L’aria e la mamma “green”. Le norme di controllo dell’inquinamento atmosferico

Maria Bonifacio
Maria Bonifacio

Otto anni fa iniziava l’avventura del blog #6MEMES, un luogo di conversazione tra tematiche tecnico-scientifiche e temi considerati di tipo umanistico, ispirato alle Lezioni Americane di Calvino.

In questi otto anni molto è cambiato e in maniera sostanziale: la cultura dei dati e del digitale è ormai dominante e i relativi settori di riferimento – comprese le contaminazioni culturali che li riguardano – sono diventati di dominio comune.

Per questo, nel 2022, il progetto #6MEMES ha raggiunto il suo traguardo e salutato i lettori.

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Tommaso Maria è il nome di mio figlio. Oggi, all’uscita da scuola, siamo entrati in auto ed io, presa come sempre dai ritmi quotidiani, ho acceso il motore per portarmi all’altro capo della città e recuperare la collega di studio che in bici era stata colta dalla pioggia.
Ad un tratto il piccolo mi ha detto:

“Sai mamma, la composizione dell’aria è rimasta immutata per milioni di anni, ma con lo sviluppo industriale e l’urbanizzazione è cominciato il suo progressivo inquinamento, ovvero la presenza di sostanze che modificano la sua composizione e il suo equilibrio dinamico”.

Ho fermato l’auto e spento il motore. Tommaso ha proseguito leggendomi la ricerca che avevano fatto a scuola.

E tu cosa fai (per prevenire e ridurre l’inquinamento dell’aria?).

Queste sostanze causano, nel breve o nel lungo periodo, su scala locale o su scala globale, effetti dannosi per l’uomo e per il mondo animale e vegetale. Gli inquinanti vengono classificati in:

  1. inquinanti di origine “antropica”, in quanto derivano dall’attività dell’uomo;
  2. inquinanti di origine naturale, derivanti, ad esempio, dalle eruzioni vulcaniche.

L’inquinamento di origine antropica è generato da:

  • grandi sorgenti fisse come le industrie;
  • sorgenti fisse di piccole dimensioni, come gli impianti di riscaldamento;
  • sorgenti mobili quali il traffico dei veicoli.

Tuttavia, dopo un periodo più o meno lungo di permanenza nell’atmosfera, la natura riesce a rimuoverne una determinata quantità. Per citare un esempio, l’anidride carbonica, prodotta dalla combustione di combustibili fossili e dalla respirazione degli organismi viventi animali e vegetali, viene in parte assorbita dalla vegetazione con la fotosintesi, e anche neutralizzata in grande quantità dalle acque del mare, che sono in grado di fissarla attraverso il fitoplacton e di stabilizzarla sotto forma di rocce sedimentarie carbonatiche. Parliamo di equilibrio dinamico, la cui stabilità dipende dalla capacità di questi processi di “autodepurazione” di neutralizzare, o almeno limitare, gli effetti negativi delle attività umane. Il problema nasce quando le quantità di inquinanti emessi nell’atmosfera superano la sua capacità di “autodepurazione”, aumentano la loro concentrazione nell’aria e raggiungono limiti dannosi per l’uomo e per la natura. In questo caso il modello di sviluppo dell’uomo e di un paese può divenire non più “sostenibile” nel lungo periodo.

Preoccupata per l’assottigliamento della fascia di ozono stratosferico e per i cambiamenti climatici che ostacolano lo sviluppo di vaste regioni della Terra, la comunità internazionale ha adottato, nel corso degli anni, una serie di provvedimenti per la tutela dell’atmosfera:


Il Protocollo di Montreal, adottato nel 1987, ha avviato una strategia globale per la protezione della fascia di ozono: ai Paesi industrializzati, e dal 2004 anche ai Paesi in via di sviluppo, è vietata la produzione e il consumo delle sostanze ritenute responsabili della distruzione dell’ozono stratosferico.

Un passaggio indubbiamente significativo nella risposta ai cambiamenti climatici fu l’adozione dell’ormai noto Protocollo di Kyoto, adottato formalmente nel 1997, ed entrato in vigore nel 2005, anche se mai ratificato dagli Stati Uniti, il principale emettitore fra i paesi industrializzati. Il Protocollo di Kyoto impegna legalmente i paesi sviluppati a specifici obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas ritenuti responsabili dell’effetto serra.


La maggior parte delle nostre città è interessata dal problema dell’inquinamento dell’aria. Lo confermano le centraline che misurano le concentrazioni degli inquinanti ma, anche se le stazioni di monitoraggio non sono presenti, a volte qualche fastidio o difficoltà nel respirare ci fa pensare che la qualità dell’aria non sia buona. Il traffico urbano è oggi la principale fonte di inquinamento atmosferico di tutte le città. A questo si aggiungono le emissioni degli impianti di riscaldamento durante l’inverno. Le sostanze inquinanti sono causate dalla combustione che avviene nei motori degli autoveicoli e negli impianti termici. Tra tutti gli inquinanti prodotti, le polveri sottili rappresentano il maggior problema per le nostre città. Infatti, in molte città italiane, il particolato sospeso con diametro inferiore a 10 micron, detto PM10, supera sempre più spesso le soglie di concentrazione indicate dalla normativa.

Per cercare di ridurre la concentrazione di PM10, le amministrazioni pubbliche prendono provvedimenti quali:

  1. la circolazione a targhe alterne,
  2. i blocchi del traffico,
  3. la creazione di zone chiuse al traffico dei veicoli più inquinanti.

Questi provvedimenti, però, non bastano ad abbattere l’inquinamento urbano, perché spesso si tratta di misure solo temporanee, come le domeniche senza auto. Per ridurre sensibilmente l’inquinamento urbano sono necessari cambiamenti nei comportamenti di ognuno di noi. Esistono le cosiddette buone pratiche per ridurre l’inquinamento delle nostre città:

  • limitare il più possibile l’uso dell’auto privata privilegiando altri mezzi di trasporto. 
  • Guidare a velocità moderata così producendo meno sostanze inquinanti e risparmiando.
  • Non parcheggiare in modo da intralciare il traffico.
  • Ove possibile, non sostare con il motore acceso e spegnere il motore quando si è fermi in coda per lungo tempo.
  • Controllare periodicamente il motore e lo scarico delle proprie vetture.
    Utilizzare i mezzi pubblici, la bicicletta e i piedi.
  • Se proprio bisogna usare l’auto, cerca di viaggiare con più passeggeri e organizzarsi per fare car pooling.
    Acquistare casomai un’automobile ecologica.
  • Insieme ad altri cittadini chiedere alle amministrazioni locali di realizzare piste ciclabili, pedonali o zone pedonali e a traffico limitato.

Le organizzazioni internazionali, i governi nazionali e le imprese possono impegnarsi nella riduzione delle emissioni inquinanti e di “gas serra” adottando politiche ambientali specifiche. In molti paesi si sono già ottenuti dei buoni risultati e le imprese prestano particolare attenzione nel ridurre sempre più le emissioni in aria di inquinanti.

Anche ciascuno di noi, singolarmente, può dare il proprio contributo adottando quotidianamente alcune buone pratiche! La qualità dell’aria che respiriamo dipende da tutti noi: con piccole attenzioni quotidiane, ognuno di noi può contribuire a ridurre le emissioni di inquinanti nell’aria, e non solo: anche il nostro portafoglio ne trarrà beneficio.

Uno spot recitava:” Più fresco tu, più fresca la Terra”. In inverno, se si abbassasse la temperatura media delle aule di un solo grado centigrado, si potrebbe risparmiare il 7% delle emissioni di CO2 della scuola. Inoltre, l’utilizzo di materiali isolanti per le finestre, tetti e muri permette di ridurre i consumi per il riscaldamento e quindi di risparmiare energia. La manutenzione ordinaria delle caldaie e degli impianti di riscaldamento e il controllo dei fumi sono periodicamente necessari per ridurre le emissioni degli impianti termici. Infine, la metanizzazione degli impianti, l’utilizzo di pannelli solari e fotovoltaici ed il risparmio energetico in genere contribuiscono a limitare le emissioni da impianti termici. E così via…La carta poi è sempre giovane! Anche riciclando la carta possiamo diminuire l’emissione di gas pericolosi. Per produrre la carta occorre energia, si abbattono gli alberi e vengono utilizzati prodotti chimici, come leganti, sbiancanti e solventi, che producono inquinamento atmosferico.

Tu cosa puoi fare per prevenire e ridurre l’inquinamento dell’aria e contrastare l’effetto serra antropico? Parola d’ordine: scegliere, differenziare e riciclare. Lo smaltimento dei rifiuti emette in atmosfera una grande quantità di gas pericolosi. Per esempio, per ogni chilogrammo di rifiuto organico si producono 0,31 kg di metano, un pericoloso gas serra. Scegliamo i prodotti confezionati con imballaggi riciclabili.”

L’elogio della legge – 1. Norme in materia di controllo dell’inquinamento atmosferico.

Solo per dare un seguito tecnico all’elogio della legge: la norma quadro in materia di controllo dell’inquinamento atmosferico è rappresentata dal Decreto Legislativo n. 155/2010 che contiene le definizioni di valore limite, valore obiettivo, soglia di informazione e di allarme, livelli critici, obiettivi a lungo termine e valori obiettivo. Il Decreto individua l’elenco degli inquinanti per i quali è obbligatorio il monitoraggio e stabilisce le modalità della trasmissione e i contenuti delle informazioni sullo stato della qualità dell’aria, da inviare al Ministero dell’Ambiente.

Il provvedimento individua nelle Regioni le autorità competenti per effettuare la valutazione della qualità dell’aria e per la redazione dei Piani di Risanamento della qualità dell’aria nelle aree nelle quali sono stati superati i valori limite. Sono stabilite anche le modalità per la realizzazione o l’adeguamento delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria.

Di recente sono stati emanati:

Il DM Ambiente 29 novembre 2012, che, in attuazione del Decreto Legislativo n.155/2010,  individua le stazioni speciali di misurazione della qualità dell’aria,
il Decreto Legislativo n.250/2012, che modifica ed integra il Decreto Legislativo n.155/2010, definendo anche il metodo di riferimento per la misurazione dei composti organici volatili,
il DM Ambiente 22 febbraio 2013che stabilisce il formato per la trasmissione del progetto di adeguamento della rete di monitoraggio,
il DM Ambiente 13 marzo 2013che individua le stazioni per le quali deve essere calcolato l’indice di esposizione media per il PM2,5.

Inoltre:

Il DM 5 maggio 2015 stabilisce i metodi di valutazione delle stazioni di misurazione della qualità dell’aria di cui all’articolo 6 del Decreto Legislativo n.155/2010;
il DM 26 gennaio 2017 modifica ulteriormente il Decreto Legislativo n.155/2010, recependo i contenuti della Direttiva 1480/2015 in materia di metodi di riferimento per la determinazione degli inquinanti, procedure per la garanzia di qualità per le reti e la comunicazione dei dati rilevati e in materia di scelta e documentazione dei siti di monitoraggio.

L’elogio della Legge – 2. Norme in materia di prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera.

La norma quadro in materia di prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera è costituita dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, parte Vche si applica a tutti gli impianti (compresi quelli civili) ed alle attività che producono emissioni in atmosfera stabilendo valori di emissione, prescrizioni,  metodi di campionamento e analisi delle emissioni oltre che i criteri per la valutazione della conformità dei valori misurati ai limiti di legge.
Il Decreto è stato aggiornato dal D.Lgs. n.128/2010. Di recente il D.Lgs. n.152/2006 ha subito ulteriori modifiche a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 4 marzo 2014, n. 46 , che oltre a modificarne le Parti II, III, IV e V, ha assorbito ed integrato i contenuti del D.Lgs. 11 maggio 2005, n. 33 sull’incenerimento e coincenerimento dei rifiuti. Quest’ultimo decreto sarà abrogato a partire dal 1° gennaio 2016.

Per gli impianti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA) vale quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006 (parte II) che ha ripreso, in toto, i contenuti del D.Lgs. 18 febbraio 2005, n. 59 (già abrogato dal D.Lgs. 128/2010).

Inoltre:

Il 13 marzo 2013 è stato emanato il DPR n. 59/2013 che, oltre a regolamentare e semplificare gli adempimenti in materia di autorizzazione unica ambientale per gli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, obbliga gli stabilimenti, in cui sono presenti attività ad emissioni scarsamente rilevanti, all’adozione delle autorizzazioni di carattere generale riportate in Allegato I al  DPR n. 59/2013 stesso.
Il 16 aprile 2013 è stato emanato anche il DPR n.74/2013ovvero il Regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari.
Per quanto attiene il contenimento delle emissioni e dei gas ad effetto serra, il D. Lgs n. 171 del 21 maggio 2004 (attuazione della Direttiva 2001/81/CE), stabilisce i limiti nazionali di emissione di SO2, NOX, COV, NH3, che dovevano essere raggiunti entro il 2010.
La Direttiva 2001/81/CE sarà in vigore fino al 1° luglio 2018, data entro la quale il Governo Italiano dovrà recepire la nuova Direttiva n. 2284 del 14 dicembre 2016 concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici. Quest’ultima stabilisce i nuovi impegni nazionali di riduzione delle emissioni di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (COVNM), ammoniaca (NH3) e particolato fine (PM2,5).


Bene, ora andiamo a prendere la collega all’altro capo della città perché sta piovendo. E poi, da domani, tutti in bici sulle piste ciclabili parmigiane a prendere una boccata di aria fresca.