Il nettare al tempo delle formiche!

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Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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L‘idea di abbondanza, nell’epoca del consumismo, si accompagna inevitabilmente a un effetto collaterale che sembra ormai sorpassarne i benefici: lo speco di beni, la sovrabbondanza che diviene rifiuto. Quasi che nell’idea stessa del benessere individuale si nascondesse un prezzo da pagare, il più delle volte collettivo.
Una sorta di maledizione? Un retaggio culturale che obbliga a “espiare” in qualche maniera la nostra tendenza naturale all’appagamento? O piuttosto una regola dell’universo, per cui quando qualcuno ha una cosa, qualcun altro deve pagarne il pegno?
In natura non è affatto così. E – strano a dirsi – questo non avviene solo in un’ottica di risparmio e sacrificio, anzi! Gli animali, infatti, sanno destreggiarsi assai meglio di noi nell’arte della felicità, capaci come sono di mettere a frutto le risorse che la natura stessa dispensa.
Darwin scriveva del resto ne “L’origine delle specie”: “(…) quando contempleremo ogni prodotto della natura considerandolo come qualcosa che abbia avuto una storia; quando considereremo qualsiasi struttura complessa e qualsiasi istinto come la somma di molti elementi, ciascuno utile al suo possessore, (…) quanto diventerà più interessante lo studio della storia naturale!

Di questo sono da tempo consapevoli i “mirmecologi”, ovvero coloro che osservano la vita delle formiche. Tutto ebbe inizio quando gli stessi si resero conto di come i loro piccoli soggetti di studio non fossero solo carnivori o consumatori di detriti e animali morti, ma che molte delle loro diverse sotto-specie erano ghiotte di nettare, il mitologico nutrimento degli dei. Da lì la scoperta, altrettanto sorprendente, che non solo le formiche hanno un palato fino, ma fanno anche le schizzinose e ne selezionano più varietà in base ai loro gusti e necessità.
Come è possibile tutto ciò? Entriamo più nel dettaglio di questa mirabolante “catena produttiva”.
Il nettare è una secrezione zuccherina prodotta da tessuti specializzati posizionati alla base dei fiori (nettàri fiorali) e in altre parti non riproduttive delle piante, quali ad esempio le foglie (nettàri extrafiorali); le formiche, ingorde di tale prelibatezza, non si sono limitate nel loro ciclo evolutivo a consumarlo, ma ne hanno influenzato la composizione in un modo a dir poco ingegnoso.
Tra i microorganismi trasportati da questi piccoli e intraprendenti insetti, infatti, vi sono anche dei lieviti, i quali – una volta dispersi sulle piante – sono in grado di interagire chimicamente con gli zuccheri esistenti dei nettàri fiorali, modificandone la composizione originaria.
La nuova sostanza nutritiva così prodotta contiene più fruttosio e glucosio e meno saccarosio, risultando allo stesso tempo meno appetibile per gli altri insetti loro “concorrenti”. Le formiche si assicurano in questa maniera una fonte di zucchero “esclusiva”, fungendo loro stesse da impollinatrici dirette.
Anche i nettàri extrafiorali di molte piante hanno del resto una funzione di ricompensa: si tratta di una simbiosi mutualistica dalla quale non solo le formiche, ma anche le piante ricevono vantaggi: il tasso riproduttivo della pianta aumenta del 49%, mentre gli attacchi degli insetti fitofagi (che si cibano cioè delle stesse) sono ridotti del 62%. Il tutto senza sprechi né scarti né rifiuti!

Impariamo, gente, impariamo… 🙂

approfondimenti

Per saperne di più

–  Shenoy M. et al. (2012). Composition of extrafloral nectar influences interactions between the myrmecophyte Humboldtia brunonis and its ant associates. J Chem Ecol. 2012 Jan;38(1):88-99.
–  Trager et al. (2010) Benefits for Plants in Ant-Plant Protective Mutualisms: A Meta-Analysis. PLoS ONE, vol. 5, no. 12.
–  Pikaia, il portale dell’evoluzione.