorce la realtà, ma indebolisce le nostre democrazie.

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Questo condivisibile invito è stato rivolto dalla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini il 21 aprile 2017 in occasione della giornata di lavori #bastabufale a Montecitorio.

La responsabilità di cui dobbiamo sentirci investiti, riguarda le varie fasi attraverso cui una notizia, quindi un contenuto, viene alla luce, dalla sua creazione, al corretto utilizzo della lingua, alla divulgazione nei canali informativi, offline ed online.

Chiamiamola pure “responsabilità morale” del cittadino di fronte alla società, che comporta doveri di iniziativa e di partecipazione consapevole estesi a tutti, compresi i giovani e i giovanissimi, come ci ha insegnato il giurista Alessandro Galante Garrone, quando ancora si studiava Educazione Civica a scuola. Perché la società nella quale viviamo può e deve essere da noi continuamente migliorata.

A ben vedere, però, già il tema della diffusione in sé delle notizie, prima ancora di analizzare la loro veridicità o meno, si presta a valutazioni interessanti, soprattutto se estendiamo il campo di indagine ad un particolare destinatario: l’ente pubblico, cioé quel soggetto deputato all’esercizio della funzione amministrativa per conseguire l’interesse pubblico. In questo caso infatti, il problema che spesso si riscontra è legato:

  1. alla carenza stessa di informazioni approfondite,
  2. alla loro difficoltà di reperimento,

il tutto frutto di una cultura consolidata nell’ente pubblico che considera la comunicazione come un servizio opzionale, quasi “on demand”, anziché esso stesso un servizio per portare le attività svolte a conoscenza dei cittadini.

Mentre invece, il tema della trasparenza amministrativa e dell’anticorruzione trova tutto sommato un’adeguata disciplina e diffusione nell’ente pubblico, grazie al “decreto trasparenza” (d.lgs n. 33/2012), così come modificato d.lgs. n. 97/2016, per citare i provvedimenti legislativi più recenti che incentivano la cultura della legalità e promuovono il potere di controllo dei cittadini, contribuendo di fatto ad alimentare il rapporto di fiducia tra cittadino e pubblica amministrazione.

Cosa e come comunica un ente pubblico? L’esempio di un ente pubblico: il Comune.

L’attività di un Comune è espressione di linee guida di natura politica, individuate dagli amministratori e tradotte in azioni dagli uffici. Nello specifico, gli amministratori gestiscono risorse e producono servizi, in applicazione delle politiche cui i cittadini hanno attribuito fiducia attraverso il loro voto.

I risultati dell’attività di gestione sono quindi portati a conoscenza dei cittadini attraverso l’attività di comunicazione.

Il Piano di Comunicazione è lo strumento strategico che permette il coordinamento di tutte le attività di comunicazione, siano esse rivolte all’esterno, o rivolte all’interno dell’ente. L’aggiornamento di tale documento, permette inoltre di misurare i risultati che la comunicazione ha prodotto.

Quali sono i risultati attesi?

Se l’attività di un Comune è finalizzata a conseguire gli obiettivi che sono stati affidati all’Amministrazione scelta dagli elettori, è normale che il punto di partenza sia costituito dal programma elettorale, che per l’occasione viene adeguatamente suddiviso in una sezione strategica ed in una operativa. Il tutto confluisce nel cosiddetto documento unico di programmazione – DUP – che unisce in sé la capacità politica di prefigurare finalità di ampio respiro con la necessità di dimensionare gli obiettivi alle reali risorse disponibili.

Per questo motivo, pur essendo un documento di durata triennale, le linee programmatiche di mandato e gli indirizzi strategici vengono aggiornati con cadenza annuale, in base alle mutate esigenze; allo stesso modo le decisioni strategiche vengono adeguatamente calibrate con un taglio realistico ed operativo, individuando le risorse finanziarie, umane e strumentali. Di pari passo, quindi, anche la comunicazione non può che essere considerata come un processo in continuo divenire, in quanto al cambiamento di obiettivi e contenuti, mutano necessariamente modalità e strumenti con i quali si comunica.

La comunicazione al tempo dei social media

Se in un Comune l’attività comunicativa esterna tradizionale, fatta di riunioni, assemblee pubbliche, comunicati stampa, gestione dei rapporti con i media, con le associazioni e gli operatori del territorio, è tutto sommato ancora rappresentativa di un modello di comunicazione “verso” il cittadino, l’avvento dei social media ha generato delle conseguenze importanti nel modo di comunicare, relativamente ai tempi di gestione – divenuti molto più rapidi – all’interazione con il cittadino, all’organizzazione interna del lavoro, al coordinamento degli uffici, alla necessità di promuovere la formazione e le competenze digitali tra il personale.
Questa nuovo paradigma della comunicazione “con” il cittadino, se da un lato evidenzia un percorso democratico di avvicinamento delle istituzioni agli interlocutori, dall’altro mette sul piatto importanti questioni da affrontare e risolvere da parte di un ente pubblico, e di un Comune in particolare che, per sua natura, rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo:

capacità di ascoltare,

capacità di distinguere la conversazione dall’informazione,

capacità di considerare il cittadino non solo come portatore di un bisogno, ma anche di competenze e soluzioni.

Questioni, anzi vere e proprie sfide che, se gestite al meglio, possono attribuire al Comune, più che ad ogni altro ente, il ruolo privilegiato di ricostruire quel rapporto di fiducia che si è incrinato tra l’amministratore pubblico ed il cittadino.
Perché allora non provare anche noi, nel nostro piccolo, a gettare qualche seme per consentire la ricostruzione di quel rapporto di fiducia, applicando a noi stessi il cambiamento che vorremmo vedere negli altri, come diceva Gandhi, e sentendoci investiti in prima persona di quella responsabilità morale da cui siamo partiti? Cercando i dati, “ascoltandoli”, analizzandoli, estraendone informazioni utili a comprendere quali sono i bisogni della collettività, mettendoli anche a confronto su area vasta. Con metodo scientifico, per arrivare ad individuare i temi di maggior interesse per i cittadini, lo stadio di conoscenza diffusa, le politiche più adatte per potervi positivamente incidere.

Lo faremo grazie a Webdistilled, un potente software di Social Media Monitoring e Analisi della Reputazione Semantica Online, conducendo un’analisi sui Comuni “social” capoluogo di provincia del Piemonte, ovvero: Torino, Cuneo, Novara, Vercelli, Biella, Alessandria.
Provando ad immaginare, partendo dai dati, un modello di comunicazione sui social che possa incidere positivamente sulla strategia politica e sulla pianificazione operativa di un Comune. Restituendo, infine, ancora dati, risultati, e una Pubblica Amministrazione efficace.

Per saperne di più

www.lastampa.it
www.harvardmagazine.com
www.futura.news
www.newsandcoffee.it