Il senso della cura: coordinate culturali e storiche del concetto di malattia.

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Non sempre – e non dappertutto – il concetto tutto umano di malattia, così come quello di cura, ha avuto uguale genesi né seguito la medesima filosofia interpretativa, e nemmeno ha individuato le stesse patologie.
Se vogliamo dirla tutta, certe malattie, in alcune culture, sono state considerate addirittura come segno di una manifestazione divina o comunque spirituale, e dunque non necessariamente negative. C’è stato inoltre, e agli antipodi, l’esempio di Sparta, in cui chi non era in perfette condizioni fisiche o mentali faceva un salto giù dalla rupe…
Senza andare oltre nel citare quelli che sono per un certo verso luoghi comuni, è infine evidente come la “malattia”, in ognuno dei suoi molteplici sensi, è una prova cui ciascun singolo e ogni collettività sono prima o poi sottoposti, con l’avvento di patologie sempre nuove e, a volte, fatali o comunque pandemiche.
Tanto vale affrontare tali prove con alcune conoscenze in più in materia, confidando – se possibile – di mantenere l’esperienza solamente a livello “virtuale”. 🙂

Ma come approcciarsi in maniera indiretta – sempre e comunque in punta di piedi, vista la sensibilità dell’argomento – al tema della malattia e della sofferenza, in una parola sola al concetto di “male”?
Quello che proponiamo è innanzitutto uno spunto linguistico: l’origine stessa della parola male che – avverbio o sostantivo – viene dal latino măle, a sua volta da mălu(m) che propriamente vale “cattivo”.
Ed è “sintomatico” che la parola mescoli sin dal suo passato le proprie accezioni etiche e morali – ovvero qualcosa di dannoso, non giusto, o imperfetto – a quelle assai più concrete della sofferenza e del dolore fisico o psicologico.
Del resto, la sofferenza e il dolore – del corpo o della mente che siano – sono da sempre collegati a un’assenza di equilibrio o a uno scompenso di energie in alcune culture, o peggio ancora a una colpa, quando non sono addirittura e apertamente classificati come la conseguenza di un peccato come nella tradizione dell’Antico Testamento. Questo, sino all’avvento di Cristo, almeno. Da lì in poi, infatti, la sofferenza fisica è stata anche prova possibile di redenzione, via crucis da attraversare per raggiungere la salvezza, individuale o collettiva che fosse…

Dove vogliamo arrivare con questa introduzione? Al fatto che, anche su un tema tanto delicato e denso di significati, basta spostare il punto di vista – o rendere più sottili o più spesse le lenti del nostro sguardo – per cambiare non solo ciò che fissiamo, ma anche tutto l’orizzonte su cui il tema stesso si mette in primo piano.
Nemmeno la malattia, insomma, può essere ricondotta a un mero stato oggettivo, descrivibile con categorie universali, date una volta per tutte.

Non solo perché – come abbiamo visto e come vedremo – l’esperienza della malattia e quella della cura mutano nello spazio e nelle culture, oltre che se osservate da un punto di vista storico. Ma anche perché l’esperienza della malattia e del dolore invade il vissuto delle persone e agisce nella società.

Tanto che nel mondo anglosassone lo stesso concetto è descritto con parole diverse a seconda della prospettiva da cui lo si contempla.
Se illness è la malattia nella percezione del malato stesso, sickness ne è la valutazione da parte della società, mentre disease è la sua descrizione medica e clinica.

E se dunque i legami tra salute del corpo e della mente – nonché le implicazioni collettive o sociali della malattia – coinvolgono fattori molto complessi e interconnessi, un’altra definizione ci viene in soccorso, quella di salute secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che pone il focus su un concetto di salute che va al di là della “semplice assenza di malattia”, ma viene descritta piuttosto come uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”.

Un punto può allora orientare la nostra riflessione: progressivamente, nel mondo occidentale almeno – e fortunatamente aggiungiamo noi – la storia della medicina è stata ed è anche la vicenda del cammino verso la laicizzazione della malattia e di conseguenza della cura.

Senza dimenticare, in questi giorni di commemorazione, la lezione di un grande protagonista della cultura italiana, da poco scomparso, Umberto Eco, che in una sua lectio magistralis sul tema del dolore parlò di “educazione culturale al dolore” e disse che “la cultura alza le soglie della sofferenza”.
C
onoscenza e consapevolezza insomma come strada tutt’altro che piana verso un benessere che non è appunto semplicemente il contrario della malattia.

Inauguriamo così, con questo articolo e queste riflessioni, una rubrica che vuole essere un viaggio nel tema della malattia e della salute, osservate da un punto di vista storico, gettando lo sguardo oltre i confini della nostra cultura e verso i molteplici approcci alle cure, anche quelle che ci prospettano le nuove incombenti tecnologie:

  • L’influenza delle malattie nella storia dell’Uomo.
  • Le cure del corpo: tradizionali, alternative e naturali.
  • Le cure della mente: diagnosi e terapie organiche e funzionali.
  • Epidemie, pandemie e zoonosi.

Buona lettura!

approfondimenti

Per saperne di più

 

– www.treccani.it

– www.treccani.it/enciclopedia/malattie

– https://it.wikipedia.org/wiki/Salute