OTA, Big Data e Turismo. Viaggio all’interno delle prenotazioni online.

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Parlare di OTA (Online Travel Agencies) e Big Data vuol dire entrare in un argomento per certi versi positivo e per altri critico che riguarda il settore del turismo, come accade per quelle medaglie a due facce che, pur essendo l’una specchio dell’altra, raffigurano al rovescio elementi tra loro conflittuali.
Se infatti da un lato queste agenzie online consentono al turista di scegliere tra tantissime strutture, confrontandole tra loro, dall’altro ne “cancellano” di fatto altrettante, ovvero quelle che – per motivi diversi – non sono presenti nelle pagine dei loro siti.
Questo, in nome di una grande capacità di penetrazione nel mercato online, spesso grazie a ingenti investimenti cross-mediatici, e con il rischio di un vero e proprio monopolio comunicativo a scapito di molti stakeholder del settore.

In ambito turistico, un primo epocale passaggio nel rapporto tra il viaggiatore e la sua meta di destinazione è stato quello della “disintermediazione”, ottenuta grazie a internet. Le agenzie di viaggio ne hanno a suo tempo fatto le spese, ma per un certo periodo gli utenti, semplicemente navigando su internet, hanno “incontrato” siti web che promuovevano la propria struttura ricettiva con foto ammiccanti e pagine vetrina in grado di attirare direttamente l’attenzione.

Tali “contatti”  facevano capo a una telefonata o una mail inviata direttamente al gestore per chiedere la disponibilità di una o più stanze, facilitando così il rapporto uno a uno tra fornitore di servizi e consumatore, altrimenti detto “B2C”.
Interazione privilegiata, questa, che è durata poco tempo.

Quasi da subito infatti sono nati portali e portalini che si sono messi in mezzo tra i due attori protagonisti, seppure in maniera discreta. A questi si aggiungevano i siti di recensioni – tra tutti Tripadvisor e Trivago – in grado di fornire ai naviganti anche le valutazioni degli ospiti (vere o presunte vere che fossero).
Nello stesso tempo, iniziarono a fiorire altri siti ancor più strutturati che consentivano la prenotazione diretta online delle strutture: Venere.com, Booking.com, Expedia e via così.
Tutto ciò per dire che la presunta disintermediazione tra turisti e strutture ricettive si è già eclissata da molto, spostandone a prima vista gli oneri tutti a carico dei gestori (che pagano una salata commissione sulle prenotazioni). Oneri che però, una volta usciti dalla porta, rientrano dalla finestra dei turisti, con un inevitabile rincaro dei prezzi.

Oggi gli scenari stanno per cambiare ancora una volta grazie ai Big Data.
Come descritto in questo articolo  e in quest’altro,  i dati raccolti dalle OTA – e non solo – si stanno sedimentando, filtrando e confrontando in maniera da creare modelli predittivi in grado di “consigliarci” sui nostri comportamenti d’acquisto anche in questo settore, come già accade in altri campi, ad esempio l’editoria e la musica, solo per citarne un paio.
Una domanda allora, come si diceva un tempo, sorge spontanea: Chi beneficerà alla fine di tutto ciò? I big dell’industria del turismo, senza dubbio, come illustrato in questo interessante rapporto pubblicato sul sito di Amadeus.
Non certo i titolari di piccole strutture ricettive, ai quali non resterà probabilmente altro che raggrupparsi e consorziarsi, pena il rischio di chiusura, così come è già accaduto nel settore del commercio.
Una (non piccola) isola attuale in questo panorama, che non possiamo non citare, è tuttavia rappresentata da AirBnB che, non a caso, sta diventando sempre più conosciuto e utilizzato.

Ma, a parte le eccezioni esistenti, come fare, per recuperare un rapporto diretto e reale, caldo e personalizzato, tra noi e la nostra agognata meta? Ad oggi sembrano i social, gestiti a volte ancora dai titolari delle strutture, a consentire una reale disintermediazione tra turista e struttura ricettiva, ma è probabile che i Data Lake invadano prima o poi in maniera definitiva anche quest’orizzonte, grazie alla capacità – a monte – degli algoritmi delle stesse piattaforme di filtrare “domanda” e “offerta” del mercato turistico in base al cosiddetto stile di vita attraverso lo studio, l’analisi e il trattamento delle scelte precedenti degli utenti.
Così che tutti ovunque ci “diranno” dove andare, quando, come e magari con chi.

Come potremo fare, per mantenere un po’ di imprevedibilità e accontentare il nostro sacrosanto desiderio di avventura? In un modo solo, come una volta: prendendo un mappamondo, facendolo girare e poi, col dito puntato e gli occhi chiusi, fermarlo e scegliere la meta. Ecco, così la nostra scelta sarà di sicuro libera. Magari un po’ azzardata???

PS: per gli interessati direttamente al settore del turismo, consigliamo la lettura di questo articolo di Francesco Russo sul Blog www.briowe.eu che propone un’interessante panoramica sulle strategie di marketing possibili per le strutture ricettive, alternative o complementari agli investimenti nelle cosiddette OTA. Da non perdere!