Quando si dice corpo: tutti per uno, uno per tutti! Di Natalia Robusti.

Natalia Robusti
Natalia Robusti

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Dire, fare, baciare… studiare, toccare, sezionare…

 

Abbiamo parlato, nel primo articolo di questa rubrica, di come la forma esteriore del corpo racconti – anche culturalmente, ma non solo – le “storie” del corpo, chiamiamolo così, simbolico.
Vediamo invece ora come la nostra corporeità disponga di un proprio linguaggio, più o meno ermetico, anche in termini di salute e benessere.

Quando si parla del corpo, infatti, il linguaggio si arricchisce di una vasta gamma di significati, grazie al fatto che permette l’uso di molte figure retoriche, tra cui la metafora e, soprattutto, la sineddoche, in cui una parola che può avere un significato più o meno ampio di quello proprio. Alcuni esempi? Una parte per il tutto, il contenente per il contenuto, la materia per l’oggetto e via andando…

Il corpo, del resto, è – per eccellenza – un tutto composto da tante parti che contribuiscono quasi miracolosamente a tenerlo unito…

Non a caso il celebre  apologo del console romano Menenio Agrippa  paragonò la stessa società a un corpo, la cui sopravvivenza e il cui benessere dipendono dalla collaborazione di tutte le sue innumerevoli parti, da quelle più grandi alle più piccole (addirittura microscopiche). 

E che il corpo sia composto da tante parti ce lo ricorda innanzitutto l’anatomia, scienza un tempo proibita e praticata clandestinamente da Leonardo da Vinci. Già da allora – prima cioè di diventare una vera e propria materia necessaria allo studio scientifico del corpo e alla professione della medicina – l’anatomia ha dato all’Umanità inaspettate chiavi di accesso sia al corpo che alle sue diverse parti. Non per niente il termine Anatomia, che deriva dal greco, significa “sezionare” 🙂

Fortunatamente l’evoluzione medica e tecnologica ci consentono oggi di esplorare la nostra anatomia in maniera meno cruenta attraverso raggi, TAC, risonanze et così via che sezionano e mappano virtualmente il nostro corpo e lo raffigurano in rappresentazioni sempre più accurate.

Ma quali sono,  sono le parti che compongono il corpo umano?

Seziona e seziona, il tutto si riduce a una lista di “gruppi regionali” o apparati, che a loro volta contengono distretti e organi, suddivisi o per posizionamento o per sistemi di funzione.

Parliamo in sintesi (dal punto di vista dell’anatomia cosiddetta topografica) di: testa e collo, arti superiori, torace, addome, schiena, pelvi, perineo e arti inferiori.
A loro volta questa parti sono legate tra loro in apparati: apparato tegumentario (pelle, capelli e unghie), apparato scheletrico, apparato muscolare, sistema nervoso, sistema emolinfopoietico, apparato cardiovascolare, apparato respiratorio, apparato digerente, apparato urinario, apparato genitale.

E aggiungiamo alcune cifre interessanti:

“Prima che l’essere umano raggiunga l’età adulta, il corpo consiste in 100 trilioni di cellule. Ognuna è parte di un sistema di organi il cui scopo è consentire le funzioni vitali essenziali.”

Il corpo ai tempi di Google…

 

Ora… basterebbero queste cifre per capire come la condizione di salute del nostro corpo sia in effetti un miracolo; eppure, quanto sin qui accennato, non è che la famosa punta dell’iceberg.

E che sia così lo dimostra qualsiasi analisi e serp sui motori di ricerca: siti e portali fanno a gara per riportarci la lista e i parametri dei valori normali cui dovrebbero riferirsi le nostre parti del corpo, assieme a un insieme di metodiche, apparecchi e iter diagnostici di prevenzione, individuazione e cura di malattie.
Il tutto in una quantità tale da solleticare pericolosamente l’ipocondiacro anche più latente di ciascuno di noi.

I marker della salute o della malattia, infatti, si riversano in innumerevoli liste di siti e link che Google e company ci propongono, spesso inseguendoci di pagina in pagina con pratiche di remarketing ricordandoci a ogni click della malattia o del valore ricercato in precedenza (sino a che non eliminiamo dalla nostra cronologia ‘sti benedetti cookies :-).

Ne consegue compresi rischi di una pratica dilettantesca della medicina con il diffondersi di cure fai-da-te dai dubbi esiti – che il livello di conoscenza (più o meno pertinente) riguardante il tema della salute e del benessere del corpo umano si è diffuso notevolmente.

La cultura della salute è infatti diventata un aspetto della cultura di massa. Nel male e nel bene. L’informazione e la consapevolezza sono infatti le prime e più potenti armi che il nostro corpo può adottare per difendersi dalle innumerevoli insidie che il mondo esterno mette in campo per danneggiarci, più o meno fatalmente.

E la prevenzione si attua con comportamenti virtuosi che nascono non solo da buone pratiche di vita, ma anche dalle conoscenze che ognuno di noi realizza sulla propria pelle. (Eccola qua: un’altra sineddoche!)
Per questo è importante saper interpretare i segnali che il corpo ci manda: quando è malato o sofferente, parla infatti una lingua particolare, che è bene conoscere.

 

Dica trentatrè? No, anzi, dica 60 – 90 – 60.

Il tema, vastissimo, e qui solo accennato, è di grande attualità. A proposito delle parole del corpo – molto spesso espresse in numeri – ve ne sono infatti alcune che, da sole, aprono scenari di possibili malesseri sottostanti.

Oggi, ad esempio, quando parliamo di stili di vita, sappiamo bene che a un corpo sovrappeso (o addirittura obeso) corrisponde non solo un aspetto appesantito, ma con tutta probabilità anche una serie di abitudini insalubri, alimentari e non.

Dall’altra parte, anche l’eccessiva magrezza può portare a forme di deperimento organico, e può essere il segnale di gravi disturbi alimentari, quali la bulimia o l’anoressia, che colpiscono fasce sempre pià ampie della popolazione giovanile, e non solo femminile.

Insomma: in entrambi i casi siamo lontani dalle mitiche, inarrivabil misure delle “maggiorate”, le celebri, un tempo idolatrate dalle masse, finte magre! 🙂

Anche in questo caso le parole da comprendere si esprimono in cifre, quelle del peso, che – se non rispettate in un determinato range (con limiti ben definiti di soglie minime e massime entro cui rimanere) – fanno scattare il famoso campanello d’allarme.

La scienza medica, secondo la medesima tassonomia dei valori minini e massimi entro cui posizionarsi, guarda anche ad altri innumerevoli numeri: frequenza cardiaca, pressione arteriosa, parametri vitali…
Per non parlare dei marker che riguardano la chimica del suo funzionamento: leucociti e linfociti, globuli bianchi e rossi, trigliceridi e tutte le altre sostanze che quotidianamente ci tengono in vita combattendo una lotta incessante.

Finito forse il tempo in cui l’unico vero numero magico della cura del corpo era il famoso 33 che il paziente seduto sul lettino doveva pronunciare, oggi dunque le cifre da osservare e confrontare sono davvero tante. Anzi, sono sempre di più, se vi aggiungiamo la materia del DNA.

Ed è proprio in questo incrocio – ovvero quello tra i dati apparenti e quelli silenti – che possiamo imparare ad autosorvegliarci, visto che a curarci debbono – per fortuna – pensarci altri.

Il colore e la forma della salute 😉


Chi ha una certa età 😉 non può non ricordare “Esplorando il corpo umano”
in un cui, attraverso una serie di libri, cartoni animati e gadget, viene insegnato ai bambini il nostro corpo in tutte le sue parti, in un viaggio non meno immaginifico di quelli al centro della terra o tra le galassie dello spazio siderale.

E visto che quello che noi abitiamo, il nostro corpo, è un vero e proprio universo dal cui complesso funzionamento dipende la nostra stessa esistenza, non può stupire il nostro affanno nel tenerlo in salute, alla ricerca di una sorta di a-mortalità, se non proprio immortalità.

E fin qui tutto bene.

Ma se l’ascolto del linguaggio del nostro corpo oltrepassa alcuni confini – sollecitato da modelli salutistici ed estetici iper-accessoriati somministrati quotidianamente da tutti i media – ecco che un eccesso di informazioni spalanca le porte non solo a nuove aspettative, ma, a volte, a vere e proprie utopie.

Accade così sempre più spesso che gli uomini rincorrono il sogno di un corpo atletico, muscoloso, scattante, potente, simbolo di una efficienza professionale che garantisce un ruolo di preminenza nella società, e  le donne inseguono il sogno di un corpo magro, flessuoso, sempre vestibile, simbolo di una desiderabilità permanente.

Entrambi anelando a una dimensione di eterna giovinezza, in cui sia bandita la cellulite, appianate le rughe, eliminati i difetti fisici, i capelli bianchi, le macchie della pelle ecc.

Questo spiega il crescente consumo di prodotti di bellezza e cosmetici, sia da parte delle donne, ma anche da parte degli uomini, e il dilagare delle diete più o meno fai-da-te.

Spiega anche l’aumento di pazienti/clienti che ricorrono all’intervento del chirurgo plastico, e la spaventosa crescita di disturbi legati alla alimentazione nei giovani e non solo, dall’anoressia alla bulimia, dalla denutrizione all’obesità. Il tutto in un legame tra estetica, cultura, salute e medicina quanto mai forte e intrecciato.

Il corpo dunque –  iper-consultato, iper-ascoltato, iper-sollecitato – rischia di diventare terreno di battaglia di differenti tensioni, strumento di affermazione o causa di fallimento, fonte quindi di gioia e disperazione a seconda che risponda o meno ai modelli cui conformarsi, e non solo a quelli realmente necessari e utili per il suo benessere.

Non che sia, questa, una novità…

 

L’Arte del corpo e la sua storia..

A dirla tutta, probabilmente è sempre stato così, come non solo la scienza medica insegna, ma anche la storia della sua rappresentazione, soprattutto se indagata dal punto di vista della Storia dell’Arte.

Se il corpo, tutto e in ogni sua parte,  è il luogo stesso in cui si spende la nostra vita, è infatti inevitabile che sia lo snodo tra noi, il mondo esterno e il tempo che tutti ci attraversa. Ed è ineluttabile che, nel farlo, cerchi di sopravvivere in ogni sua forma, non solo etica, ma anche estetica.

Diceva – in maniera oltremodo predittiva –  il filosofo Merleau-Ponty:

“Per noi il corpo è molto più di uno strumento o di un mezzo; è la nostra espressione nel mondo, la forma visibile delle nostre intenzioni… Non è all’oggetto fisico che il corpo può essere paragonato, quanto piuttosto all’opera d’arte”.

Come per ogni linguaggio che si rispetti, dunque, anche quello del corpo tende alla durata, all’espansione, all’evoluzione. Nel male e nel bene. In Salute e in Malattia, appunto.