La buona gestione delle informazioni tra Scienza, Presidenti e Imprenditori dei dati. Di Anna Pompilio.

Anna Pompilio
Anna Pompilio

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Non sono mai stato in grado di concepire come un essere dotato di intelletto possa prefiggersi di raggiungere la propria felicità attraverso l’esercizio di un potere sugli altri.”

Thomas Jefferson

Partiamo (come piace a noi) da lontano…

La villa di Thomas Jefferson a Charlottesville, in Virginia, si chiama Monticello: lo scienziato, naturalista, botanico, architetto, pensatore e statista, autore della Dichiarazione d’Indipendenza , Presidente degli Stati Uniti d’America dal 1801 al 1809 era un grande estimatore dell’architettura palladiana e aveva letto che la Rotonda sorgeva, appunto, su “un monticello”, da qui il nome.

Thomas Jefferson è anche uno dei volti ritratti sul monte Rushmore accanto a quelli di George Washington, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt ed è stato il fautore di quel repubblicanesimo agrario che riteneva che l’unico modo per ottenere felicità e indipendenza fosse attraverso la totale concentrazione sui valori della terra.

Tornando all’attualità, Donald Trump – per raccontarla nei termini di una delle tante biografie on line che lo riguardano – è il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America dal 9 novembre 2016.

E forse la nostra riflessione potrebbe già fermarsi qua…

E adesso andiamo oltre… 

Celebre imprenditore, impegnato in diversi settori, soprattutto quello immobiliare, è considerato uno degli uomini più ricchi del mondo e contrariamente al suo predecessore ottocentesco ha battezzato la maggior parte delle sue proprietà immobiliari con il nome Trump (Trump Tower, Trump Building, Trump Plaza, ecc.).

E di certo non sono mai stati i valori della terra ad ispirarlo, almeno a giudicare dall’ordine esecutivo firmato in questi giorni per revocare le politiche a difesa dell’ambiente e le misure contro i cambiamenti climatici portate avanti dalla precedente amministrazione.

Viene da chiedersi come sia possibile tanta miopia, tanto oscurantismo ai tempi di Internet, della rete, dell’informazione che viaggia veloce, dei Big Data… O forse è possibile proprio grazie a questi nuovi strumenti, il cui effetto amplificatore non distingue di per sé tra buono e cattivo.
Del resto quando il mondo si è interrogato sull’elezione di Trump c’era chi sottolineava l’importanza dell’utilizzo del Data science per le campagne elettorali e l’approccio scientifico che combina raccolta, analisi di dati e marketing digitale.

Viene di nuovo da chiedersi se Etica e sostenibilità ambientale pagano ancora, o se invece nell’era dei dati i costi legati agli adempimenti in rapporto ai danni derivanti dalla perdita d’immagine non ne vanifichi il potenziale effetto deterrente: l’utilizzo dei Big Data permette infatti alle organizzazioni di valutare meglio il rischio di una crisi e allo stesso tempo di prepararsi per tempo alla sua gestione.
Lo scandalo Volkswagen dei motori truccati, ad esempio, è costato alla casa automobilistica tedesca circa 15 miliardi di dollari e una macchia bella grossa sulla propria reputazione ma a ben pensarci gli strumenti oggi disponibili per recuperare terreno, per analizzare il sentiment e parlare con i clienti, per attuare una strategia comunicativa volta a smorzare l’effetto della vicenda sono molti di più rispetto al passato prossimo, molto più veloci e molto più efficaci.

Se da un lato dunque le preoccupazioni sui cambiamenti climatici, un tempo indirizzate ai Paesi in via di sviluppo per il timore che dessero priorità ai valori del PIL rispetto alla cura dell’ambiente, riguarda oggi tutti i paesi, anche quelli più ricchi ed “evoluti” come dimostra il caso della Germania o degli Stati Uniti, dall’altra le innovazioni scientifiche e tecnologiche hanno messo nelle mani dell’uomo un potere di manipolazione dell’ambiente che non ha eguali. Maggior potere significa però maggiore responsabilità e significa soprattutto progettare visioni del mondo in grado di garantire il rispetto dell’ecosistema e deve necessariamente essere oggetto di politiche economiche-sociali ben ponderate nella consapevolezza che ne va del futuro dell’umanità intera.

Le buone pratiche

I modelli di imprenditoria sostenibile tuttavia non mancano e non mancano le buone pratiche sostenute dal digitale e dalle nuove tecnologie (a dimostrazione com’è ovvio, che non è lo strumento il problema ma banalmente come lo si usa):

è il caso del Gruppo Hera che tra le tante iniziative propone un programma di educazione ambientale rivolto alle scuole, La Grande Macchina del Mondo, educational box per gli insegnanti, un gioco a squadre che utilizza l’App “il Rifiutologo”, in cui gli studenti trovano informazioni dettagliate su come riciclare ogni scarto, pacchetto o confezione, affinando così le loro conoscenze in materia di rifiuti;

è il caso del CNR che con il suo dipartimento Ingegneria, ICT e tecnologie per l’energia e i trasporti svolge attività scientifiche in aree prioritarie per l’innovazione del Paese con applicazione in molti settori produttivi: dall’energia ai trasporti, dall’ingegneria industriale alle costruzioni, dal biomedicale fino a settori quali l’aero-spazio, i beni culturali, la sicurezza, l’ambiente, l’agricoltura e la cantieristica e si occupa di problematiche ambientali, dello sviluppo di soluzioni avanzate per il miglioramento dei sistemi di produzione, della mobilità intelligente e sostenibile, della tracciabilità delle reti di produzione e distribuzione nei diversi settori merceologici;

è il caso di Italferr, la società di ingegneria delle Ferrovie dello Stato, che ha scelto di “regalare” i pc dismessi ma ancora funzionanti attraverso accordi con le amministrazioni pubbliche locali, risparmiando in tal modo sui costi di smaltimento e allo stesso tempo sovvenzionando l’informatizzazione degli enti. Un recupero virtuoso che è stato possibile proprio grazie all’incontro e alla visione illuminata di manager pubblici e privati consapevoli che un approccio indifferente o addirittura “predatorio” delle risorse non ha senso.

Perchè le tecnologie abilitano ma il mondo nuovo non può essere circoscritto al solo uso (o abuso) dei dati.

approfondimenti

Per saperne di più

www.eea.europa.eu
www.edilia2000.it
www.cnr.it/it
www.slideshare.net
www.educarsialfuturo.it